Già durante la campagna congressuale avevamo cercato, spesso invano, di avvertire che il nome Partito Democratico non era un nome nuovo, da accostare al riferimento fascinoso del partito democratico americano. Avevamo sottolineato che andando su internet si trovava che il partito democratico europeo esisteva già e che ne erano co-presidenti François Bayrou e Francesco Rutelli e presidente onorario Romano Prodi. Tra l'altro il Partito Democratico americano aveva a suo tempo assorbito le formazioni locali socialdemocratiche, espressione nel middlewest dell'emigrazione tedesca e svedese. Il partito democratico europeo è nato con l'idea di sfrangiare, indebolire e ridimensionare il Partito del Socialismo Europeo. Le elezioni francesi ne hanno dato una chiara dimostrazione.
François Bayrou ha condotto la sua campagna elettorale sia in positivo, sulle sue idee e proposte, ma anche in negativo, contro il bipolarismo gollisti-socialisti. Naturale quindi che dopo il primo turno non abbia inteso dare una indicazione di voto, preferendo puntare sulle elezioni legislative che seguiranno per cercare di consolidare una sua forza parlamentare.
Che Romano Prodi o Francesco Rutelli guardassero con solidarietà e simpatia a Bayrou non ci ha certo sorpreso. Era conseguente alla loro collocazione politica. Ma che i Ds, partito della sinistra italiana, accettando di assumere il nome Partito democratico di fatto facilitassero una strategia, non diretta ad allargare il Partito del Socialismo Europeo, quanto a contenerlo e a ridimensionarlo, è stato veramente sorprendente.
Nessuno dubita che Piero Fassino si sia speso affinchè almeno al secondo turno Prodi e Rutelli si pronunciassero per Ségolène Royal, ma rimangono una serie di fatti sui quali non possiamo non assumere un atteggiamento di critica e di rincrescimento. La candidatura di Ségolène Royal si presentava come innovativa, sia all'interno del partito socialista, che nello stesso fatto di essere la candidatura di una donna. Poteva meritare un sostegno già al primo turno, ma Prodi e Rutelli hanno preferito inviare il loro a François Bayrou suscitando la legittima reazione di François Holland al meeting dei leader socialisti a Berlino.
Quando poi François Bayrou ha scelto il nome di partito democratico, è stato chiaro che gli era stato consentito di giocare sugli effetti di identificazione con l'omonimo partito italiano. Con buona pace delle esponenti ds del neonato pd che hanno cercato di identificarsi con la candidata socialista francese.
Credo di essere al momento l'unico italiano che ha firmato un accordo con Ségolène Royal. Lo dico naturalmente in tono scherzoso: si trattava di un accordo relativo all'istituzione di un "santuario" mediterraneo per la protezione dei mammiferi marini che firmammo a Bruxelles il 22 marzo 1993 in qualità di ministri dell'ambiente francese e italiano. Lo ricordo perché sarebbe veramente da auspicare che una vittoria di Ségolène Royal potesse portare a molti punti di convergenza con l'unione di centro sinistra anche in Italia, a tanti accordi politici rilevanti franco-italiani. Per esempio che accoppiassero ad una ripresa del discorso istituzionale europeo quello di un programma economico e sociale che attirasse le simpatie del nostro continente. Ségolène Royal aveva chiuso la sua campagna elettorale del primo turno con un grande comizio a Tolosa insieme a Luis Zapatero. A quel comizio c'era idealmente anche la nostra mozione insieme a tutti quelli che vogliono unire in Italia la sinistra democratica all'insegna del socialismo europeo.
Vorrei sottolineare che Ségolène Royal ha sfondato tra i giovani. I sondaggi infatti le attribuiscono il 34% del voto degli elettori compresi fra i 18 e i 24 anni.
