giovedì 7 giugno 2007

Organizzando l'alternativa al Pd evitiamo gli errori dei democrati

Il recente incontro tra PRC, PdCI, Verdi e SD ha registrato a giudizio dei partecipanti una forte convergenza di vedute sulle questioni economiche, sociali e previdenziali.
Alla conclusione dello stesso sono stati assunti impegni significativi che le forze convenute hanno concordato di voler svolgere di comune accordo nelle prossime settimane: assemblea dei gruppi parlamentari, confronto unitario con il Governo sull’utilizzo dell'extragettito finanziario, il cosiddetto “tesoretto”, incontro con le organizzazioni sindacali.
Nella riunione di ieri tra Sd e Sdi sono emerse le divergenze sulle questioni economiche e sociali, mentre sono stati confermati i punti in comune inerenti laicità e diritti civili.
Temo che procedendo di questo passo e con un grado così elevato di approssimazione sarà inevitabile compiere gli stessi errori dei promotori del cosiddetto Partito Democratico. Anzi si è già iniziato a compierli.
Provo, dunque, ad elencare alcuni passi falsi che andrebbero evitati.
Il primo errore da non commettere è quello di avviare un percorso unitario escludendo sin dall’inizio chi sarebbe invece utile e necessario coinvolgere. Così come è stato insensato per il PD escludere una forza come lo SDI, la stessa cosa sta avvenendo nel caso della “cosa rossa” (sic). Diliberto nei giorni scorsi ha motivato il mancato coinvolgimento del partito dei socialisti italiani sulla base del fatto che esprimerebbe idee non condivisibili su molte questioni in materia di economia, lavoro e politica estera, analogamente Boselli ha dichiarato l'indisponibilità al confronto "sulla piattaforma economica sociale del Prc". Un modo contradditorio di iniziare un percorso che dovrebbe essere incentrato essenzialmente sui contenuti!
Se in Italia si vuole provare ad originare una nuova formazione della sinistra di governo occorre una forte disponibilità reciproca a confrontarsi sul merito delle questioni, senza alzare preventivi e vetusti steccati.
Il secondo errore da non commettere è di non chiarire sin dall’inizio quale collocazione nelle famiglie politiche europee dovrà avere la nuova formazione. Il PD nasce sulla base di una forte ambiguità o peggio sulla base di un tentativo velleitario di condizionare la politica europea ispirando una nuova e confusa formazione politica sovranazionale. A sinistra si vuole forse fare lo stesso sbaglio? Alcuni ipotizzano un partito coalizione “Ulivo della Sinistra”, che lascerebbe ogni soggetto libero di continuare ad appartenere in Europa al campo di forze a cui già oggi appartiene, ma altri parlano di un vero e proprio partito unitario. Discuterne è quindi necessario, anzi indispensabile. Di certo lo è per Sinistra Democratica che non potrebbe altrimenti candidarsi a guidare un innovativo processo unitario senza aver affrontato e risolto il tema dell’unità delle forze del socialismo europeo in Italia. Anche perché varrebbe la pena di riflettere sul tema della mancata europeizzazione del sistema politico italiano negli ultimi 15 anni. Con questo anche la sinistra italiana dovrebbe fare i conti e l'opportunità che abbiamo di fronte è proprio quella di porre finalmente rimedio all'assenza di un soggetto organizzato parte integrante del Pse, al mancato ricambio generazionale e a una piena valorizzazione del ruolo delle donne nella vita pubblica. All'interno del socialismo democratico europeo, inoltre, vale la pena ricordarlo, convivono correnti di pensiero che vanno dall'ala più liberal , alla Anthony Giddens per intenderci, per arrivare al sindaco di Londra Ken Livingstone (detto Ken il rosso) o ai marxisti classici del Ps francese e della Spd tedesca fino all'esperienza del socialismo dei cittadini di Zapatero. Si tratta comunque di esperienze politiche feconde che hanno saputo dare molte delle risposte più innovative ai problemi della contemporaneità nel vecchio continente. Un'ipotesi federativa, quindi, consentirebbe l'inizio di un percorso attraverso il quale confrontarsi senza rinunciare, in questa fase, alle rispettive appartenenze.

Il terzo errore che si delinea è quello di voler anteporre il contenitore al contenuto. Nessuno sottovaluta il fatto che sia necessario sapere in partenza quale risultato si voglia raggiungere attraverso un confronto politico, ma poi occorre sviluppare un reale e approfondito confronto culturale, coinvolgendo in questa fase le migliori forze intellettuali di cui la sinistra dispone e successivamente formulare un programma di poche pagine in grado di dare risposte puntuali ai problemi del paese. Una cosa è essere alleati altra è convergere in una forza unitaria. Il deprimente spettacolo che sta dando il PD sui temi della laicità, delle liberalizzazioni, del conflitto di interesse, è un monito da non sottovalutare.
Il quarto errore da non compiere è di non avere un’idea condivisa di riforma delle istituzioni, della legge elettorale e più in generale di riforma della politica non intesa solo come riduzione dei costi. Il tema esiste, non è un’invenzione dei media, una aspirante forza politica che si candida a governare deve aver un progetto chiaro e riconoscibile su questo tema.
SD per il socialismo europeo è nata con obiettivi ambiziosi, muoversi con determinazione per raggiungerli in tempi brevi non vuol dire improvvisare. I prossimi giorni saranno dunque decisivi per avviare questo processo e per fare in modo che “cantiere della sinistra” e “costituente socialista” non diventino due vicende tra loro contrapposte. La fine dei DS, la nascita del PD, da Follini correttamente definito come “una nuova DC che guarda a sinistra”, mutano lo scenario per chi non si riconosce in quel progetto e cerca di dare risposte alternative. Per fare questo in modo efficace e nuovo non si può riproporre, però, nel XXI secolo in Italia lo scontro tra comunisti e socialisti. Occorre, invece, scegliere, sulla base del principio dell'interesse generale del Paese e anche sulla base della non equidistanza tra il mondo dell'impresa e quello del lavoro, quali politiche mettere in campo per fornire adeguate soluzioni ai problemi che attanagliano larghe fasce della nostra popolazione. Basterebbero questi due punti di riferimento, praticati con fermezza e pragmatismo per rendere un grande servizio al Paese e al centrosinistra italiano.

di ALBERTO NIGRA da Il Riformista del 6 giugno 2007

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