Franco Giordano ha detto al “Corriere” che con le elezioni «è accaduto un terremoto» e che «occorre accelerare il processo di costruzione di tutta la sinistra». Quale sinistra? Spiega Giordano: «Prc, verdi, comunisti italiani e tutti quelli di Sinistra democratica (Mussi)». E così la descrive: «Una sinistra che dovrebbe uscire dalle trincee», agire «sui fronti più urgenti: pensioni, salari, precarietà» e affrontare «la questione settentrionale» che «è in realtà la grande questione degli operai». Ora, che ci sia una questione legata alla condizione degli operai è vero, ma il fatto che essa si identifichi con la “questione settentrionale” che nessuno sa cos'è (ma di cui tutti parlano) è un'affermazione “classista” e senza senso politico. Si tratta di reazioni a caldo che durano lo spazio di un'intervista. La verità è che non emerge una base politico-culturale per unire quella sinistra. E ancora una volta non si vogliono fare i conti con il socialismo europeo. Non esiste sinistra di governo se non entro quelle mura, sia pur con proprie specificità nazionali. E anche Mussi, che su questa base fece la sua battaglia congressuale, dovrebbe spiegarci cos'è questa sinistra senza identità di cui parla Giordano.
di EMANUELE MACALUSO da il Riformista del 1 giugno 2007
di EMANUELE MACALUSO da il Riformista del 1 giugno 2007
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