mercoledì 1 agosto 2007

Noi banda dei quattro? E' il governo che cambia le carte

Caro Magris,
è straordinaria la potenza degli slogans, se un intellettuale profondo come Lei se ne lascia voluttuosamente travolgere.

Il Corriere aveva appena pubblicato un articolo divertente, fondato su una improbabile similitudine, tra i quattro ministri della sinistra (Ferrero, Mussi, Bianchi, Pecoraro Scanio) che hanno incontrato il Presidente Prodi, e la “banda dei quattro” nella Cina maoista, che Lei ha preso carta e penna, per dare conferma dall’alto della sua autorità intellettuale: ”La nuova banda dei quattro. I ministri che attaccano il governo di cui fanno parte sono come autori pronti a rinnegare i loro stessi libri”.

Vorrei suggerire due varianti, per vedere come suona il concetto.
Variante uno: “Un governo che non rispetta il suo programma è come un autore pronto a rinnegare i suoi stessi libri”. Variante due: “Un uomo di governo che si dichiara pronto a scaricare i suoi alleati per mettersi con altri è come etc.”.

I fatti, Magris, i fatti. E’ stato firmato un Protocollo. Ancora non è chiaro quante delle parti sociali lo firmeranno. Una cosa è certa: il Consiglio dei Ministri ha discusso del capitolo “previdenza”, non degli altri due, “competitività” e “mercato del lavoro”. Lo farà venerdì prossimo, perché la “banda dei quattro” l’ha formalmente richiesto. L’etica della responsabilità – che Lei evoca – può esercitarsi se le decisioni seguono procedure trasparenti e si lascia campo alla libertà di giudizio, in un organismo, come il Governo, che la Costituzione definisce “collegiale”.

Si aggiunga il dato politico: i quattro ministri fanno riferimento a gruppi parlamentari che rappresentano un terzo della coalizione. Non sono espressione di gruppuscoli che fanno valere il loro valore marginale. La parola “ricatto” – usata sul Corriere da Francesco Rutelli – è ricattatoria.

I fatti, e il merito delle cose. Io sono assai insoddisfatto del capitolo “competitività”. Vi si parla del “costo del lavoro”. Ma se non si disaccoppia, una buona volta, l’uno e l’altro tema, per l’Italia non c’è speranza. Faccio parte, come ministro, del “Consiglio europeo competitività”. Si riunisce spesso, e là si discute di ricerca scientifica, innovazione tecnologica, brevetti, proprietà intellettuale etc. Pensa che sia sconveniente sollevare la questione?

Sul “mercato del lavoro”, poi (ma quando verrà riabilitata la dizione “diritti del lavoro”?), il programma elettorale prevedeva interventi forti contro la precarietà, che affligge la vita dei giovani. Prevedeva, sulla legge 30, l’abolizione di due figure estreme come il job on call e lo staff leasing: il Protocollo prevede l’abrogazione del primo e una “commissione di studio” per il secondo. Prevedeva, sul lavoro a tempo determinato, la causale per il contratto, il termine perentorio dei 36 mesi e poi il passaggio a lavoro stabile, un tetto per il numero di precari sul totale degli addetti di un’azienda: il Protocollo è molto distante da questa impostazione. Lei crede irresponsabile, per un uomo di governo, richiamare ad alta voce il programma di governo?

Ma la “sinistra radicale aiuta oggettivamente Berlusconi”, Lei scrive. A parte che quell’ “oggettivamente” mi risuona nelle orecchie, devo averlo già sentito da un’altra parte in un altro tempo, è straordinario, a leggere i giornali, il package comunicativo: in una pagina trovi l’invito fermo allo spirito bipartisan, agli accordi tra centrosinistra e centrodestra (cioè con Berlusconi), e le aperte disponibilità, dal campo del nascente Partito democratico, a “maggioranze di nuovo conio”, dall’altra vengono segnalati ai furori popolari proprio quelli che nella lotta contro Berlusconi ed il berlusconismo hanno acquisito negli anni qualche titolo.

Così va il mondo. Comunque grazie dell’attenzione.

di FABIO MUSSI

Nessun commento: