Ottorino Bressanini ha dato le dimissioni dalla Giunta Provinciale. Questa volta un esponente dei DS ha dato le dimissioni, anziché iniziare minacciose inconcludenti manfrine che si sono ripetute così spesso in questa legislatura tanto da far ritenere a tutti che ormai, quando la delegazione DS protesta e minaccia non si tratti mai di un ultimatum, semmai di un penultimatum, che scompare entro i tempi di una verifica. Le dimissioni offrono lo spunto per una riflessione che è importante per i DS del Trentino, per cercare di trasformare questa situazione in una positiva opportunità per il partito, ma anche l’intera coalizione del centrosinistra. Non si pone il problema di rivincite, ma certo una forza politica indipendente e di solide tradizioni, come sono i DS, deve governare per i trentini tenendo conto delle aspettative dei suoi elettori. Il problema che ha posto Bressanini è inerente la rappresentanza, non la governabilità. La tenuta della coalizione a livello provinciale è sotto gli occhi di tutti è dovuta a Dellai. Il risultato elettorale gli ha consentito di formare una maggioranza, se non politica almeno numerica, a prescindere dal suo principale alleato, i DS. Il suo ruolo non può che riproporlo per la prossima legislatura come candidato, anche a sinistra, alla carica di Presidente della Provincia. L’occasione delle dimissioni, che spero rientrino per modifica del quorum nel senso richiesto dall’assessore dimissionario, però consente di chiarire talune situazioni oggi, per arginare l’offensiva del centro destra, e per affrontare il biennio che ci separa dalle elezioni con quello spirito unitario che costituisce il cemento indispensabile per vincere le elezioni del 2008. I DS stanno conducendo, a livello locale, un congresso per la formazione del Partito Democratico che sempre più assomiglia alla traversata del Titanic. L’unica cosa che ancora non si sa è quando troverà l’iceberg contro cui schiantarsi. Intanto, proprio come per il Titanic sul ponte l’orchestra suona: i congressi di base si chiudono con percentuali “bulgare” a favore del partito democratico, il gruppo dirigente ne è orgoglioso. Quel che forse non seguirà i piani previsti è che il finale di questo percorso, proprio come nel caso del Titanic, sia uno schianto, un’implosione politica. In sede locale la Margherita ha svolto il suo congresso decisa a procedere per la propria strada. Lunelli, il coordinatore, ha confinato ogni discussione sul partito democratico nei salotti buoni. I DS ora non possono più confondere la propria strategia con passaggi tattici quale a questo punto diventa il Partito Democratico in Trentino.
Il sussulto d’orgoglio di Bressanini credo possa giovare al partito se serve per ribadire a chiare lettere che per i DS non esistono alternative all’attuale centrosinistra, ma se affermano altrettanto chiaramente che la loro partecipazione al governo provinciale va vista all’interno di un’alleanza rispettosa del ruolo tutti i partecipanti e che trova la sua bussola, che è il motivo per stare insieme, nella taratura del programma di coalizione, non nell’affidamento plebiscitario al “principe”. Questa situazione richiede ai DS di fermare la nave del Partito democratico, rinsaldare la propria unità, interna e con il proprio elettorato, superare una pratica di sopravvivenza, parlare alla società e coinvolgerla, perché questo, ben prima che l’esistenza o meno dell’ambito della Rendeva, è il tema posto da Bressanini: la possibilità per i cittadini di esprimersi, la possibilità di ridar loro rappresentanza.
FERRUCCIO DEMADONNA - esponente della sinistra DS mozione Mussi
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