Senatore Salvi, iniziamo dalla fine. Che ne pensa della proposta Prodi-Damiano sul welfare?
Scandalosa. Nei contenuti e per il modo in cui è stata presentata. Viene definita inemendabile una proposta che non è neppure passata dal Consiglio dei ministri.
Un'altra domanda di carattere generale: che succede a palazzo Chigi?
Il governo è diventato un monocolore del Partito democratico ed è in atto un'offensiva neocentrista, che tende a fare della sinistra il capro espiatorio politico, sociale e culturale della crisi di consenso che il governo attraversa.
Però Damiano e Prodi un merito l'hanno avuto, sono riusciti a rimettere insieme la sinistra, la "cosa rossa".
Il governo è in profonda crisi di consenso, anzitutto nel mondo del lavoro dipendente. Lo conferma la ricerca pubblicata domenica scorsa dal "Sole 24ore", può confermarlo chiunque si faccia un giro per strada. Il governo è in crisi per le politiche neocentriste che ha portato avanti e vuole addossare la responsabilità alla sinistra. Questo è il tema che abbiamo tutti di fronte oggi, che mi fa a dire che bisogna accelerare la costruzione del soggetto politico unitario della sinistra.
C'entra anche questo con il destino del governo Prodi?
Prima di tutto bisogna fare una riflessione sul rapporto con questo governo. Io non credo che le alternative siano: ripetere il '98, o alla fine votare per salvare il governo e far passare qualsiasi cosa. Io penso che debbano essere modificate, emendate le proposte sul pacchetto sociale del governo. Però dobbiamo anche guardare in faccia la realtà: questi emendamenti chi li approva in Parlamento? Non arrivo nemmeno al momento in cui il governo porrà la fiducia sulla Finanziaria, come già preannuncia Damiano. La Finanziaria comincia in Senato, noi faremo i nostri emendamenti. Poi? Secondo me la sinistra unita deve chiedere un chiarimento politico al governo.
Si potrebbe parlare di una "trattativa sindacale" tra sinistra e centro dell'Unione?
La sinistra deve ricontrattare il programma. Il programma dell'Unione viene quotidianamente stracciato. La proposta di Damiano sul lavoro è l'esatto opposto di quello che c'è scritto nel programma. In Senato i gruppi della sinistra stanno lavorando unitaraiamente, puntiamo ad ottenere risultati importanti, ma è evidente che c'è un tema politico generale al quale non ci si può sottrarre.
Di unità della sinistra se ne parla parecchio. Come la vede il senatore Salvi?
Bisogna decidere da subito che cosa fare insieme alla ripresa dei lavori. La verifica di programma, la revisione della struttura del governo. Bisogna ammettere che nella formazione del governo all'inizio c'è stata una sottovalutazione. Ho parlato di monocolore del Partito democratico perché in tutti i posti che contano ci sono esponenti del Pd.
La sinistra ha accettato - fra l'altro allora non eravamo ancora una forza autonoma - di essere marginalizzata. Questa è la condizione peggiore. Ci fosse stato un ministro del Lavoro di sinistra a colloquio con i sindacati, siamo sicuri che fino alle quattro di notte si sarebbe verificato quel che è successo? Un governo pletorico, scandaloso nella sua composizione, 102 membri - non è vero che è colpa della legge elettorale - di cui l'80% sono del Partito democratico che ha nove viceministri su dieci e la grande maggioranza dei sottosegretari. La sinistra ha accettato che il Partito democratico avesse tutte le leve di comando. Si protesta quando non viene riunita la coalizione, ma Prodi può sempre rispondere: io ho chiamato i due vicepresidenti, il ministro del Tesoro, il ministro del Lavoro...
Come si esce dal vicolo cieco del governo monocolore?
Credo che la sinistra debba porsi e porre il tema di un chiarimento politico. Anche per salvare la coalizione di centrosinistra. Se il governo si regge su due gambe - il Partito democratico e la sinistra - ci deve essere pari dignità. Invece ho l'impressione che ci sia in campo un progetto per logorare la sinistra. Lo ripeto, il problema non è: usciamo o restiamo nel governo. Il problema è ridiscutere all'interno della maggioranza, visto che al momento nessuno è in grado di individuare soluzioni di governo che facciano a meno della sinistra.
