Non ci aspettavamo che Veltroni facesse un discorso di sinistra, che collocasse quindi il nascente Pd, anche elettoralmente oltre che culturalmente, nella tradizione e nello spazio politico della sinistra. E, tuttavia siamo rimasti sorpresi perché il discorso del candidato leader sul futuro partito democratico è stato talmente netto da provocare anche in chi si aspettava più o meno quei contenuti una reazione istintiva e immediata: sì in questo paese ora è davvero urgente far nascere una forte sinistra perché se questo non avviene in tempi brevi, le conseguenze potrebbero essere molto serie. Nei prossimi anni (e non nei prossimi venti, ma nei prossimi due) potremmo assistere non solo al suo indebolimento, ma alla sua emarginazione nella società e alla sua irrilevanza nel quadro politico.
Questa affermazione non vuole essere né allarmistica, né vittimistica. Essa muove dalla constatazione che il discorso del futuro leader del partito democratico e del presumibile nuovo candidato premier colloca il Pd in modo organico tutto all'interno dell'area moderata attribuendo nei fatti ai temi classici della cultura politica della sinistra o un significato negativo o un senso al più evocativo.
Walter Veltroni questa volta non si è limitato a raccontare i suoi sogni per un mondo migliore, ma ha cercato di dare una risposta ai problemi e questa risposta è stata moderata, americana, corretta, come è prassi anche del liberalismo, da un atteggiamento di solidarietà e compassione, un richiamo alla dirittura morale e al senso di responsabilità della politica. Stefano Bocconetti nell'articolo di ieri ne ha fatto un'analisi puntuale e obiettiva. Ma la controprova di quello che Bocconetti sosteneva ieri e che questo articolo sostiene oggi sta nelle reazioni e nei commenti al discorso di Veltroni dell'area moderata e borghese del paese. Le reazioni positive del presidente della Confindustria che si è profuso in elogi per una relazione che «è entrata nel merito dei problemi sollevati dalla Confidustria» fanno il paio con il giudizio del Corriere della sera.
Ieri, nell'editoriale del vicedirettore Dario Di Vico, ha elogiato gli attacchi che il futuro capo del partito democratico ha fatto alla sinistra «che non fa costruire la Tav, che difende solo gli occupati e lascia al loro destino i giovani, che preferisce lottare contro la ricchezza piuttosto che contro la povertà, che gode quanto più la pressione fiscale è alta e si ritrae quando occorre tutelare la sicurezza dei cittadini».
Di Vico naturalmente fa una caricatura della sinistra a suo uso e consumo, che si potrebbe commentare con molta ironia, qualche numero e qualche consiglio di buone letture, ma non è questo l'importante. Il punto è un altro. Se è vero che questa è l'idea della sinistra che suscita Walter Veltroni all'editorialista, se a partire da questo giudizio si arriva ad un approdo moderato, benedetto dai maggiori rappresentanti del padronato, e dal "partito" che si riconosce nel Corriere della sera, quali scenari si aprono nella politica italiana? Quale futuro si può prevedere per il governo Prodi? Quali conseguenze possono esserci nell'Unione, cioè nella coalizione che sostiene il governo? Domande alle quali non è possibile dare una risposta oggi, ma che sono di strettissima attualità e rispetto alle quali non si può far finta di niente.
I tempi, infatti, ancora una volta sono strettissimi ed esigono risposte rapide. Se è vero, come molti osservatori sostengono, che con il discorso di Veltroni è cominciato il conto alla rovescia per il governo Prodi; se è vero che il progetto politico del probabile futuro premier costituisce una virata a destra rispetto al programma dell'Unione, che cosa avverrà di quella complessa e delicata alleanza fra sinistra moderata e sinistra radicale che finora ha sostenuto il governo? So bene che molti ne auspicano la conclusione e vedono nella emarginazione della sinistra radicale e di quelli che vengono definiti i suoi "ricatti" finalmente la quadratura del cerchio nella complessa vicenda della governabilità italiana. Finalmente potrebbero farsi una riforma elettorale presidenziale, una controriforma delle pensioni, una riduzione compassionevole e moderata della precarietà, un taglio come si deve alla spesa sociale. Finalmente si potrebbe assestare un bel colpo a questi sindacati che si ostinano a difendere i lavoratori e i pensionati. E continuare a dire tante belle parole sull'ecologia e senza paura di smentirsi altrettante belle parole sulla Tav e sulle grandi opere di acciaio e cemento. Si potrebbe dare un sostegno ai Dico, ma senza esagerare con la laicità e alla famiglia, che rimane importantissima, sperando che la Chiesa di Ratzinger non infierisca, altrimenti sono guai.
