lunedì 11 giugno 2007

Non disturbate il manovratore

Sorprende non poco constatare la straordinaria sintonia tra Massimo D'Alema e il deputato di Rifondazione Salvatore Cannavò che, intervistati reciprocamente da La Repubblica e da La Stampa, usano nei confronti della sinistra dell'Unione addirittura le stesse parole: non si può essere di lotta e di governo, o si sta in piazza o si sta al governo, e così via.
Queste affermazioni dimostrano, a mio modesto avviso, una concezione della politica antica e strumentale per la quale il rapporto con i cittadini organizzati in movimenti serve solo quando si è all'opposizione e occorre la spinta per entrare nella stanza dei bottoni. Ma poi, una volta entrati, non bisogna "disturbare il manovratore"!
Intendiamoci: credo anch'io che non abbia senso far parte di un governo e manifestare contro lo stesso governo. E infatti se sabato scorso le manifestazioni sono state due è perché alcune formazioni politiche e sociali si sono rifiutate di partecipare ad un corteo che era non solo contro la politica di Bush ma anche contro quella del Governo Prodi. E che cosa fanno i "riformisti" ?
Invece di apprezzare la lealtà e il coraggio di chi, pur sapendo di pagare un prezzo, sceglieva Piazza del Popolo invece di Piazza Esedra, finiscono per lisciare il pelo ai vari Turigliatto, magari sognando scenari di governi istituzionali o neocentristi.
Quanto poi alla discussione in vista del DPEF e alle "pretese" della sinistra di scelte sociali che aiutano i ceti più svantaggiati, sento la necessità di chiarire tre cose: primo, che queste scelte sono doverose per una coalizione progressista che deve fare i conti con quel Paese così ingiusto descritto dall'ultimo rapporto Istat; secondo che esse non sono improvvisazioni estremistiche ma erano scritte a chiare lettere nel programma dell'Unione; terzo che esse servono, come dimostrano i risultati delle amministrative, a recuperare consensi per il Governo e non solo per la sinistra cosiddetta radicale. La sconfitta nel Nord è una sconfitta di tutti e tutti debbono farci i conti.
Interessa al "motore riformista" che il Governo Prodi recuperi la popolarità perduta o si sta già pensando al dopo?

di CARLO LEONI da Aprileonline del 11 giugno 2007

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