Intanto il Partito democratico va avanti a tappe forzate.
Il manifesto di Veltroni è inquietante, ma il disegno mi pare chiaro. Non escludo che nel Partito democratico ci sia chi pensa di cavalcare il referendum elettorale per poi andare a votare con quella legge. Ma anche su questo punto il piddì rivela un'arretratezza di pensiero. Singolare contemporaneità, il 3 luglio del 2007 si sono presentati alle rispettive Camere il governo francese e il nuovo governo britannico. Entrambi per dire: più potere al Parlamento. Sarkosy ha detto: introduciamo una quota proporzionale. Gordon Brown ha detto: il primo ministro deve restituire agli eletti del popolo una parte dei suoi poteri, a cominciare da quello di sciogliere il Parlamento. Perché lo fanno? Forse per bontà d'animo? Si rendono benissimo conto che in una democrazia moderna il decisionismo richiamato da Veltroni non funziona. Non funziona neppure con i tassisti. E quindi capiscono che la democrazia per decidere oggi ha bisogno di più partecipazione, di costruire consenso, di valorizzare il Parlamento. Invece qua vogliono far passare tutto a colpi di fiducia. E si progetta ancora di peggio. Il disegno mi pare chiaro: una democrazia para presidenzialista, un presidenzialismo casereccio che faccia fuori la sinistra.Naturalmente è un disegno molto miope, si illude di separare l'Udc e la Lega da Berlusconi e Fini, prepara un'altra sconfitta come già fu quella del 2001.
E la sinistra unita? Si sta muovendo?
Noi dobbiamo reagire senza scomporci. Con serietà, con attenzione, facendo le nostre proposte. Il primo anno di governo è andato malissimo. Sulle pensioni si è accumulato tutto il malcontento. Persino oltre il merito del provvedimento. Sono state viste come il condensato di tutto ciò che non va. Perchè, lo ripeto, il progetto politico di una parte della maggioranza è quello di scaricare sulla sinistra la perdita di consenso dovuta alle scelte monocolori del Partito democratico. E la sinistra è gravemente in ritardo, anche perché non affronta i nodi veri.
Cerchiamo di scioglierli, questi nodi.
C'è la questione del governo, su cui dobbiamo operare da subito insieme. C'è stato un momento in cui i quattro ministri si sono mossi all'unisono e hanno ottenuto un risultato. Ora i quattro ministri dicano che la proposta di Damiano è la proposta di Damiano e niente più, almeno finché non passa dal Consiglio dei ministri. Altro che inemendabile. Poi c'è una piattaforma da costruire. Faccio una proposta: l'"Associazione per il rinnovamento della sinistra" ha elaborato un documento. Non credo che siano le tavole della legge, ma offriamola a tutti e cinque i partiti della sinistra.
Chi oltre a Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi e Sinistra democratica?
Non ci devono essere esclusioni preventive nei confronti di nessuno, se poi qualcuno si vuole autoescludere naturalmente se ne prende atto con rispetto. Ma torniamo al documento dell' "Associazione per il rinnovamento della sinistra": è una base programmatica, ideale, nella quale ci riconosciamo, si possiamo fare cambiamenti.
Quale sarà il minimo comun denominatore di questa sinistra?
Voglio affrontare in particolare due temi politici. Il primo: qual è il giudizio sul Partito democratico? Non è irrilevante. Spesso sento parlare di sinistra riformista e sinistra alternativa. Veltroni come Segolene? Non sono d'accordo. Noi siamo usciti, non siamo entrati nel piddì perché riteniamo che sia un partito neocentrista. Discutiamone. Sono evidenti le implicazioni: se pensiamo che Veltroni sia come Segolene, lo spazio che ci rimane è quello della sinistra alternativa. E segnalo che in Francia è già stata travolta. Se invece pensiamo che il piddì sia un partito neocentrista, l'esigenza che si pone alla sinistra italiana è di altro genere. E ancora: affrontiamo la questione del socialismo europeo. Non chiedo di aderire al Pse, ma di dare un giudizio politico sulle socialdemocrazie e sul Pse. Tutto da buttare? Ragioniamo. Io ho fatto una scelta socialista e socialdemocratica nell'89. Voglio che ci sia dibattito. Mezzo secolo di storia non è servito a niente? Cos'è oggi il Pse, come è cambiato? Tutto questo è importante, così come è importante fare un partito, perchè serve un partito della sinistra italiana. Certo, al nostro interno ci sono identità culturali diverse ed è giusto che ne sia tenuto conto, ma attenzione a parlare di federazione. Perché va tutto bene, ma se fare una federazione significa assemblare i ceti politici, non avremo ottenuto un grande risultato. E se ci dobbiamo provare, proviamoci fino in fondo.