Anche questa è una smentita che il socialismo guarderebbe all'indietro mentre qualcun altro guarderebbe in avanti. E' chiaro che per Ségolène Royal vincere non è affatto facile: il primo sondaggio la dava al 46% contro il 54% del candidato della destra Nicolas Sarkozy, ma non è una posizione che la tagli completamente fuori dalla corsa e quindi da una possibilità di vittoria. Alla fine un ballottaggio è anche un confronto tra due persone oltre che tra le forze politiche e le alleanze che le sostengono. E il candidato della destra è per l'appunto molto di destra, e se dovesse vincere darebbe alla destra un grande potere sulla vita politica e sociale francese. E quindi:...allez Ségolène !
di VALDO SPINI da AprileOnline del 27-04-07
François Bayrou ha condotto la sua campagna elettorale sia in positivo, sulle sue idee e proposte, ma anche in negativo, contro il bipolarismo gollisti-socialisti. Naturale quindi che dopo il primo turno non abbia inteso dare una indicazione di voto, preferendo puntare sulle elezioni legislative che seguiranno per cercare di consolidare una sua forza parlamentare.
Che Romano Prodi o Francesco Rutelli guardassero con solidarietà e simpatia a Bayrou non ci ha certo sorpreso. Era conseguente alla loro collocazione politica. Ma che i Ds, partito della sinistra italiana, accettando di assumere il nome Partito democratico di fatto facilitassero una strategia, non diretta ad allargare il Partito del Socialismo Europeo, quanto a contenerlo e a ridimensionarlo, è stato veramente sorprendente.
Nessuno dubita che Piero Fassino si sia speso affinchè almeno al secondo turno Prodi e Rutelli si pronunciassero per Ségolène Royal, ma rimangono una serie di fatti sui quali non possiamo non assumere un atteggiamento di critica e di rincrescimento. La candidatura di Ségolène Royal si presentava come innovativa, sia all'interno del partito socialista, che nello stesso fatto di essere la candidatura di una donna. Poteva meritare un sostegno già al primo turno, ma Prodi e Rutelli hanno preferito inviare il loro a François Bayrou suscitando la legittima reazione di François Holland al meeting dei leader socialisti a Berlino.
Quando poi François Bayrou ha scelto il nome di partito democratico, è stato chiaro che gli era stato consentito di giocare sugli effetti di identificazione con l'omonimo partito italiano. Con buona pace delle esponenti ds del neonato pd che hanno cercato di identificarsi con la candidata socialista francese.
Credo di essere al momento l'unico italiano che ha firmato un accordo con Ségolène Royal. Lo dico naturalmente in tono scherzoso: si trattava di un accordo relativo all'istituzione di un "santuario" mediterraneo per la protezione dei mammiferi marini che firmammo a Bruxelles il 22 marzo 1993 in qualità di ministri dell'ambiente francese e italiano. Lo ricordo perché sarebbe veramente da auspicare che una vittoria di Ségolène Royal potesse portare a molti punti di convergenza con l'unione di centro sinistra anche in Italia, a tanti accordi politici rilevanti franco-italiani. Per esempio che accoppiassero ad una ripresa del discorso istituzionale europeo quello di un programma economico e sociale che attirasse le simpatie del nostro continente. Ségolène Royal aveva chiuso la sua campagna elettorale del primo turno con un grande comizio a Tolosa insieme a Luis Zapatero. A quel comizio c'era idealmente anche la nostra mozione insieme a tutti quelli che vogliono unire in Italia la sinistra democratica all'insegna del socialismo europeo.
Vorrei sottolineare che Ségolène Royal ha sfondato tra i giovani. I sondaggi infatti le attribuiscono il 34% del voto degli elettori compresi fra i 18 e i 24 anni.
Anche questa è una smentita che il socialismo guarderebbe all'indietro mentre qualcun altro guarderebbe in avanti. E' chiaro che per Ségolène Royal vincere non è affatto facile: il primo sondaggio la dava al 46% contro il 54% del candidato della destra Nicolas Sarkozy, ma non è una posizione che la tagli completamente fuori dalla corsa e quindi da una possibilità di vittoria. Alla fine un ballottaggio è anche un confronto tra due persone oltre che tra le forze politiche e le alleanze che le sostengono. E il candidato della destra è per l'appunto molto di destra, e se dovesse vincere darebbe alla destra un grande potere sulla vita politica e sociale francese. E quindi:...allez Ségolène !
di VALDO SPINI da AprileOnline del 27-04-07
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