martedì 22 aprile 2008

La sinistra rinasce se socialista ed europea

Massimo Luigi Salvadori è professore emerito dell’Università di Torino, chi segue i suoi interventi sa bene come abbia più volte paventato il rischio d’isolamento della sinistra, ed oggi che i dati essenziali delle recenti elezioni sono sotto gli occhi di tutti, ovvero sia un successo di Berlusconi e alleati che è andato al di là di ogni previsione; all’interno di questo una forte affermazione della Lega che costituisce la sorpresa maggiore; uno scacco del Partito democratico che non si è neppure avvicinato allo schieramento avversario; un fallimento devastante del Partito socialista da un lato e dall’altro della Sinistra Arcobaleno risultati addirittura esclusi dal Parlamento, qual è il primo commento, e come va giudicato lo scacco subito dal Partito democratico?

Il Pd non solo non ha vinto la contesa, ma nel tipo di consenso che ha avuto, non ha ottenuto quella penetrazione nell’elettorato di centro che costituiva un fine essenziale della sua strategia; ha raggiunto una percentuale che non supera significativamente quella in precedenza derivante dalla somma dei consensi ottenuti dai partiti che si sono fusi o alleati con esso; mentre ha puntato ridurre ai minimi termini sia i socialisti sia la Sinistra Arcobaleno, ha pescato nel potenziale bacino elettorale di questi ultimi il voto di molti che, presi nella morsa Veltroni o Berlusconi, hanno obtorto collo optato per il primo. Il risultato è che il Partito democratico non ha sfondato al centro secondo quella che costituiva una sua direttiva strategica essenziale e ha contribuito in maniera determinante a far restare fuori dal Parlamento Socialisti e Arcobaleno.

Vi è allora una responsabilità del Pd per lo svuotamento della sinistra?
E’ del tutto fuorviante addossare il fallimento del Partito Socialista e della Sinistra Arcobaleno a Veltroni, il quale, comunque la si giudichi, ha fatto la sua politica, rendendo esplicito prima del voto che il Partito democratico non intendeva stringere rapporti con l’uno e con l’altro. Questo fallimento ha radici lontane, non contingenti. Le elezioni fatte con la vigente legge elettorale hanno fatto unicamente precipitare due crisi profonde. A mio avviso la sconfitta è meritata. La tardiva costituente socialista non aveva rinnovato pressoché niente; e un Partito socialista che ha condotto la sua campagna battendo prevalentemente il tasto – di per sé giustissimo e della massima importanza – della difesa della laicità dello Stato senza dire se non poche parole generiche in materia di politica sociale ha vanificato in partenza il suo messaggio. Dal canto suo, anche l’unione sfociata nella Sinistra Arcobaleno ha avuto il carattere di un tentativo di rinnovamento della penultima ora, che non ha convinto e fatto presa, come si è visto, in primo luogo sugli operai. I rinnovamenti affrettati, poco chiari nelle indicazioni e nelle prospettive condotti da un personale dirigente troppo composito nelle sue componenti e nella sua cultura politica risultano sospetti per loro natura e poco credibili.


Ma allora quale futuro per una sinistra in Italia?

Sono d’accordo con chi afferma che la sinistra in Italia non deve morire e ritrovare uno spazio significativo. Non essere in Parlamento è grave, ma non una tragedia irrimediabile. Ma, quando si vede che, già il giorno dopo una tale sconfitta, nella Sinistra Arcobaleno vi è chi denuncia l’errore di non aver agitato, a incominciare dalle schede, falce e martello e intende rifondare nuovamente ciò che era già stato rifondato; e che si minacciano ennesime scissioni, allora viene da pensare che la speranza abbia cessato di essere anche l’ultima dea. O la sinistra rinasce socialista europea, capace di un programma riformista incisivo, oppure, almeno questa è la mia convinzione, non rinascerà affatto. Resterà e sempre più diventerà una forza marginale che si è emarginata da sola.

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