sabato 6 ottobre 2007

Riempiamo la marcia di contenuti e di attualità

La tavola della pace ha chiesto un incontro -prima della marcia Perugina-Assisi di domenica prossima- a Parisi e D'Alema per il due ottobre. Data decisa non a caso: si tratta del giorno scelto dall'ONU come giornata della non violenza corrispondente alla data di nascita di Gandhi, che della non violenza è il padre.
Ma i citati ministri finora non hanno risposto: né lo ha fatto il Presidente della Commissione Esteri Dini e quello della Difesa De Gregorio, che in un primo tempo pareva disponibile. Se non c'è cattiva volontà, si tratta quantomeno di sciatteria, altrettanto colpevole.
Una parte rilevante della politica chiude i varchi a richieste ragionevoli e sensate, condivise da tante e tanti che però alzano il dito contro scelte che una parte del Governo dell'Unione -che ha rimosso l'arcobaleno portato nel suo simbolo- porta avanti con insistenza. Perché rifiutare il dialogo su temi come la lotta la povertà, per i diritti del lavoro e per quelli dei migranti, per una soluzione pacifica dei tanti conflitti in atto (dal Medio Oriente all'Afghanistan, dall'Iraq all'Africa) temi che toccano quei diritti umani che in tante sedi ci si è impegnati a perseguire? Abbiamo apprezzato la scelta del Governo di impegnarsi all'ONU per una moratoria sulla pena di morte e per un'ONU più democratica e funzionante; come abbiamo stimato il Ministro D'Alema per avere scelto una posizione equilibrata -l'equivicinanza- nei confronti d'Israele e Palestina; abbiamo anche condiviso l'invio del contingente militare italiano nella missione ONU per la pace e la stabilizzazione del Libano. Ma come si può difendere ancora -a sei anni di distanza- l'occupazione militare in Afghanistan che ha causato e causa tanti morti, diffuso narcotraffico e corruzione, peggiorato le condizioni di vita e di sicurezza di una popolazione già provata dalla miseria (60.000 bambini consumatori di oppio)?
Come può il Ministro Parisi lamentarsi per i supposti tagli alla Difesa quando ne dedica una parte troppo consistente a sistemi d'arma sproporzionati alla politica estera di sicurezza e difesa del nostro Paese rispettoso dell'art. 11 della Costituzione? A chi dobbiamo andare a fare la guerra con gli F35 -JSF? "Le guerre ancora esistono" ha ripetuto in questi giorni Parisi, ma cosa facciamo per prevenirle? Come si esercita l'autonomia dell'Italia -paese che ripudia la guerra- all'interno della NATO?
Rifiutare il dialogo su questi temi significa anche non valorizzare la partecipazione democratica, evocata solo a parole.
Alla marcia Perugina-Assisi di domenica 7 ottobre noi di Sinistra Democratica ci saremo perché ne condividiamo i contenuti che abbiamo fatto nostri anche nei percorsi sociali e istituzionali seguiti in questi anni. E magari molti di noi vestiranno in rosso, in solidarietà con il popolo Birmano.

di SILVANA PISA

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