Torniamo all'inizio: la proposta Damiano-Prodi.
Segnalo una particolarità: il teso proposto da Damiano è la fotocopia del disegno di legge di Forza Italia Sacconi ed altri, presentato il 13 giugno. Perché è identico? Forse Damiano l'ha preso da Forza Italia? Semplicemente l'hanno preso tutti e due da Confindustria. Ecco il testo, puoi fare il confronto. Come è possibile andare avanti così? Peggio di Sarkosy, che almeno le trentacinque ore le ha lasciate.Parliamo dei contratti a termine. Nel programma dell'Unione c'è scritto divieto di reiterazione, ci propongono un sistema che istituzionalizza il precariato. Invece la legge che noi della sinistra abbiamo proposto sul tempo determinato è a costo zero. Non possono dir nulla Padoa Schioppa, Triche, il fondo monetario, l'Oxe, Almunia. Anzi, ci dovrebbero ringraziare. Abbiamo diminuito i costi della politica, noi chiediamo che quei fondi siano messi in Finanziaria e usati a fini sociali.
Non sarà facile accordare i toni tra i firmatari del manifesto dei "coraggiosi" promosso da Francesco Rutelli e chi ancora pensa, crede e agisce a sinistra?
E chissà dove andranno a manifestare questa volta i "coraggiosi" di Rutelli. Ci vuole un certo coraggio per dire quello che dice Draghi nei suoi interventi.
di FRIDA NACINOVICH da Liberazione del 26 luglio 2007
Scandalosa. Nei contenuti e per il modo in cui è stata presentata. Viene definita inemendabile una proposta che non è neppure passata dal Consiglio dei ministri.
Un'altra domanda di carattere generale: che succede a palazzo Chigi?
Il governo è diventato un monocolore del Partito democratico ed è in atto un'offensiva neocentrista, che tende a fare della sinistra il capro espiatorio politico, sociale e culturale della crisi di consenso che il governo attraversa.
Però Damiano e Prodi un merito l'hanno avuto, sono riusciti a rimettere insieme la sinistra, la "cosa rossa".
Il governo è in profonda crisi di consenso, anzitutto nel mondo del lavoro dipendente. Lo conferma la ricerca pubblicata domenica scorsa dal "Sole 24ore", può confermarlo chiunque si faccia un giro per strada. Il governo è in crisi per le politiche neocentriste che ha portato avanti e vuole addossare la responsabilità alla sinistra. Questo è il tema che abbiamo tutti di fronte oggi, che mi fa a dire che bisogna accelerare la costruzione del soggetto politico unitario della sinistra.
C'entra anche questo con il destino del governo Prodi?
Prima di tutto bisogna fare una riflessione sul rapporto con questo governo. Io non credo che le alternative siano: ripetere il '98, o alla fine votare per salvare il governo e far passare qualsiasi cosa. Io penso che debbano essere modificate, emendate le proposte sul pacchetto sociale del governo. Però dobbiamo anche guardare in faccia la realtà: questi emendamenti chi li approva in Parlamento? Non arrivo nemmeno al momento in cui il governo porrà la fiducia sulla Finanziaria, come già preannuncia Damiano. La Finanziaria comincia in Senato, noi faremo i nostri emendamenti. Poi? Secondo me la sinistra unita deve chiedere un chiarimento politico al governo.
Si potrebbe parlare di una "trattativa sindacale" tra sinistra e centro dell'Unione?
