«Siamo al punto: dopo aver praticamente chiuso il parlamento, dopo aver ridotto il Consiglio dei ministri a un comitato di affari del presidente del Consiglio, ecco che Berlusconi annuncia la sospensione dei diritti costituzionali. Perché è questo il significato dell'attacco alle istituzioni di garanzia». Stefano Rodotà commenta con preoccupazione le parole di ieri di Silvio Berlusconi. E aggiunge: «Qualcuno mi aveva detto che ero stato eccessivo a scrivere che in Italia c'era il rischio dell'estinzione dello stato costituzionale di diritto ma è esattamente quello che sta succedendo. Nella cultura di Berlusconi non c'è la democrazia. È un padrone delle ferriere con l'attitudine a identificare l'interesse generale con il suo interesse personale».
L'interesse e la volontà generale, spiega Berlusconi, si è manifestato al momento del voto. Bisogna lasciarlo governare.
Il voto popolare non scioglie dall'osservanza dalle leggi. È un postulato elementare dello stato di diritto. Viceversa dobbiamo parlare di stato monarchico o assoluto che evidentemente è quello che ha in testa Berlusconi quando propone le riforme istituzionali. Dunque stiamo attenti. Per il cavaliere i poteri indipendenti non esistono. Sono automaticamente opposizione. Ossessivamente comunisti. E così la corte Costituzionale diventa un partito della sinistra ma Berlusconi neanche sa qual è la provenienza dei giudici costituzionali, se lo sapesse non parlerebbe così. Il discorso di ieri è chiarissimo: o si sta con chi ha vinto le elezioni ed è in testa nei sondaggi oppure si sta fuori. Ecco perché dice che è finita l'epoca della ipocrisia: è partito all'assalto delle istituzioni d garanzia.
Lei vede un salto di qualità in questi attacchi? Siamo al punto di non ritorno?
C'è un effetto reiterazione, questo è innegabile. Gli attacchi ci sono già stati, giusto un anno fa Berlusconi lanciò il suo affondo contro il capo dello stato a proposito del decreto per Eluana Englaro. Questa da una parte è la conferma di un atteggiamento consolidato ma dall'altra è il segnale gravissimo di una escalation che non si vuole in nessun modo arrestare. E così ieri, dopo aver detto mille volte che non si deve denigrare il nostro paese, in una sede istituzionale all'estero ha denigrato le massime istituzioni di garanzia del paese, il presidente della Repubblica e la Consulta.
Ma quest'ultimo affondo lo ha travestito da difesa del parlamento. Lì si fanno le leggi - ha detto - e i giudici della Consulta si mettono di traverso.
La risposta è molto semplice. Giudicare le leggi è il mestiere della corte Costituzionale. Se non lo facesse tradirebbe la sua missione. Diciamo pure che la Consulta si muove sempre con grandissima prudenza e se stanno crescendo le sue occasioni di intervento è perché c'è un'escalation nel mettere da parte la Costituzione. Non è la Corte che va sopra le righe ma il parlamento che sta uscendo dal circuito costituzionale corretto.
Di fronte a una situazione del genere la Costituzione prevede qualche rimedio o garanzia?
No, non ce ne sono perché la Costituzione è stata scritta da persone che avevano la democrazia nel sangue. Mentre adesso assistiamo a un'estraneità totale alla dimensione costituzionale. Se Berlusconi avesse il minimo senso della legalità costituzionale non direbbe queste cose.
E dunque che fare?
In questo momento tutti coloro che hanno un qualsiasi ruolo all'interno delle istituzioni devono prendere una posizione esplicita e pubblica per misurare la distanza tra chi ritiene che le istituzioni siano questo e chi ancora crede che le istituzioni siano il cuore della democrazia. E soprattutto, lo dico senza mezzi termini, con Berlusconi che segue questa linea devastante di politica istituzionale non si può avere nessun dialogo. Serve un cordone sanitario, fino a oggi l'atteggiamento del cavaliere e dei suoi pasdaran è stato troppo sottovalutato. Pensi alla discussione che si fa ogni volta che viene presentata una nuova legge, è davvero un fatto inedito. La prima preoccupazione è: «Napolitano la firmerà?». E la seconda: «Supererà l'ostacolo della Consulta?». Non c'è prova migliore di quanto il riferimento alla Costituzione sia ormai fuori dalla logica parlamentare. La maggioranza è un gruppo politico che come il capo Berlusconi ha da tempo deciso di vivere ai margini della legalità costituzionale. Non parlo di un rischio, parlo di quello che è già avvenuto.
di Stefano Rodotà da Micromedia
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