lunedì 1 ottobre 2007

Veltroni e Giordano dialogano su due idee diverse di società

Franco Giordano e Walter Veltroni. Al teatro Italia ci sono tre quarti di Unione: la sinistra ha la voce del segretario di Rifondazione comunista, il centro quella del leader in pectore del Partito democratico. La lunga notte della Finanziaria è appena passata, un ostacolo è stato superato, il cammino del governo Prodi prosegue. Al peggior teatrino italiano della politica è appena andato in scena Umberto Bossi. Una recita imbarazzante quella del senatore leghista, su un copione apertamente eversivo. «La libertà non si può più conquistare in Parlamento ma attraverso la lotta di milioni di uomini disposti al sacrificio in una guerra di liberazione». Ha detto proprio così l'ex ministro delle riforme Bossi, e non siamo nel 1942. Il tutto di fronte a un Silvio Berlusconi compiacente, a Vicenza in una seduta dello pseudo parlamento del nord. La discussione fra Giordano e Veltroni non può che partire da qui. Perché il senatur è il più fedele alleato di Silvio Berlusconi. E Berlusconi è il capo dell'opposizione.
Il sindaco di Roma scuote la testa, non considera quella di Bossi la solita battuta strappa applausi. C'è molto di più, molto di peggio. «Le affermazioni di Bossi sono lesive della Costituzione e delle istituzioni repubblicane - osserva Veltroni - la Casa delle libertà dica chiaramente se vuole governare l'Italia insieme alla Lega, assieme a chi pronuncia frasi così gravi e non riconosce la bandiera nazionale». Al teatro Italia si parla dell'Italia. «L'unica guerra di liberazione che conosco è quella della Resistenza dei Partigiani - aggiunge Giordano - Non permettiamo a nessuno di infangare quella storia». Il segretario del Prc chiede quindi «un dibattito parlamentare sulle frasi pronunciate da un segretario di partito che attacca le istituzioni e il Parlamento, fino a minacciare una rivolta violenta». Arrivano critiche anche per il leader di Forza Italia, che nel giorno del suo compleanno «era a Vicenza in una improbabile parlamento del nord. Noi di parlamento ne conosciamo uno solo ed è a Roma. Non si può giocare su questi terreni. La manifestazione del 20 ottobre diventerà anche un evento a tutela delle istituzioni e del Parlamento». La manifestazione del 20, dunque. Un avvenimento che non piace ai riformisti del piddì, che non piace naturalmente neanche a Walter Veltroni. Il primo cittadino della capitale non manca di farsi paladino dell'imprenditoria italiana. Per Veltroni la redistribuzione del reddito passa anche (soprattutto?) dagli aiuti agli industriali, ai commercianti, in generale alle categorie economiche. Quasi inutile dire che Giordano ha idee diverse. Al teatro Italia ci sono due sinistre, dice Veltroni. Una sinistra e un centro corregge Giordano.
Trovare un primo accordo sulla Finanziaria non è stato facile. «L'intervento determinato e unitario della sinistra ha fatto sì che cominciasse a muoversi qualcosa per la parte più debole della popolazione». Il giudizio di Giordano sulla manovra economica è nel complesso positivo, anche se «ci sono margini per poterla migliorare in Parlamento: il governo spergiura che non ci sono risorse aggiuntive per le imprese e noi saremo lì a verificarlo perché non tollereremo che sia dato un soldo in più al sistema delle imprese che hanno già avuto tantissimo». Il pubblico che affolla la sala del teatro Italia - oggi "Liberafesta" - applaude convinto. Di ulteriori finanziamenti alle imprese non vorrebbe sentir parlare.
Ora lo sguardo del candidato alla segreteria del piddì incrocia quello di Giordano. «Capisco e non posso non registrare con attenzione - dice Veltroni - il carattere che voi vorrete dare alla manifestazione del 20 ottobre, ma proprio mentre facciamo intese di merito sugli accordi dobbiamo dare anche un segno forte di coesione politica». Giordano si dice «d'accordo sulla necessità di una maggiore unità», ma ribadisce che «mai è accaduto che un voto della sinistra abbia messo in difficoltà il governo. Siamo stati fin troppo responsabili le difficoltà semmai sono venute dall'altra parte dello schieramento». E sono ancora applausi.
Si passa a parlare di legge elettorale. «La riforma è urgente, tornare a votare con questa legge sarebbe una sciagura. Io non ho né preclusioni né preferenze su nessun modello, ma attenti al ritorno di Ghino Di Tacco». Il sindaco di Roma risponde al segretario di Rifondazione comunista che ha appena ribadito la disponibilità del Prc a fare «da subito un riforma della legge elettorale sul modello tedesco». Veltroni ricorda che An è contraria a quel sistema e sottolinea come lo stesso Berlusconi voglia solo alcuni piccoli aggiustamenti alla legge elettorale attuale. «Tuttavia - aggiunge - la riforma va fatta, ci sono molti modelli che si potrebbero seguire, da quello tedesco allo spagnolo e anche il modello francese con qualche correzione che è quello che io preferisco». Peccato che a Veltroni piaccia anche il referendum ipermeggioritario, quello che non permetterebbe la rappresentanza di una parte non certo piccola del paese. Tant'è, le vie del riformismo, si sa, sono disseminate di buche e avvallamenti.
Le differenze ci sono: dal ruolo delle imprese e del lavoro alle cause del degrado ambientale. Le due anime dell'Unione possono comunque convivere e dialogare. Lo fanno. Il segretario del Prc e il candidato alla guida del piddì si confrontano per più di un'ora sul futuro della sinistra, sulla Finanziaria, sulla tenuta della maggioranza, ma anche sulla globalizzazione, l'ambiente e «una certa idea» di capitalismo. Il dialogo, moderato dal giornalista David Sassoli, è serrato, la platea applaude entrambi (con netta prevalenza per Giordano). I punti di convergenza e di distanza restano. Il sindaco di Roma sottolinea che l'imprenditoria va aiutata. L'Italia «deve sostenere le imprese, perché da esse deriva il lavoro e la ricchezza da ridistribuire». Il segretario di Rifondazione ribadisce che la «vera emergenza è la precarietà». Si chiude il sipario del teatro Italia il faccia a faccia è stato interessante. Ma non ci sono state due sinistre sul palco, come ha detto Walter Veltroni. C'è stata una voce di sinistra e una moderata, riformista, sostanzialmente centrista.

di FRIDA NACINOVICH da Liberazione del 30 settembre 2007

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