domenica 17 maggio 2009

Il gene è diventato altruista

Neuroscienze - Le immagini in diretta dei neuroni rivelano i segreti delle decisioni morali. I principi etici preesistono alle religioni, come un circuito innato, simile a quello del linguaggio. Altro che egoismo, siamo programmati per collaborare e innamorarci. La " bontà " nasce dall'interazione tra la corteccia razionale e la sede delle emozioni.

Il bello degli scienziati è che sono le uniche persone disposte a cambiare idea. Ma è ancora più straordinario che molti test sostengano quello che quasi tutti ritengono irrealistico : gli umani sono fondamentalmente buoni. Siamo stati programmati per collaborare, aiutarci anziché farci fuori, costruire gruppi sociali stabili e perfino innamorarci. Merito dell'evoluzione, la scoperta che rovina il sonno a tanti uomini e donne di fede che bollano Darwin come un'anima perduta.
Di sorpresa in sorpresa, la scienza mette il naso nella filosofia, nell'etica e nella religione e costruisce una provocatoria immagine dell'essere umano, buttando all'aria alcune migliaia di anni di meditazioni tutt'altro che scontate. E lo fa rimettendo in gioco anche le proprie interpretazioni. Tra gli anni 70 e poco tempo fa, seguiva il " mainstream " del biologo evoluzionista Richard Dawkins ( ancora evoluzionismo ! ) e sosteneva che gli organismi - noi compresi - sono preda del cosidetto " gene egoista ". La sua frase preferita diceva " La qualità predominante di un gene che ha successo è l'egoismo senza scrupoli. E' questo gene alla base della cattiveria nei comportamenti individuali ".
Oggi non è più così. Le tecnologie di ultima generazione che osservano il funzionamento del cervello in diretta, insieme con l'esplosione delle neuroscienze che si divertono a sezionarne aspetti e abilità sempre più specifici, sostengono l'opposto : i principi etici, invece che un prodotto delle religioni, preesistono a queste , come un circuito innato, parallelo al " software " del linguaggio ( teorizzato dal prof. del Mit Noam Chomsky ). Una prova è il test di Marc Hauser, lo psicologo evoluzionista di Harward, che ha ideato la formula delle " menti morali " ( ecco di nuovo comparire Darwin ). Come una smentita postuma di Dawkins, la spiega così . " Mi vengono dati 10 dollari per fare un'offerta a un estraneo che non rivedrò mai piu. Dovrò consegnarli la cifra pattuita e tenermi il resto. Ma, se rifiuta, nessuno dei due avrà niente ".
Ed ecco l'ennesimo colpo di scena. " Da un punto di vista razionale, dovrei dare la cifra minima possibile. E invece la maggior parte delle "cavie " propone 5 dollari. E quando la cifra è decisamente inferiore, l'altro tende a dire no". E' una delle evidenze - sostiene Hauser - che la mente si è formata "con una serie di meccanismi regolatori in grado di bilanciare l'egocentrismo sfrenato ".
L'aspetto straordinario è che, al di là della statistica, è l' "imaging" dei neuroni a spiegare il segreto. Le decisioni "morali" - e lo confermano altri colleghi, a cominciare da Antonio Damasio, neuroscienziato alla University of Southern California - non sono prese solo dalla corteccia razionale, ma anche e inevitabilmente dal sistema limbico, sede delle emozioni. Ad attivarsi è un mix.
Significa che la sola ragione ci spinge alla rozza avidità alla Dawkins ( e all'estremo anche all'assassinio ). E' invece il sofisticato pacchetto apparentemente irrazionale - formato da 4 categorie di sentimenti, dalla rabbia fino alla compassione, secondo le ricerche dello psicologo Jonathan Haidt della University of Virginia - a trasformarci in benevole creature " pro-sociali". Per Steven Pinker, psicologo cognitivista di Harward, è tutto chiaro : " Si tratta di meccanismi adattativi per rendere possibile la cooperazione ".
E questa, di metamorfosi in metamorfosi, può sublimarsi in amore : osservando le interazioni dei neuroni, Semir Zeki, neurobiologo dello University College a Londra, si è convinto che l'elaborazione degli ideali - lungo un percorso cangiante che si muove dalla creazione artistica fino ai sentimenti, appunto - è l'inevitabile espressione del nostro modo di acquisire conoscenza, che può gestire enormi masse di dati solo attraverso la sintesi. Le neuroscienze, con lui, inaugurano l'era della neuroestetica e espandono il raggio della neuropsicologia. Siamo esseri sociali e , se non bastasse, ci vincola un'idea di amore romantico che è una costante universale, come confermano le frustranti confessioni dei poeti.
Sorpresa finale : che il gene si dimostri egoista o generoso - sottolinea Piergiorgio Strata, presidente dell'Istituto Nazionale di neuroscienze - la nostra libertà scorre entro limiti ristretti, geneticamente determinati. E' del Nobel della medicina Roger Sperry la crudele metafora della ruota : al pari dei nostri schemi mentali può correre o rallentare, ma è la sua geometria che si impone sempre sulle molecole, determinandone il comportamento.

di Gabriele Beccaria da La Stampa del 11 giugno 2008

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