Alfredo Reichlin ci ha fatto sapere sull'“Unità” di sabato scorso che, dopo il voto del 27 maggio, il punto da ribadire con fermezza sarebbe «l'autonomia dei Ds». Questa è una notizia. Si tratta di un “contrordine compagni”? Andiamo a vedere il ragionamento. Che il governo cada o non cada non mi interessa, dice Alfredo, le urgenze sono altre: «Il Partito democratico non è percepito come un partito nuovo ma come l'ennesima trasfigurazione della cosiddetta partitocrazia». Questo noi l'avevamo capito. Sempre a proposito di Pd, Reichlin aggiunge che «bisognerebbe - finalmente - rendere chiara la missione oltre il leader». Finalmente? E a cosa è servito ciò che è stato fatto sino ad oggi con i “gazebo” di Orvieto, i congressi di Ds e Margherita, il Manifesto per il Pd (quello dei saggi) e gli articoli dello stesso Reichlin sull'“Unità”? C'è poi nella nota di cui parliamo una affermazione perentoria: «Non possiamo procedere allo scioglimento delle nostre file e partecipare alla costruzione di un nuovo soggetto politico senza interrogarci su ciò che al fondo è la vera giustificazione di un nuovo partito». Giusto. Se abbiamo capito bene, uno dei padri del Pd dice che si ferma tutto. E Fassino che ne pensa?
di EMANUELE MACALUSO da il Riformista del 5 giugno 2007
di EMANUELE MACALUSO da il Riformista del 5 giugno 2007
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