giovedì 11 ottobre 2007

Democrazia o brogli?

L'Italia un primato positivo ce l'ha: è l'unico paese in cui un importante accordo sindacale che riguarda l'insieme dei lavoratori dipendenti, pensionati e precari viene sottoposto all'approvazione di milioni di persone che, con un voto, possono dire se lo approvano o lo respingono. Non è cosa di poco conto, né era scontata la scelta di Cgil, Cisl e Uil.
La democrazia sindacale è un obiettivo ambizioso, un lungo cammino, e la meta è ancora lontana all'orizzonte. Ma la consultazione sul protocollo firmato dal governo con le parti sociali su pensioni e welfare, rappresenta una tappa importante di avvicinamento. Itaca è lontana, è un'isola che si sposta sempre più in là, e per dirla con il poeta greco Kavafis, Itaca è il viaggio intrapreso nel tentativo di raggiungerla.
Una consultazione, non un referendum: i sindacati non sono degli stati. Il tentativo di Cgil, Cisl e Uil è di raggiungere il maggior numero possibile di lavoratori attivi o in pensione. Non è un'impresa semplice, in un paese segnato come tutti dalla globalizzazione e dalla frantumazione delle filiere produttive. L'Italia è il paese delle piccole e medie aziende prive spesso di presenza sindacale, per non parlare delle partite Iva, vere o presunte, e dei milioni di precari nella maggior parte dei casi invisibili, dei lavoratori al nero, immigrati e indigeni. Si possono raggiungere solo in parte, e con grossi sforzi. Con seggi volanti, alle stazioni e ai supermercati, aprendo le sedi sindacali, coinvolgendo istituzioni pubbliche e enti locali. Ma sarà una minoranza a esprimersi sul protocollo, una minoranza di milioni di lavoratori.
Decine di migliaia di assemblee in tutt'Italia sono un fatto di per sé positivo di partecipazione e costringono migliaia di sindacalisti a confrontarsi con coloro che dovrebbero rappresentare, e in parte rappresentano. Un bagno di realtà, una scuola dove, volendo, si possono imparare tante cose, a partire dalla crisi della politica e della rappresentanza. In questo contesto, il fatto che qualcuno abbia votato più volte approfittando di un'organizzazione non statuale della consultazione non può più di tanto sorprendere o indignare. Come nemmeno la manifesta volontà dei promotori di incassare un risultato positivo riducendo la possibilità di espressione del dissenso in sede di presentazione del protocollo. Incentrare l'attenzione sui «brogli» significa parlar d'altro, perdere un'occasione rara di pur parziale democrazia.
Noi diamo un giudizio negativo sul protocollo, sia nella parte pensionistica - dove il furto di Maroni viene rateizzato negli anni - sia sulla precarietà, addirittura estesa per tutta la vita. Troppi regali alle imprese, compresa l'eliminazione della sovrattassa sugli straordinari, nulla ai salari. Sappiamo come tutti che alla consultazione vinceranno i sì. Ma quel che conta è la volontà di leggere dentro i risultati le ragioni del malessere che in tante assemblee si è espresso. È una sfida, sta ai sindacati decidere se accettarla, rimettendosi in discussione per invertire una tendenza al declino.

di Loris Campetti da il Manifesto del 10 ottobre 2007

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