Siamo arrivati a un punto cruciale della storia di questo partito. La prospettiva è quella di un grande balzo. C'è chi sostiene sarà in avanti e chi indietro. Io credo sarà un balzo nel vuoto.
Non siamo ancora arrivati al congresso e già si è deciso cosa fare. Non si aspetta nessun esito, nessun verdetto. Verrebbe da chiedersi: che qualità della politica è mai questa? E' questa la prospettiva del PD? Un partito che si definisce democratico, dove in realtà la volontà del singolo iscritto che intenda veramente partecipare non viene rispettata. Possiamo davvero pensare a grandi soggetti collettivi, inventati per rigenerare il Paese, che nei momenti fondamentali dell'esercizio democratico producono primarie confermative a posteriori e accelerano per realizzare decisioni non ancora prese?
Negli ultimi suoi due congressi il partito dei DS non aveva per niente come piattaforma politica quella del PD, né a Pesaro nel 2001 né a Roma tre anni fa. Eppure nell'ultimo anno non si fa altro che dire che il PD è l'approdo naturale per i DS.
Qui non si discute sull'importanza dell'alleanza con la Margherita: strategica come lo sono tutte le alleanza con gli altri partiti dell'Unione.
Il problema è che un'alleanza politica non è un partito. Un partito deve rappresentare una tavola di valori e progetti comuni.
Questo fondamento nel PD verrebbe decisamente a mancare. Alcuni lo mascherano dietro la parola pluralismo, io invece credo sia un modo per descrivere un contenitore pieno di idee in contrasto tra loro, in sostanza vuoto.
Si vorrebbe che questo nuovo partito sia omogeneo al proprio interno. Ma quando si passerà dalle lodevoli intenzioni alla cruda realtà? Proprio in queste settimane, sulla laicità e sui diritti individuali della persona il futuro PD sta dimostrando quanto poco sia coeso.
Mozione Fassino, mozione Rutelli, Manifesto dei valori: sui punti nodali il semplice raffronto di questi tre documenti è tale da provocare un corto circuito politico. E' quindi evidente che, prima o poi, i nodi sono tutti destinati a venire al pettine.
A livello nazionale questi problemi si vogliono lasciare al dopo, attribuendo al Manifesto dei valori il ruolo di collante. Un lavoro pregevole, ma ricco di genericità e ovvietà. Se non si parte da qualche cosa di solido, il rischio è quello perdersi nella retorica della chiacchiera.
A livello internazionale quale sarà il suo posto in un mondo sempre più dominato da relazioni ed eventi sovranazionali? Si sente dire che il PD sarebbe una sorta di esperimento pilota da esportare nel resto d'Europa, ma non è forse il caso di fare l'operazione inversa, cioè di adeguare l'Italia agli altri stati del Vecchio Continente? Il PSE si è detto disponibile ad accogliere nuovi venuti, ma tutti i dirigenti della Margherita e la mozione congressuale unica di quel partito, dicono con chiarezza: "mai nel PSE".
Questo per quanto riguarda la situazione nazionale ed europea, ma a livello locale le cose non sono meglio. La Margherita trenina ha svolto il suo congresso decisa a procedere per la propria strada confinando ogni discussione sul PD nei salotti buoni. A questo punto la domanda più ovvia è la seguente: ma i DS con chi lo vogliono fare il PD?
La mozione promossa dal segretario Fassino chiama il congresso DS a consentire alla costituzione di un nuovo partito, “democratico”, ma non più “di sinistra”. Dobbiamo prepararci al fatto che la più importante forza della sinistra italiana rappresentata dai DS, sta per compiere una regressione politica e culturale impressionante. La realtà è che i DS non ci saranno più.
Lo scioglimento dei DS è del tutto immotivato. Il nuovo partito non garantirà, come vogliono i suoi sostenitori, una semplificazione della politica né un rinnovamento della classe dirigente. Infatti è tutto da dimostrare che, con il PD, la realtà politica italiana possa ricomporre i suoi frammenti, non basta semplicemente dirlo.
Questo PD è una operazione politica destinata al fallimento ma che purtroppo lascerà dietro di sé danni devastanti per il futuro della sinistra socialista e democratica, poiché non rafforzerà l'Unione, ma al contrario aprirà nuove tensioni al suo interno e ne cambierà gli equilibri politici destinati a spostarsi in senso centrista e moderato.
Per questo diventa prioritario superare le divisioni a sinistra che rappresentano uno dei fattori della crisi italiana. L’obiettivo è quello di una più grande e unitaria forza della sinistra di ispirazione socialista, ossia lo strumento della trasformazione economica e sociale, per noi e per le generazioni del futuro.
Questa situazione richiede ai DS di fermare il percorso di costituzione del PD e superare una pratica di sopravvivenza, ritrovando la propria unità interna e soprattutto con il proprio elettorato: ricominciare a coinvolgere la società dando la possibilità ai cittadini di esprimersi e essere rappresentati.
Fin'ora ho espresso tutti le motivazioni per cui sono contrario al progetto di costituzione di questo PD e per cui sostengo la mozione Mussi.
Ora dico anche quello che voglio. Voglio un partito di sinistra di ispirazione socialista che rinnovi i suoi rapporti con la società italiana, che rappresenti il lavoro, la cultura, l’ecologia, la scienza, l’impresa responsabile, che finalmente apra la porta al protagonismo femminile e conquisti i giovani.
Per questo la sinistra non può e non deve scomparire.
NICOLA PERONI
Non siamo ancora arrivati al congresso e già si è deciso cosa fare. Non si aspetta nessun esito, nessun verdetto. Verrebbe da chiedersi: che qualità della politica è mai questa? E' questa la prospettiva del PD? Un partito che si definisce democratico, dove in realtà la volontà del singolo iscritto che intenda veramente partecipare non viene rispettata. Possiamo davvero pensare a grandi soggetti collettivi, inventati per rigenerare il Paese, che nei momenti fondamentali dell'esercizio democratico producono primarie confermative a posteriori e accelerano per realizzare decisioni non ancora prese?
Negli ultimi suoi due congressi il partito dei DS non aveva per niente come piattaforma politica quella del PD, né a Pesaro nel 2001 né a Roma tre anni fa. Eppure nell'ultimo anno non si fa altro che dire che il PD è l'approdo naturale per i DS.
Qui non si discute sull'importanza dell'alleanza con la Margherita: strategica come lo sono tutte le alleanza con gli altri partiti dell'Unione.
Il problema è che un'alleanza politica non è un partito. Un partito deve rappresentare una tavola di valori e progetti comuni.
Questo fondamento nel PD verrebbe decisamente a mancare. Alcuni lo mascherano dietro la parola pluralismo, io invece credo sia un modo per descrivere un contenitore pieno di idee in contrasto tra loro, in sostanza vuoto.
Si vorrebbe che questo nuovo partito sia omogeneo al proprio interno. Ma quando si passerà dalle lodevoli intenzioni alla cruda realtà? Proprio in queste settimane, sulla laicità e sui diritti individuali della persona il futuro PD sta dimostrando quanto poco sia coeso.
Mozione Fassino, mozione Rutelli, Manifesto dei valori: sui punti nodali il semplice raffronto di questi tre documenti è tale da provocare un corto circuito politico. E' quindi evidente che, prima o poi, i nodi sono tutti destinati a venire al pettine.
A livello nazionale questi problemi si vogliono lasciare al dopo, attribuendo al Manifesto dei valori il ruolo di collante. Un lavoro pregevole, ma ricco di genericità e ovvietà. Se non si parte da qualche cosa di solido, il rischio è quello perdersi nella retorica della chiacchiera.
A livello internazionale quale sarà il suo posto in un mondo sempre più dominato da relazioni ed eventi sovranazionali? Si sente dire che il PD sarebbe una sorta di esperimento pilota da esportare nel resto d'Europa, ma non è forse il caso di fare l'operazione inversa, cioè di adeguare l'Italia agli altri stati del Vecchio Continente? Il PSE si è detto disponibile ad accogliere nuovi venuti, ma tutti i dirigenti della Margherita e la mozione congressuale unica di quel partito, dicono con chiarezza: "mai nel PSE".
Questo per quanto riguarda la situazione nazionale ed europea, ma a livello locale le cose non sono meglio. La Margherita trenina ha svolto il suo congresso decisa a procedere per la propria strada confinando ogni discussione sul PD nei salotti buoni. A questo punto la domanda più ovvia è la seguente: ma i DS con chi lo vogliono fare il PD?
