Dai libri di storia scritti sugli anni 90, diciamoci la verità, di cui in giro se ne vedono e leggono ben pochi, incentrano la loro analisi sull'effetto Tangentopoli e sulla bufera che portò l'allora Partito Socialista Italiano alla disfatta totale.
Sono passati 15 anni ed oggi con una certa timidezza, forse perché o costretto a non andare a destra nel Pd o forse perché in una futura non ben distinta "Cosa Rossa" si ritrova, non solo un tantino retrò, ma soprattutto un tantino a disagio per l'evidente stato di spaccatura che oggi Rifondazione Comunista, Pdci, Verdi hanno maturato con i movimenti di collettivi universitari, collettivi autonomi, centri sociali, no global e quanto altro forma la galassia della sinistra; ci si ritrova a discutere della questione socialista e del Socialismo Europeo. Sono passati giusto giusto quegli anni per farci capire, di quanto la sinistra oggi possa sentire la mancanza, di una forza socialista ancorata al Pse.
Il Socialismo per molti di noi, della nuova generazione, si identifica in Zapatero, Muhammad Yunus, Ségolène Royal, Michelle Bachelet, Evo Morales, per finire nei miti di una volta, Che Guevara, Martin Luther King, Gandhi, Nenni, Matteotti, Gramsci, Lombardi, Pertini, Rosa Luxemburg. Come diceva la canzone di Jovanotti "Una grande chiesa che va da Che Guevara a Madre Teresa", per noi il Socialismo sono queste persone che hanno rappresentato e rappresentano la speranza, la speranza di avere una società in cui i diritti sociali, il lavoro, l'integrazione, la previdenza sociale, non siano azzerati a dispetto di un potere di una lobby o più lobby, di uno stato di privilegi senza diritti, di uno stato arretrato culturalmente, in cui prevale una confessione religiosa piuttosto che una modernità laica.
Il socialismo è la speranza che lega le persone ad un ideale di valori condivisi, di una comunanza che supera le disuguaglianze, di uno stato di diritto e di rispetto per il prossimo. Scriveva Yunus in un suo libro: "i poveri non sono tali per stupidità o per pigrizia; anzi lavorano tutto il giorno svolgendo mansioni fisiche complesse. Sono poveri perché le strutture finanziarie del nostro paese non sono disposte ad aiutarli ad allargare la loro base economica. Non è un problema di persone, ma di strutture"; "Ogni persona è estremamente importante. Ciascuno di noi ha un potenziale illimitato e può influenzare la vita degli altri all'interno delle comunità e delle nazioni, nei limiti e oltre i limiti della propria esistenza".
Diceva Zapatero al Congresso della Confederazione Europea dei Sindacati, svoltasi a Siviglia lo scorso 22 maggio 2007: "E' possibile crescere ed è possibile essere più giusti; è possibile andare avanti senza che nessuno resti indietro; è possibile innovare con flessibilità e proteggere i diritti dei lavoratori, ed è vantaggioso riformare ed è obbligatorio farlo con l'accordo delle parti sociali e, specialmente, dei lavoratori e dei sindacati".
In queste frasi è rappresenta l'essenza del Socialismo del XXI secolo, in queste frasi ci sono le azioni di uomini che hanno sfidato un sistema minato dalle diseguaglianza sociali, dalla disoccupazione, dalla povertà, dalle ingiustizie per garanti quei diritti sociali e quelle pari opportunità che difendono la dignità della persona. Essere socialisti nel XXI secolo vuol dire appartenere alla grande famiglia del Socialismo Europeo, che oggi più di prima ha bisogno di rafforzarsi contro un neo-liberismo delle destre conservatrici e clericali che si sta abbattendo sull'Europa. Una spinta neo-illuminista e profondamente socialista è un rinnovamento che solo noi nuove generazione abbiamo il dovere di promuovere. Socialismo contro le Barbarie e contro il nuovo medioevo europeo e italiano.
di Giuliano Girlando da Aprileonline del 12 giugno 2007
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