ROMA - L´ira di Fabio Mussi. «Un´intervista inaudita. Franceschini prova forse a prenderci per i fondelli?».
Ha lanciato un appello agli elettori della sinistra.
«No, è un vero e proprio ricatto elettorale. Prima il Pd ci scarica e ora, in extremis, di fronte ad una possibile, probabile sconfitta ecco che mette le mani avanti e si prepara ad addossarci la responsabilità del flop. Se Berlusconi vince, è colpa della sinistra che non vota Veltroni. Ma per favore. Io allora l´accusa la rovescio per intero».
In che modo, ministro?
«Mon ami, Ralph Nader c´est vous, siete voi del Pd. Mica Bertinotti».
Tesi piuttosto ardita. Va spiegata.
«La competizione si sta giocando esattamente con le regole che il Pd ha voluto, le squadre si affrontano con lo schema perseguito ostinatamente da Veltroni: la competizione con Berlusconi senza la sinistra. Non l´abbiamo certo voluta noi la fine del centrosinistra».
Ma anche per Rifondazione e la sinistra, dopo il governo Prodi, la fase dell´Unione era chiusa.
«Con i miei amici della Sinistra arcobaleno ho insistito molto, all´indomani della crisi di governo, per un incontro con Veltroni, per capire che margini c´erano. Noi la mossa l´abbiamo fatta ma dall´altra parte abbiamo trovato un muro. Il leader del Pd, alla fine, fece filtrare l´idea di una separazione consensuale. Ma quando mai: la scelta fu loro. Al diavolo la sinistra. Però stranamente in certi casi i voti della sinistra non olent, non puzzano».
Quando?
«Al comune di Roma, alle regionali in Sicilia, in centinaia di comuni in tutta Italia, dove il Pd si presenta insieme a noi».
La partita fra Veltroni e Berlusconi non si gioca sul filo dei voti?
«Non credo, ma ammesso e non concesso l´uscita di Franceschini è anche tecnicamente sbagliata: al Senato la Sinistra toglierà più seggi al Pdl che al Pd. Conti alla mano. Una ragione in più per impegnarsi al massimo, ovunque, a superare lo sbarramento dell´otto per cento. Scaricare su di noi è troppo facile e comodo, sia in chiave pre-elettorale ma anche post-elettorale...».
Allude ad una resa dei conti all´interno del Pd, in caso di sconfitta?
«Non metto bocca, le dinamiche interne del Pd sono cose che non mi riguardano più. Certo che a rovesciare su di noi i problemi loro, sono piuttosto abituati. Come per i 20 mesi di governo. Avevano 20 ministri su 25, il presidente del Consiglio, due vicepremier. Molti onori e molti oneri. Invece, se a Palazzo Chigi le cose non hanno funzionato, di chi è la colpa? Ma è ovvio: del ministro Mussi, di Ferrero, di Pecoraro. Ma ci sarà in quel partito qualcuno che si assume una responsabilità, "adsum qui feci", come citava spesso Alessandro Natta? Comunque, nelle parole di Franceschini c´è qualcosa di ancora più inquietante, che mi fa rizzare i capelli».
Addirittura?
«Il presidenzialismo di fatto, che si realizzerebbe nel nostro paese con la vittoria di Veltroni o di Berlusconi, al tempo stesso premier, segretario di partito e capo della maggioranza parlamentare. Vorrei ricordare a Franceschini che l´Italia è un regime parlamentare. E che meno di due anni fa abbiamo chiamato il popolo italiano ad un referendum per bocciare la riforma costituzionale della destra, a forte impalcatura presidenzialista. Adesso il vicesegretario pd ci propina l´elogio di tutti i poteri al leader. Ce lo dica: si preparano a ripresentare insieme a Berlusconi quella stessa controriforma bocciata dagli italiani?».
Appello al voto pro-Veltroni rispedito al mittente.
«Di più. Lo faccio io un appello, al vecchio elettorato dei Ds. Date un voto che garantisca le persone che si sentono di sinistra, fate in modo che siano rappresentate, e perché in futuro si possa tenere aperta una prospettiva di governo di centrosinistra. Influendo sulla politica del Pd».
di Umberto Rosso da la Repubblica del 7 aprile 2008
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