Ma davvero tutto questo potrebbe farsi? Ne sono proprio sicuri quelli che ieri hanno applaudito Walter Veltroni? Alcuni dubbi potrebbero esserci. Un dubbio si chiama sinistra, quella sinistra ancora divisa, ma che anche in questi ultimi giorni, è riuscita a procedere unita, a spostare significativamente sulle pensioni la posizione del governo e a sostenere la lotta del sindacato. Se riesce a fare un passo avanti, se riesce abbandonando pregiudizi e rendite di posizione a ricostruire la sua esistenza nel nuovo quadro politico che si sta delineando non solo salverà gli interessi dei lavoratori e delle classi meno abbienti, ma salverà sé stessa. Il discorso di Walter Veltroni, il suo spostamento nell'area moderata, ha avuto il merito di renderlo ancora più chiaro.
di RITANNA ARMENI da Liberazione del 29 giugno 2007
Questa affermazione non vuole essere né allarmistica, né vittimistica. Essa muove dalla constatazione che il discorso del futuro leader del partito democratico e del presumibile nuovo candidato premier colloca il Pd in modo organico tutto all'interno dell'area moderata attribuendo nei fatti ai temi classici della cultura politica della sinistra o un significato negativo o un senso al più evocativo.
Walter Veltroni questa volta non si è limitato a raccontare i suoi sogni per un mondo migliore, ma ha cercato di dare una risposta ai problemi e questa risposta è stata moderata, americana, corretta, come è prassi anche del liberalismo, da un atteggiamento di solidarietà e compassione, un richiamo alla dirittura morale e al senso di responsabilità della politica. Stefano Bocconetti nell'articolo di ieri ne ha fatto un'analisi puntuale e obiettiva. Ma la controprova di quello che Bocconetti sosteneva ieri e che questo articolo sostiene oggi sta nelle reazioni e nei commenti al discorso di Veltroni dell'area moderata e borghese del paese. Le reazioni positive del presidente della Confindustria che si è profuso in elogi per una relazione che «è entrata nel merito dei problemi sollevati dalla Confidustria» fanno il paio con il giudizio del Corriere della sera.
Ieri, nell'editoriale del vicedirettore Dario Di Vico, ha elogiato gli attacchi che il futuro capo del partito democratico ha fatto alla sinistra «che non fa costruire la Tav, che difende solo gli occupati e lascia al loro destino i giovani, che preferisce lottare contro la ricchezza piuttosto che contro la povertà, che gode quanto più la pressione fiscale è alta e si ritrae quando occorre tutelare la sicurezza dei cittadini».
Di Vico naturalmente fa una caricatura della sinistra a suo uso e consumo, che si potrebbe commentare con molta ironia, qualche numero e qualche consiglio di buone letture, ma non è questo l'importante. Il punto è un altro. Se è vero che questa è l'idea della sinistra che suscita Walter Veltroni all'editorialista, se a partire da questo giudizio si arriva ad un approdo moderato, benedetto dai maggiori rappresentanti del padronato, e dal "partito" che si riconosce nel Corriere della sera, quali scenari si aprono nella politica italiana? Quale futuro si può prevedere per il governo Prodi? Quali conseguenze possono esserci nell'Unione, cioè nella coalizione che sostiene il governo? Domande alle quali non è possibile dare una risposta oggi, ma che sono di strettissima attualità e rispetto alle quali non si può far finta di niente.
I tempi, infatti, ancora una volta sono strettissimi ed esigono risposte rapide. Se è vero, come molti osservatori sostengono, che con il discorso di Veltroni è cominciato il conto alla rovescia per il governo Prodi; se è vero che il progetto politico del probabile futuro premier costituisce una virata a destra rispetto al programma dell'Unione, che cosa avverrà di quella complessa e delicata alleanza fra sinistra moderata e sinistra radicale che finora ha sostenuto il governo? So bene che molti ne auspicano la conclusione e vedono nella emarginazione della sinistra radicale e di quelli che vengono definiti i suoi "ricatti" finalmente la quadratura del cerchio nella complessa vicenda della governabilità italiana. Finalmente potrebbero farsi una riforma elettorale presidenziale, una controriforma delle pensioni, una riduzione compassionevole e moderata della precarietà, un taglio come si deve alla spesa sociale. Finalmente si potrebbe assestare un bel colpo a questi sindacati che si ostinano a difendere i lavoratori e i pensionati. E continuare a dire tante belle parole sull'ecologia e senza paura di smentirsi altrettante belle parole sulla Tav e sulle grandi opere di acciaio e cemento. Si potrebbe dare un sostegno ai Dico, ma senza esagerare con la laicità e alla famiglia, che rimane importantissima, sperando che la Chiesa di Ratzinger non infierisca, altrimenti sono guai.
Ma davvero tutto questo potrebbe farsi? Ne sono proprio sicuri quelli che ieri hanno applaudito Walter Veltroni? Alcuni dubbi potrebbero esserci. Un dubbio si chiama sinistra, quella sinistra ancora divisa, ma che anche in questi ultimi giorni, è riuscita a procedere unita, a spostare significativamente sulle pensioni la posizione del governo e a sostenere la lotta del sindacato. Se riesce a fare un passo avanti, se riesce abbandonando pregiudizi e rendite di posizione a ricostruire la sua esistenza nel nuovo quadro politico che si sta delineando non solo salverà gli interessi dei lavoratori e delle classi meno abbienti, ma salverà sé stessa. Il discorso di Walter Veltroni, il suo spostamento nell'area moderata, ha avuto il merito di renderlo ancora più chiaro.
di RITANNA ARMENI da Liberazione del 29 giugno 2007
Nessun commento:
Posta un commento