Anche in Europa fanno fatica a capire questa destra italiana, così rumorosa, gaglioffa, grossolana perfino nel proprio repertorio semantico, questa destra che con Berlusconi si picca d'una sua scapigliata modernità e poi inciampa nella solita saga di nostalgie, fascismi e saluti al duce. Hans Pottering, l'inamidato presidente del Parlamento di europeo, ha dichiarato che fascisti nel Partito popolare europeo non ne vuole. L'ha ripetuto Jean Claude Junker, presidente dell'Eurogruppo e primo ministro del Lussemburgo: «Chi è questo questo Ciarrapico? Non lo conosco. Ma se si dice fascista, stia lontano dal Ppe».
Verrebbe voglia di tranquillizzarli, Pottering e Junker: Ciarrapico non è un fascista. È un furbo. Uno che fa soldi: tanti. Uno che sa stare al mondo. Uno che a Roma possiede giornali e cliniche («Mille posti letto c'ho!») e che dunque, a convenienza, va a celebrare anche le giunte di centrosinistra, in prima fila ad applaudire il sindaco, a far gli occhi dolci ai suoi assessori, a ricamare veleni contro quell'abatino di Gianfranco Fini... Più che Mussolini, Ciarrapico ricorda Sbardella, la vecchia destra democristiana svelta di mano, avida e impunita.
Ciarrapico, ha spiegato in questi giorni Berlusconi, è solo uno dei suoi mille candidati eleggibili. In realtà rappresenta il distillato più fedele di ciò che per il Pdl è ormai la politica: una scorciatoia, un conflitto d'interessi permanente, la sgrammaticata furbizia di sorrisi e pacche sulle spalle, le battute sprezzanti, il senso cupo e malato degli affari, l'impunità come un'aura felice. Il fascismo, a modo suo, è stato politica, nel senso che era un'idea perversa e assoluta del governo e del paese. Ciarrapico e Berlusconi sono la metastasi della politica, la convenienza di alleanze fatte e sfatte solo in funzione d'un voto in più. Ce lo siamo dimenticati il discorso di Berlusconi alla convention di Storace? Le stilettate a Fini e i sorrisi spalmati sulla destra dura e pura? Acqua fresca, cose d'altri tempi. E i tempi della politica, per Berlusconi, sono attimi, istanti, memorie volatili, contrattini firmati in tivvù, tanto le parole per spiegare si trovano sempre.
Pottering e Junker fanno bene a non voler fascisti a casa loro. Ma farebbero meglio a chiedere che personaggi come Ciarrapico fossero risparmiati al Ppe per la fedina nera più che per la camicia nera. Magari per quei suoi quattro processi conclusi con altrettante condanne passate in giudicato, dalla bancarotta fraudolenta alla ricettazione fallimentare, dallo sfruttamento minorile alla truffa aggravata. O magari per gli interessi in conflitto permanente d'un signore che vuol fare al tempo stesso l'editore e il senatore, il padrone e il legislatore, il fascista e il democristiano... Farebbero bene, Pottering e Junker, loro che rappresentano una grande famiglia politica di ispirazione cristiana, a prendere alla lettera le cose che scrive il giornale Famiglia Cristiana. E a far sapere agli amici italiani che, assieme ai fascisti alla Ciarrapico, nel Ppe non dovrebbero trovare spazio nemmeno gli amici dei mafiosi come Cuffaro. Farebbero bene a ragionare su quel loro amico e alleato Berlusconi, che al gruppo parlamentare dei popolari ha portato in dote decine di parlamentari europei ma anche il concreto disprezzo per tutto ciò che può apparire, in termini politici, come il senso compiuto di un'identità, d'una idea coerente, d'un progetto plausibile.
Il fascismo declamato da Ciarrapico è inoffensivo. I suoi interessi negli affari romani lo sono molto meno. Ma è questo il limite vero dello sdegno dei popolari europei: s'infiammano per qualche istrionismo che al massimo produce ilarità. E fingono di non accorgersi che Berlusconi ha ridotto il centrodestra italiano a una parodia della politica. Sarà pur vero, come diceva ieri D'Alema, che Berlusconi ha candidato più fascisti di Storace. A noi, tra i candidati del Pdl, più dei fascisti mettono ansia i dipendenti di Berlusconi, lo stuolo di commercialisti e avvocati che ha spedito per farsene rappresentare alla Camera e al Senato. Gente cocciuta, quella: non sarà la scomunica di Pottering a fermarli.
