martedì 17 luglio 2007

Una Costituente per la sinistra

La nascita di una forza politica unitaria della sinistra italiana è, insieme, una richiesta popolare e un’emergenza. La richiesta popolare, ampia e appassionata, come si è visto due mesi or sono nell’assemblea dell’Eur, viene dall’ansia di contare, di pesare sulle scelte che determinano le vite di milioni di persone, uomini e donne, lavoratori, giovani, studiosi, e dal desiderio di cercare collettivamente e di trovare risposte a grandi problemi materiali quanto a grandi aspirazioni di libertà, giustizia, uguaglianza. Essa esprime anche il bisogno di partecipare, di ridare respiro alla politica democratica, ed è dunque un bene prezioso, da non deludere.
Ma sul piano dell’emergenza, per usare un’espressione di Fabio Mussi, e dunque della necessaria urgenza, direi che non ci siamo. Non c’è, a mio parere, una coscienza sufficientemente lucida e sufficientemente radicata della gravissima crisi italiana, della quale la crisi della sinistra è insieme causa e conseguenza. Ed è grave che questa lucidità sembri a volte mancare proprio nei gruppi dirigenti delle attuali, piccole formazioni della sinistra.
Non parlo soltanto della continua minaccia di caduta dell’attuale governo, minaccia già implicita fin nell’inizio della legislatura a causa di un esito elettorale tutt’altro che solido, e continuamente presente ad ogni svolta del cammino, e nemmeno soltanto dell’eventuale ritorno di questa destra pericolosa al governo del paese. Parlo della possibilità stessa della sparizione della sinistra dall’orizzonte italiano, e per molti, molti anni a venire, se la sinistra non si decide, e subito, a ridarsi fondamento e, come ha scritto ormai molti mesi fa Bertinotti, massa critica.

Solo uno sguardo ristretto, abituato a una sopravvivenza marginale e difensiva, tutta stretta attorno ai propri simboli e alla propria identità, può nascondere a se stesso quanto questo pericolo sia reale, e quanto perciò debba determinare non solo i comportamenti di tutti noi, ma anche i tempi e la dimensione delle iniziative da porre in atto per sventarlo. I piccoli passi non bastano più: ci vuole il coraggio delle grandi iniziative, delle grandi innovazioni. Molto ha già in comune la sinistra, dal rifiuto della guerra come modalità di risoluzione dei conflitti e come strumento per fronteggiare il terrorismo alla lotta contro le politiche neoliberiste, all’ampia e generosa visione dei diritti individuali e dei nuovi rapporti tra donne e uomini in ogni campo della vita. E dunque, perché non si procede con slancio verso la creazione di un’unica grande forza politica, di un grande partito nuovo, capace di valorizzare idee, esperienze, storie molteplici?
Si dice: dobbiamo affrontare tante e importanti questioni sulle quali l’accordo non c’è. Giustissimo. Ma affrontiamole tutti insieme e alla luce del sole e in mezzo a quel popolo che vuole partecipare, non per compartimenti stagni: per definire quelle questioni in realtà abbiamo bisogno del contributo di tutti, non è vero che tra pochi e consanguinei, per così dire, si possono sciogliere meglio. E abbiamo bisogno di un contesto adeguato alla discussione, più ampio e più forte.
Senza paura di perdere la propria identità: questa paura è sconcertante per me, che oggi mi ritrovo a cercare la strada per una grande sinistra unita insieme a compagni con i quali lo scontro politico, in anni non così lontani, è stato feroce. Si superano, le vecchie storie, se si ha davanti a sé un progetto importante, una passione volta a riaprire il futuro, a rilanciare la speranza, soprattutto per le generazioni a venire. Ed è con passione, con intelligenza e con lungimiranza che si deve agire. I piccoli passi, gli accordi di consultazione, le confederazioni non bastano. E perfino la presentazione di liste unitarie con un solo simbolo – scelta assolutamente giusta - non può dare frutti se non è supportata da un’idea di massa per la costituzione di una forza politica vera e grande, un partito politico della sinistra unitario, plurale, popolare.
Perciò dico: non indugiamo, promuoviamo un grande appuntamento di massa per l’autunno, e che sia una Costituente. È questo che ci viene chiesto, ed è questo che urge.

di ARMANDO COSSUTTA

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