La sinistra deve ricontrattare il programma. Il programma dell'Unione viene quotidianamente stracciato. La proposta di Damiano sul lavoro è l'esatto opposto di quello che c'è scritto nel programma. In Senato i gruppi della sinistra stanno lavorando unitaraiamente, puntiamo ad ottenere risultati importanti, ma è evidente che c'è un tema politico generale al quale non ci si può sottrarre.
Di unità della sinistra se ne parla parecchio. Come la vede il senatore Salvi?
Bisogna decidere da subito che cosa fare insieme alla ripresa dei lavori. La verifica di programma, la revisione della struttura del governo. Bisogna ammettere che nella formazione del governo all'inizio c'è stata una sottovalutazione. Ho parlato di monocolore del Partito democratico perché in tutti i posti che contano ci sono esponenti del Pd.
La sinistra ha accettato - fra l'altro allora non eravamo ancora una forza autonoma - di essere marginalizzata. Questa è la condizione peggiore. Ci fosse stato un ministro del Lavoro di sinistra a colloquio con i sindacati, siamo sicuri che fino alle quattro di notte si sarebbe verificato quel che è successo? Un governo pletorico, scandaloso nella sua composizione, 102 membri - non è vero che è colpa della legge elettorale - di cui l'80% sono del Partito democratico che ha nove viceministri su dieci e la grande maggioranza dei sottosegretari. La sinistra ha accettato che il Partito democratico avesse tutte le leve di comando. Si protesta quando non viene riunita la coalizione, ma Prodi può sempre rispondere: io ho chiamato i due vicepresidenti, il ministro del Tesoro, il ministro del Lavoro...
Come si esce dal vicolo cieco del governo monocolore?
Credo che la sinistra debba porsi e porre il tema di un chiarimento politico. Anche per salvare la coalizione di centrosinistra. Se il governo si regge su due gambe - il Partito democratico e la sinistra - ci deve essere pari dignità. Invece ho l'impressione che ci sia in campo un progetto per logorare la sinistra. Lo ripeto, il problema non è: usciamo o restiamo nel governo. Il problema è ridiscutere all'interno della maggioranza, visto che al momento nessuno è in grado di individuare soluzioni di governo che facciano a meno della sinistra.
Intanto il Partito democratico va avanti a tappe forzate.
Il manifesto di Veltroni è inquietante, ma il disegno mi pare chiaro. Non escludo che nel Partito democratico ci sia chi pensa di cavalcare il referendum elettorale per poi andare a votare con quella legge. Ma anche su questo punto il piddì rivela un'arretratezza di pensiero. Singolare contemporaneità, il 3 luglio del 2007 si sono presentati alle rispettive Camere il governo francese e il nuovo governo britannico. Entrambi per dire: più potere al Parlamento. Sarkosy ha detto: introduciamo una quota proporzionale. Gordon Brown ha detto: il primo ministro deve restituire agli eletti del popolo una parte dei suoi poteri, a cominciare da quello di sciogliere il Parlamento. Perché lo fanno? Forse per bontà d'animo? Si rendono benissimo conto che in una democrazia moderna il decisionismo richiamato da Veltroni non funziona. Non funziona neppure con i tassisti. E quindi capiscono che la democrazia per decidere oggi ha bisogno di più partecipazione, di costruire consenso, di valorizzare il Parlamento. Invece qua vogliono far passare tutto a colpi di fiducia. E si progetta ancora di peggio. Il disegno mi pare chiaro: una democrazia para presidenzialista, un presidenzialismo casereccio che faccia fuori la sinistra.Naturalmente è un disegno molto miope, si illude di separare l'Udc e la Lega da Berlusconi e Fini, prepara un'altra sconfitta come già fu quella del 2001.
E la sinistra unita? Si sta muovendo?
Noi dobbiamo reagire senza scomporci. Con serietà, con attenzione, facendo le nostre proposte. Il primo anno di governo è andato malissimo. Sulle pensioni si è accumulato tutto il malcontento. Persino oltre il merito del provvedimento. Sono state viste come il condensato di tutto ciò che non va. Perchè, lo ripeto, il progetto politico di una parte della maggioranza è quello di scaricare sulla sinistra la perdita di consenso dovuta alle scelte monocolori del Partito democratico. E la sinistra è gravemente in ritardo, anche perché non affronta i nodi veri.
