giovedì 5 aprile 2007

Piccoli dubbi crescono

Anche Parisi, meglio tardi che mai, si è accorto che le grandi manovre congressuali le decidono i pochi, ma buoni, signori delle tessere (lui parla per la Margherita, ma pure noi che abbiamo partecipato ai congressi diessini trentini - ricordate le discese a Lavis dei pullman delle Giudicarie? - ne sappiamo qualcosa). Anche fra i diessini comincia a serpeggiare il panico derivante dalla constatazione che dalla trionfale e plebiscitaria adesione alla linea del segretario si sta distillando un vuoto pneumatico di idee, passione e partecipazione popolare. Tutti ora lanciano l'allarme per il fatto che la creatura PD nasce male: Cacciari, Amato, i referendari spiazzati dalla realpolitik che trionfa nell'Unione (meglio la porcata Calderoli corretta che un tuffo nella mobilitazione popolare) e chi più ne ha più ne metta. Intanto il conto alla rovescia continua e la data per la raccolta delle firme per il referendum si avvicina. La fusione a caldo di tutte le anime del vecchio ulivo viene da tutti invocata con il tardivo appello ad una "costituente di massa", ma la fusione a freddo degli apparati DS-DL sta producendo un effetto gelo del tipo dello spot dello scoiattolo scoreggione; si annuncia un' era glaciale da cui sarà fatica emergere, dopo i disastri combinati dagli apprendisti stregoni che guidano l'armata brancaleone ex-ulivista. Mussi e Angius si trovano improvvisamente corteggiati dai molti che cercano una via d'uscita dal vicolo cieco in cui ci si è cacciati. Suggerirei questa parola d'ordine: calma e gesso ancora per venti giorni, che il bello deve ancora venire.

VINCENZO CALI'

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