La mozione promossa dal segretario Fassino chiama il congresso DS a consentire alla costituzione di un nuovo partito, “democratico”, ma non più “di sinistra”. Dobbiamo prepararci al fatto che la più importante forza della sinistra italiana rappresentata dai DS, sta per compiere una regressione politica e culturale impressionante. La realtà è che i DS non ci saranno più.
Lo scioglimento dei DS è del tutto immotivato. Il nuovo partito non garantirà, come vogliono i suoi sostenitori, una semplificazione della politica né un rinnovamento della classe dirigente. Infatti è tutto da dimostrare che, con il PD, la realtà politica italiana possa ricomporre i suoi frammenti, non basta semplicemente dirlo.
Questo PD è una operazione politica destinata al fallimento ma che purtroppo lascerà dietro di sé danni devastanti per il futuro della sinistra socialista e democratica, poiché non rafforzerà l'Unione, ma al contrario aprirà nuove tensioni al suo interno e ne cambierà gli equilibri politici destinati a spostarsi in senso centrista e moderato.
Per questo diventa prioritario superare le divisioni a sinistra che rappresentano uno dei fattori della crisi italiana. L’obiettivo è quello di una più grande e unitaria forza della sinistra di ispirazione socialista, ossia lo strumento della trasformazione economica e sociale, per noi e per le generazioni del futuro.
Questa situazione richiede ai DS di fermare il percorso di costituzione del PD e superare una pratica di sopravvivenza, ritrovando la propria unità interna e soprattutto con il proprio elettorato: ricominciare a coinvolgere la società dando la possibilità ai cittadini di esprimersi e essere rappresentati.
Fin'ora ho espresso tutti le motivazioni per cui sono contrario al progetto di costituzione di questo PD e per cui sostengo la mozione Mussi.
Ora dico anche quello che voglio. Voglio un partito di sinistra di ispirazione socialista che rinnovi i suoi rapporti con la società italiana, che rappresenti il lavoro, la cultura, l’ecologia, la scienza, l’impresa responsabile, che finalmente apra la porta al protagonismo femminile e conquisti i giovani.
Per questo la sinistra non può e non deve scomparire.
NICOLA PERONI
4 commenti:
Non c'è speranza nei Ds! Datemi retta, lavoriamo per la Sinistra Europea ... non perdiamo ancora tempo con questa pseudosinistra autoreferenziale!
A questo punto nessuno, ne chi è a favore ne chi è contrario, pensa più che si possa tornare indietro e che il Partito Democratico si farà.
Pensando al futuro non penso che l'approdo possa essere la Sinistra Europea, piuttosto ribadire l'appartenenza all'interno del PSE, visto che il PD non ci entrerà mai.
qui rischiamo di attardarci su un dibattito che è retrò.
La nascita del Pd non può che provocare un terremoto politico che non credo D'Alema e Fassino siano in grado di governare. A sx del Pd il vuoto che si determinerà verrà riempito. Oggi è difficile ipotizzare quel che succede. stiamo entrando nel secondo millenio anche per la politica. Le categorie note sono obsolete ma il sentiero nuovo la necessità di partire da storie percorsi identità. Un partito confinato al programma senza sogni è quel che sono oggi i DS. Il problema è come andare oltre. Compagni aiuto ....
Io credo che sia importante una semplificazione della politica italiana, perché è assurdo che ogni pinco pallino che ha un'idea appena diversa da quella di un altro si metta a fondare un partito nuovo! Quanti partiti abbiamo, in Italia? E mediamente nelle democrazie occidentali quanti partiti ci sono? E' ovvio che in Italia ci siano 57 milioni di idee diverse, ma vogliamo allora 57 milioni di partiti? Possibile che ciascuno non riesca a fare un passo indietro, a rinunciare a una fettina del suo orgoglio politico e quindi: "non accetto di stare con lui perché puzza"? Questo vale anche a destra ovviamente, ma ancor di più a sinistra, dove per due partiti che si uniscono arriva il Mussi di turno che ne fonda uno proprio...! (Anche se il "correntone" è un pezzo che preme per staccarsi...)
Infine, a proposito della presunta "democrazia" del PD, ricordo come anche la DDR si definiva "Repubblica Democratica Tedesca"... Per carità: è una battuta, nessun paragone.
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