mercoledì 13 giugno 2007

Chiamiamolo comitato 8 settembre

Continuiamo a leggere le reazioni al voto amministrativo di tutti - proprio tutti - i leader (si fa per dire) dell'Unione, romani e periferici: quel che prevale è la confusione, l'impotenza e il velleitarismo: chi la vuole cotta e chi la vuole cruda, chi vuole che si elegga un leader subito (chi?) e chi si oppone a questa ipotesi, chi vuole costruire un Pd del Nord, come se al Sud le cose vadano bene (nessuno ne parla), chi dice che il problema sono gli operai e chi gli imprenditori. Potremmo continuare. E tutti hanno ricette pronte: Prodi non vuole fare il «re travicello» ma non sa come regnare, Mastella e Di Pietro minacciano di andarsene e sono sempre seduti in poltrona. Ma la medicina assoluta per guarire è l'accelerazione della nascita (o dell'aborto?) del Pd, anticipando l'indicazione del leader e l'elezione di quella Costituente che nessuno sa come eleggere e quali compiti dovrà avere. Ieri sera si doveva riunire (scrivo prima) il Comitatone dei 45, già contestato da chi non c'è e anche da chi c'è. Pare che il Comitatone non si chiamerà più «14 ottobre», c'è chi vorrebbe chiamarlo «25 luglio» ma forse una data intermedia tra luglio e ottobre, potrebbe essere l'«8 settembre» a cui accenna Peppino Caldarola.

di EMANUELE MACALUSO da il Riformista del 31 maggio 2007

Nessun commento: