«A fronte della durissima lettera di Prodi, la Cgil dovrebbe prendere una posizione altrettanto netta e non firmare l’accordo. È tempo che il sindacato torni a giocare il proprio ruolo. Pesa troppo la minaccia che aprire un conflitto può determinare una crisi di governo. Non è affatto così, dobbiamo liberarci da questo spettro». Parla il segretario generale della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, che boccia senza riserve il protocollo su lavoro, welfare e previdenza. E definisce «ineludibile» l’aprirsi della discussione sul futuro della Cgil.
Rinaldini, al direttivo sull’accordo lei però si è astenuto.
«Ma la mia astensione non riguardava il merito. Figuriamoci, sono contrario anche alla parte sulle pensioni... È che sono stati presentati documenti contrapposti, e a fronte di questo mi sono rimesso alla consultazione dei lavoratori, a settembre. Parentesi: anche il comitato centrale della Fiom, come gli altri, voterà, sia sull’accordo che sul contratto, il 10 e 11 settembre. Nella mia dichiarazione di voto, l’altro giorno, ho anche sottolineato che da questa vicenda emerge chiaramente il problema del ruolo del sindacato, tanto più con un governo di centrosinistra».
Significa che ne è stato troppo “ostaggio”?
«Il sindacato ha due principali strumenti: la partecipazione e la mobilitazione dei lavoratori. Se abdica alle sue funzioni, tutto finisce per svolgersi solamente tra forze politiche. Io dico che il confronto sindacale viene troppo spesso subordinato al mantenimento dell’equilibrio politico. E così peraltro si corre il rischio di aprire una frattura profonda con i lavoratori».
È chiaro che in questo momento la Cgil è in difficoltà. Qual è lo scenario più plausibile?
«Il punto è che, dopo aver già incassato l’accordo sullo scalone, la Cgil ha pure dovuto subìre un atto deliberato di umiliazione da parte di Prodi: non può certo far finta di non sapere che su lavoro e straordinari le scelte del governo sono antitetiche a quelle che la Cgil ha sempre espresso. Dico: qui la scelta è di incentivare gli straordinari, come propone Sarkozy in Francia. E il precariato: con la storia del timbro può finire che uno si fa tre anni da interinale, e altri tre con contratti a termine. Gli scenari aperti sono diversi. Credo che la Cgil non dovrebbe firmare del tutto, ma penso sia possibile firmi solo una parte, il che però la lascerebbe con un accordo separato su temi così rilevanti. Molto complicato sarebbe firmare integralmente, e delegare di fatto alle forze politiche ogni possibilità di miglioramento».
In tutto questo, si parla anche di ridiscutere il modello contrattuale. L’altro giorno il responsabile Industria per la Cgil Guzzonato si è detto disponibile al confronto, e ieri è tornato in tema anche il ministro Damiano, favorevole al rinnovo triennale.
«Chiacchiere. Dichiarazioni sbagliate. Se ne discute dopo aver chiuso i contratti aperti, a partire da quello dei meccanici. Guzzonato è responsabile dell’Industria? Io considero la sua l’opinione personale di uno dei sei milioni di iscritti della Cgil».
di LAURA MATTEUCCI da l'Unità del 29 luglio 2007
Rinaldini, al direttivo sull’accordo lei però si è astenuto.
«Ma la mia astensione non riguardava il merito. Figuriamoci, sono contrario anche alla parte sulle pensioni... È che sono stati presentati documenti contrapposti, e a fronte di questo mi sono rimesso alla consultazione dei lavoratori, a settembre. Parentesi: anche il comitato centrale della Fiom, come gli altri, voterà, sia sull’accordo che sul contratto, il 10 e 11 settembre. Nella mia dichiarazione di voto, l’altro giorno, ho anche sottolineato che da questa vicenda emerge chiaramente il problema del ruolo del sindacato, tanto più con un governo di centrosinistra».
Significa che ne è stato troppo “ostaggio”?
«Il sindacato ha due principali strumenti: la partecipazione e la mobilitazione dei lavoratori. Se abdica alle sue funzioni, tutto finisce per svolgersi solamente tra forze politiche. Io dico che il confronto sindacale viene troppo spesso subordinato al mantenimento dell’equilibrio politico. E così peraltro si corre il rischio di aprire una frattura profonda con i lavoratori».
È chiaro che in questo momento la Cgil è in difficoltà. Qual è lo scenario più plausibile?
«Il punto è che, dopo aver già incassato l’accordo sullo scalone, la Cgil ha pure dovuto subìre un atto deliberato di umiliazione da parte di Prodi: non può certo far finta di non sapere che su lavoro e straordinari le scelte del governo sono antitetiche a quelle che la Cgil ha sempre espresso. Dico: qui la scelta è di incentivare gli straordinari, come propone Sarkozy in Francia. E il precariato: con la storia del timbro può finire che uno si fa tre anni da interinale, e altri tre con contratti a termine. Gli scenari aperti sono diversi. Credo che la Cgil non dovrebbe firmare del tutto, ma penso sia possibile firmi solo una parte, il che però la lascerebbe con un accordo separato su temi così rilevanti. Molto complicato sarebbe firmare integralmente, e delegare di fatto alle forze politiche ogni possibilità di miglioramento».
In tutto questo, si parla anche di ridiscutere il modello contrattuale. L’altro giorno il responsabile Industria per la Cgil Guzzonato si è detto disponibile al confronto, e ieri è tornato in tema anche il ministro Damiano, favorevole al rinnovo triennale.
«Chiacchiere. Dichiarazioni sbagliate. Se ne discute dopo aver chiuso i contratti aperti, a partire da quello dei meccanici. Guzzonato è responsabile dell’Industria? Io considero la sua l’opinione personale di uno dei sei milioni di iscritti della Cgil».
di LAURA MATTEUCCI da l'Unità del 29 luglio 2007
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