La pubblicità di iniziative socialiste imperversa. Vedo che è ritornato di moda anche Quarto Stato di Pelizza da Volpedo. Porto in tasca la tessera di mio padre del partito D’Azione, confluito poi nel PSI e morto lombardiano. Per tradizione familiare mi sono iscritto al PSI di Nenni nel 1957 e ne sono uscito il 3 Ottobre del 1981. Dopo due giorni, Natali, inventore del sistema ambrosiano delle tangenti, su ordine di Craxi, con un semplice telegramma, senza neanche ascoltare gli “ imputati”, per “attività frazionista” ha cacciato Tristano Codignola, Enriques Agnoletti, Franco Bassanini, Paolo Leon, Gianfranco Amendola, Renato Ballardini, Antonio Greppi e altri, tutti membri del comitato centrale. Craxi era furibondo perché pensava che avessimo “complottato” con il PCI e ci bollò con parole di fuoco:”piccoli trafficanti e girovaghi della politica”.
Giornali come Der Spiegel e le Monde attaccarono il segretario. Anche De Martino, Bobbio, Bocca, Giolitti, Arfè, Galli della Loggia, presero le nostre difese. Codignola, già vice segretario del partito, era il leader naturale del gruppo e con lui tentammo l’avventura della Lega de Socialisti, che ebbe fine con la morte di Pippo, il quale con una lettera all’amico missionario don Nesi, lasciò il suo testamento morale e politico. Prima di morire, lui laico e azionista, si era congedato dall’amico prete con queste parole “ Il degradare del far politica nella menzogna, nella clientela e nella corruttela non aveva più nulla di socialista, per quanto questa parola contenga impegni morali profondi”. La diaspora socialista dell’era Craxi iniziò da lì. Ora, con la proposta del partito democratico e la incapacità di Bertinotti e Diliberto di capire le “ dure repliche della storia” e trarne le conseguenze, si riaprono spiragli di speranze socialiste. D’altronde, non potrebbe essere diversamente per alcune ragioni:
essere post comunisti; dichiararsi eredi del craxismo; essere stati coinvolti direttamente o per interposti “ compagni” nelle vicende di tangentopoli. Se queste sono le credenziali, ogni tentativo di ricostruire una forza socialista degna di questo nome è destinato al fallimento. D’altronde, Boselli, De Michelis, Craxi e compagni, richiamando il pensiero del capo e accapigliandosi nel rivendicarne l’eredità, non sono riusciti ad andare oltre percentuali elettorali da prefisso telefonico. In più, avendo fatto credere che il PSI fosse stato fondato al Midas da Craxi, hanno contribuito a creare una sorta di allergia alla parola socialismo in tutte le persone per bene e potenziali militanti socialisti. Mussi e chiunque altro voglia creare una forza socialista, degna della migliore tradizione italiana ed europea, è avvertito: la storia delle persone e i loro comportamenti contano più delle parole e dei comizi.
di ELIO VELTRI
Giornali come Der Spiegel e le Monde attaccarono il segretario. Anche De Martino, Bobbio, Bocca, Giolitti, Arfè, Galli della Loggia, presero le nostre difese. Codignola, già vice segretario del partito, era il leader naturale del gruppo e con lui tentammo l’avventura della Lega de Socialisti, che ebbe fine con la morte di Pippo, il quale con una lettera all’amico missionario don Nesi, lasciò il suo testamento morale e politico. Prima di morire, lui laico e azionista, si era congedato dall’amico prete con queste parole “ Il degradare del far politica nella menzogna, nella clientela e nella corruttela non aveva più nulla di socialista, per quanto questa parola contenga impegni morali profondi”. La diaspora socialista dell’era Craxi iniziò da lì. Ora, con la proposta del partito democratico e la incapacità di Bertinotti e Diliberto di capire le “ dure repliche della storia” e trarne le conseguenze, si riaprono spiragli di speranze socialiste. D’altronde, non potrebbe essere diversamente per alcune ragioni:
- la sinistra collegata al socialismo europeo, non sempre condivisibile e non sempre all’altezza della sfida dei tempi, ma pur sempre erede dei partiti che nacquero alla fine dell’800, in Italia sparisce;
- la globalizzazione dell’economia legata al mercato imperante e senza regole, che marginalizza miliardi di persone, mettendole nel frullatore dei non aventi diritti, richiede più socialismo e non meno socialismo;
- in Italia c’è bisogno di socialismo etico che riprenda la grande e nobile tradizione del Gramsci vittima dello stalinismo, della rivoluzione liberale di Gobetti, del socialismo riformista di Turati e Matteotti, di Giustizia e Libertà e del socialismo liberale di Carlo Rosselli, di Salvemini, di Ernesto Rossi, e Sylos Labini.
essere post comunisti; dichiararsi eredi del craxismo; essere stati coinvolti direttamente o per interposti “ compagni” nelle vicende di tangentopoli. Se queste sono le credenziali, ogni tentativo di ricostruire una forza socialista degna di questo nome è destinato al fallimento. D’altronde, Boselli, De Michelis, Craxi e compagni, richiamando il pensiero del capo e accapigliandosi nel rivendicarne l’eredità, non sono riusciti ad andare oltre percentuali elettorali da prefisso telefonico. In più, avendo fatto credere che il PSI fosse stato fondato al Midas da Craxi, hanno contribuito a creare una sorta di allergia alla parola socialismo in tutte le persone per bene e potenziali militanti socialisti. Mussi e chiunque altro voglia creare una forza socialista, degna della migliore tradizione italiana ed europea, è avvertito: la storia delle persone e i loro comportamenti contano più delle parole e dei comizi.
di ELIO VELTRI
3 commenti:
non commento l'articolo che comunque trovo spieghi che quando non si sta sulla cresta dell'onda è difficle vedere lontano, ma a volte bisogna sapere attendere. volevo solo avvertire che su La 7
Mussi fa capire che la sua mozione ben difficilmente andrà al congresso di scioglimento dei DS ...
La trasmissione a cui fai riferimento credo sia "Otto e Mezzo".
La puntata dal titolo "La sinistra DS e la politica" con Fabio Mussi e Gavino Angius (con Miriam Mafai di Repubblica e Stefano Folli del Sole 24Ore) la potete vedere andando qui: mms://media.la7.it.edgestreams.net/
video/8emezzo/ottoemezzo_230307_300k.wmv
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