Cerchiamo di scioglierli, questi nodi.
C'è la questione del governo, su cui dobbiamo operare da subito insieme. C'è stato un momento in cui i quattro ministri si sono mossi all'unisono e hanno ottenuto un risultato. Ora i quattro ministri dicano che la proposta di Damiano è la proposta di Damiano e niente più, almeno finché non passa dal Consiglio dei ministri. Altro che inemendabile. Poi c'è una piattaforma da costruire. Faccio una proposta: l'"Associazione per il rinnovamento della sinistra" ha elaborato un documento. Non credo che siano le tavole della legge, ma offriamola a tutti e cinque i partiti della sinistra.
Chi oltre a Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi e Sinistra democratica?
Non ci devono essere esclusioni preventive nei confronti di nessuno, se poi qualcuno si vuole autoescludere naturalmente se ne prende atto con rispetto. Ma torniamo al documento dell' "Associazione per il rinnovamento della sinistra": è una base programmatica, ideale, nella quale ci riconosciamo, si possiamo fare cambiamenti.
Quale sarà il minimo comun denominatore di questa sinistra?
Voglio affrontare in particolare due temi politici. Il primo: qual è il giudizio sul Partito democratico? Non è irrilevante. Spesso sento parlare di sinistra riformista e sinistra alternativa. Veltroni come Segolene? Non sono d'accordo. Noi siamo usciti, non siamo entrati nel piddì perché riteniamo che sia un partito neocentrista. Discutiamone. Sono evidenti le implicazioni: se pensiamo che Veltroni sia come Segolene, lo spazio che ci rimane è quello della sinistra alternativa. E segnalo che in Francia è già stata travolta. Se invece pensiamo che il piddì sia un partito neocentrista, l'esigenza che si pone alla sinistra italiana è di altro genere. E ancora: affrontiamo la questione del socialismo europeo. Non chiedo di aderire al Pse, ma di dare un giudizio politico sulle socialdemocrazie e sul Pse. Tutto da buttare? Ragioniamo. Io ho fatto una scelta socialista e socialdemocratica nell'89. Voglio che ci sia dibattito. Mezzo secolo di storia non è servito a niente? Cos'è oggi il Pse, come è cambiato? Tutto questo è importante, così come è importante fare un partito, perchè serve un partito della sinistra italiana. Certo, al nostro interno ci sono identità culturali diverse ed è giusto che ne sia tenuto conto, ma attenzione a parlare di federazione. Perché va tutto bene, ma se fare una federazione significa assemblare i ceti politici, non avremo ottenuto un grande risultato. E se ci dobbiamo provare, proviamoci fino in fondo.
Torniamo all'inizio: la proposta Damiano-Prodi.
Segnalo una particolarità: il teso proposto da Damiano è la fotocopia del disegno di legge di Forza Italia Sacconi ed altri, presentato il 13 giugno. Perché è identico? Forse Damiano l'ha preso da Forza Italia? Semplicemente l'hanno preso tutti e due da Confindustria. Ecco il testo, puoi fare il confronto. Come è possibile andare avanti così? Peggio di Sarkosy, che almeno le trentacinque ore le ha lasciate.Parliamo dei contratti a termine. Nel programma dell'Unione c'è scritto divieto di reiterazione, ci propongono un sistema che istituzionalizza il precariato. Invece la legge che noi della sinistra abbiamo proposto sul tempo determinato è a costo zero. Non possono dir nulla Padoa Schioppa, Triche, il fondo monetario, l'Oxe, Almunia. Anzi, ci dovrebbero ringraziare. Abbiamo diminuito i costi della politica, noi chiediamo che quei fondi siano messi in Finanziaria e usati a fini sociali.
Non sarà facile accordare i toni tra i firmatari del manifesto dei "coraggiosi" promosso da Francesco Rutelli e chi ancora pensa, crede e agisce a sinistra?
E chissà dove andranno a manifestare questa volta i "coraggiosi" di Rutelli. Ci vuole un certo coraggio per dire quello che dice Draghi nei suoi interventi.
di FRIDA NACINOVICH da Liberazione del 26 luglio 2007
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