Verrebbe voglia di tranquillizzarli, Pottering e Junker: Ciarrapico non è un fascista. È un furbo. Uno che fa soldi: tanti. Uno che sa stare al mondo. Uno che a Roma possiede giornali e cliniche («Mille posti letto c'ho!») e che dunque, a convenienza, va a celebrare anche le giunte di centrosinistra, in prima fila ad applaudire il sindaco, a far gli occhi dolci ai suoi assessori, a ricamare veleni contro quell'abatino di Gianfranco Fini... Più che Mussolini, Ciarrapico ricorda Sbardella, la vecchia destra democristiana svelta di mano, avida e impunita.
Ciarrapico, ha spiegato in questi giorni Berlusconi, è solo uno dei suoi mille candidati eleggibili. In realtà rappresenta il distillato più fedele di ciò che per il Pdl è ormai la politica: una scorciatoia, un conflitto d'interessi permanente, la sgrammaticata furbizia di sorrisi e pacche sulle spalle, le battute sprezzanti, il senso cupo e malato degli affari, l'impunità come un'aura felice. Il fascismo, a modo suo, è stato politica, nel senso che era un'idea perversa e assoluta del governo e del paese. Ciarrapico e Berlusconi sono la metastasi della politica, la convenienza di alleanze fatte e sfatte solo in funzione d'un voto in più. Ce lo siamo dimenticati il discorso di Berlusconi alla convention di Storace? Le stilettate a Fini e i sorrisi spalmati sulla destra dura e pura? Acqua fresca, cose d'altri tempi. E i tempi della politica, per Berlusconi, sono attimi, istanti, memorie volatili, contrattini firmati in tivvù, tanto le parole per spiegare si trovano sempre.
Pottering e Junker fanno bene a non voler fascisti a casa loro. Ma farebbero meglio a chiedere che personaggi come Ciarrapico fossero risparmiati al Ppe per la fedina nera più che per la camicia nera. Magari per quei suoi quattro processi conclusi con altrettante condanne passate in giudicato, dalla bancarotta fraudolenta alla ricettazione fallimentare, dallo sfruttamento minorile alla truffa aggravata. O magari per gli interessi in conflitto permanente d'un signore che vuol fare al tempo stesso l'editore e il senatore, il padrone e il legislatore, il fascista e il democristiano... Farebbero bene, Pottering e Junker, loro che rappresentano una grande famiglia politica di ispirazione cristiana, a prendere alla lettera le cose che scrive il giornale Famiglia Cristiana. E a far sapere agli amici italiani che, assieme ai fascisti alla Ciarrapico, nel Ppe non dovrebbero trovare spazio nemmeno gli amici dei mafiosi come Cuffaro. Farebbero bene a ragionare su quel loro amico e alleato Berlusconi, che al gruppo parlamentare dei popolari ha portato in dote decine di parlamentari europei ma anche il concreto disprezzo per tutto ciò che può apparire, in termini politici, come il senso compiuto di un'identità, d'una idea coerente, d'un progetto plausibile.
Il fascismo declamato da Ciarrapico è inoffensivo. I suoi interessi negli affari romani lo sono molto meno. Ma è questo il limite vero dello sdegno dei popolari europei: s'infiammano per qualche istrionismo che al massimo produce ilarità. E fingono di non accorgersi che Berlusconi ha ridotto il centrodestra italiano a una parodia della politica. Sarà pur vero, come diceva ieri D'Alema, che Berlusconi ha candidato più fascisti di Storace. A noi, tra i candidati del Pdl, più dei fascisti mettono ansia i dipendenti di Berlusconi, lo stuolo di commercialisti e avvocati che ha spedito per farsene rappresentare alla Camera e al Senato. Gente cocciuta, quella: non sarà la scomunica di Pottering a fermarli.
di Claudio Fava da Il Manifesto del 14 marzo 2008
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