sabato 28 luglio 2007

Perché destra, sinistra, giornali, Tv ignorano la realtà e parlano d'altro?

Mi chiedo perché la sinistra non sollevi il problema del salario. Perché i sindacati non facciano una o più vertenze su questa questione. Perché i giornali di sinistra non organizzino campagne di denuncia per le retribuzione ormai vergognosamente basse delle lavoratrici e dei lavoratori italiani. Perché accanto a tante questioni politiche, culturali ed economiche non ci sia anche questa e su questa non dicano la loro tutti coloro - a destra e a sinistra - che non ci risparmiano la loro opinione su nulla.
I salari, gli stipendi, le pensioni oggi sono largamente insufficienti, il costo della vita è incredibilmente alto. La sinistra non dovrebbe ascoltare la società, i suoi bisogni più profondi anche quelli che non hanno la possibilità di essere espressi pubblicamente, di occupare le pagine dei giornali? Potremmo fornire dei dati che testimoniano sulle retribuzioni siamo i fanalini di coda dell'Europa. Potremmo dare altrettanti dati e numeri sui profitti che sono incredibilmente aumentati. Potremmo aggiungere quelli sull'aumento delle diseguaglianze anch'esse cresciute smisuratamente. Ma lascio tutto questo a qualche bravo sindacalista ed economista di sinistra. Loro i dati ce li hanno e li possono snocciolare con competenza in qualunque momento. Io mi limito a chiedere perché non si mette all'ordine del giorno questo problema.
A pensarci bene in Italia sulle retribuzioni c'è una rimozione che dura da oltre trent'anni. Il salario è diventata una cosa di cui non si discute, quasi fosse disdicevole e vergognoso, da quando con il referendum del 1984 è stato messo pesantemente in discussione e poi di fatto eliminato quel sistema di scala mobile che adeguava le retribuzioni al costo della vita.
Una rimozione pericolosa nella quale a sinistra se ne è aggiunta un'altra. Oggi se si parla di retribuzione e di carovita si deve constatare che il divario è spaventosamente aumentato con l'introduzione dell'euro. E allora si potrebbe cadere nella campagna demagogica della destra che attribuisce all'euro e quindi a Prodi e quindi al governo di centro sinistra l'aumento del costo della vita.
Così si preferisce tacere. Tace il virtuoso difensore della nostra moneta, il presidente dalla Banca d'Italia Mario Draghi che fra i tanti numeri che fornisce, e le tante reprimende che propina, non insiste mai molto su questo punto. Tace Confindustria e si capisce perché. La questione non interessa né il fustigatore dei costumi professor Ichino, nè l'attento Francesco Giavazzi. Ma neppure Eugenio Scalfari. Né gli innumerevoli economisti di centro sinistra sempre più abili a trovare motivazioni di sinistra a scelte di destra. Tacciono i partiti, quelli di destra perché pensano che va bene così, quelli di centro e di sinistra perché temono un'altra divisione interna. Tacciono i sindacati e davvero non se ne comprende il motivo. Tacciono i giornali. Mi piacerebbe che qualcuno facesse un calcolo. Quante volte hanno parlato negli ultimi anni delle retribuzioni? Quante inchieste sono state fatte sull'argomento? Ad occhio e croce solo quando qualche istituto di statistica ha fornito i dati sulla povertà. Poi silenzio.
Ma perché tace la sinistra che vuole rimanere sinistra? Perchè tace il sindacato? Credo che sia un errore. Credo che tra qualche tempo potrebbe anche avvenire che sia la destra a prendere in mano la questione, naturalmente a suo modo, come è avvenuto per le pensioni e come è avvenuto per il precariato. E che naturalmente costringa poi la sinistra ad una battaglia tutta in difesa, tutta di contestazione dei principi, in presenza di un'opinione pubblica già conquistata dalla ideologia dominante. Non è avvenuto questo per la trattativa sulle pensioni dove è passata l'assurda idea che gli anziani fossero contro i giovani? Non è avvenuto questo con la precarietà che è stata trasformata da moderna schiavitù ad una forma alta di libertà personale?

Qualche mese fa il presidente della Confindustria, della Fiat, della Ferrari ha detto che i lavoratori italiani sono dei fannulloni. Quella frase infelice e soprattutto la scarsa reazione che ha suscitato la dice lunga su che cosa si pensa dei salari.
Se i lavoratori italiani sono dei fannulloni pagarli da mille a mille e cinquecento euro al mese è anche troppo. Forse è arrivato il momento che i fannulloni e chi li vuole rappresentare facciano sentire la loro voce e chiedano che le retribuzioni vengano aumentate. Perché di una cosa sono sicura. Non si vincono quasi mai le battaglie sul terreno imposto dagli avversari. In quei casi si può fare solo testimonianza e si può spostare qualcosa, come la recente trattativa sulle pensioni ha dimostrato. Si vincono e si possono vincere le battaglie politiche e culturali quando si sceglie il terreno dello scontro. Allora per l'avversario diventa più difficile. Diventa più difficile per i partiti di destra il cui elettorato è largamente popolare dire che i salari vanno tenuti bassi. E' difficile per i moderati del centro sinistra definire estremista questa richiesta. Ed è difficile naturalmente, per i tecnocrati europei e per i loro sostenitori in casa nostra. In Europa i salari sono molto più alti che in Italia. E come può rispondere a questo problema un governo che consistentemente formato dalla sinistra, continua a fare scelte moderate e su altre nicchia?
Già, cosa pensa Romano Prodi dei salari dei lavoratori italiani? Ha una sua proposta? O pensa che vada bene così?


di
RITANNA ARMENI da Liberazione del 26 luglio 2007

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