Né i modi né i tempi sono indifferenti sull'esito del processo di unità/riaggregazione a sinistra. Ho percepito la rilevanza di questi elementi nelle assemblee cui ho partecipato, da Catanzaro e Pisa a Bruxelles, da Roma a Basilea. Intervengono ex iscritti ai Ds, e altri che affermano il bisogno di una politica nella quale le loro speranze e le loro domande abbiano davvero una possibilità di incidere. Esprimono una forte spinta alla partecipazione dal basso, positiva e non minoritaria, costruttiva e non settaria.
Sento che può crearsi un'area vasta, un arcipelago fatto di singole storie e percorsi individuali, di esperienze e movimenti collettivi, di gruppi spontanei o anche organizzati, pronti a mettersi alle spalle vecchie e nuove casacche. Parlo di persone non attratte dalle liturgie dei gruppi dirigenti nazionali, ma assai impegnate localmente a sviluppare pratiche di unità e nuove relazioni con chi é fuori dai soliti giochi della politica.
Sono accomunati, come i promotori del documento messo a punto a Firenze dal gruppo di lavoro "per la sinistra dell'Unione", dai valori della pace, del lavoro, dell'equità sociale, e dal desiderio che siano finalmente protagonisti della nuova stagione della sinistra i giovani, le donne e i lavoratori.
Lo chiedono quelli che avevano lasciato la militanza politica e quelli che non si arrendono alla scomparsa dei valori e delle idee della sinistra. Si avverte l'esigenza di dar vita ad un numero più largo possibile di assemblee diffuse, una vera campagna di ascolto e coinvolgimento, l'individuazione di nuovi canali di partecipazione e consultazione, l'apertura di una fase costituente dal basso: aperta, trasparente, serena. Una pratica che abbatta steccati e stereotipie della politica, inaccettabili nella vita dei grandi partiti e risibili in quella dei partitini.
Una fase da guidare con generosità e lungimiranza, se fosse possibile con allegria, riprendendo il termine usato da Walter Veltroni al quale auguro le migliori fortune: per lui, per il Pd e per tutta l'Unione. L'estate e l'inizio dell'autunno possono essere utilizzati per sperimentare se funziona o meno l'idea che contenuti e contenitore vadano di pari passo e possano stare insieme. Anziché ratificare decisioni già prese, magari un simbolo unico tirato fuori a pochi mesi dalle elezioni, le persone devono essere chiamate a esprimersi non sul risultato finale, ma su tutti i passaggi del processo, non escludendo nessuno a priori, anzi impegnandosi al massimo per coinvolgere tutte le forze politiche interessate a questa decisione.
Alla fusione fredda tra Ds e Margherita non si può rispondere con percorsi e processi di eguale natura. Serve piuttosto intrecciare il dibattito tra i partiti con una chiamata a raccolta delle persone, delle idee e delle proposte che vengono dalle organizzazioni sindacali, dai movimenti e dall'associazionismo, dal mondo delle riviste, della cultura e delle professioni. A tutti si devono richiedere contributi e indicazioni sui temi caldi della sicurezza, dell'istruzione, del nuovo welfare, sulle differenze di genere, sull'ambiente e sulla laicità dello Stato.
I modi di questa partecipazione allargata, che conta, che sposta, che incide sugli esiti del processo in corso, che può e deve scavalcare gli equilibri già consolidati, gli unanimismi al ribasso, le convenienze d'apparato, diventano una sola cosa con la scelta delle priorità del "Programma comune della sinistra del XXI secolo". Diventano tutt'uno con il valore della scelta del governo e dell'Unione come orizzonte politico condiviso.
Valori alti e partecipazione larga sono infatti l'unica risposta possibile a quei giovani che hanno tante cose da dire e da dirci, che ci pongono tante domande attraverso canali che molto spesso ignoriamo o non facciamo abbastanza perchè arrivino fino a noi. Troppe volte i nostri calcoli e le nostre sordità non hanno aiutato né loro né noi a costruire un futuro migliore.
di GIOVANNI BERLINGUER da Liberazione del 13 luglio 2007
Sento che può crearsi un'area vasta, un arcipelago fatto di singole storie e percorsi individuali, di esperienze e movimenti collettivi, di gruppi spontanei o anche organizzati, pronti a mettersi alle spalle vecchie e nuove casacche. Parlo di persone non attratte dalle liturgie dei gruppi dirigenti nazionali, ma assai impegnate localmente a sviluppare pratiche di unità e nuove relazioni con chi é fuori dai soliti giochi della politica.
Sono accomunati, come i promotori del documento messo a punto a Firenze dal gruppo di lavoro "per la sinistra dell'Unione", dai valori della pace, del lavoro, dell'equità sociale, e dal desiderio che siano finalmente protagonisti della nuova stagione della sinistra i giovani, le donne e i lavoratori.
Lo chiedono quelli che avevano lasciato la militanza politica e quelli che non si arrendono alla scomparsa dei valori e delle idee della sinistra. Si avverte l'esigenza di dar vita ad un numero più largo possibile di assemblee diffuse, una vera campagna di ascolto e coinvolgimento, l'individuazione di nuovi canali di partecipazione e consultazione, l'apertura di una fase costituente dal basso: aperta, trasparente, serena. Una pratica che abbatta steccati e stereotipie della politica, inaccettabili nella vita dei grandi partiti e risibili in quella dei partitini.
Una fase da guidare con generosità e lungimiranza, se fosse possibile con allegria, riprendendo il termine usato da Walter Veltroni al quale auguro le migliori fortune: per lui, per il Pd e per tutta l'Unione. L'estate e l'inizio dell'autunno possono essere utilizzati per sperimentare se funziona o meno l'idea che contenuti e contenitore vadano di pari passo e possano stare insieme. Anziché ratificare decisioni già prese, magari un simbolo unico tirato fuori a pochi mesi dalle elezioni, le persone devono essere chiamate a esprimersi non sul risultato finale, ma su tutti i passaggi del processo, non escludendo nessuno a priori, anzi impegnandosi al massimo per coinvolgere tutte le forze politiche interessate a questa decisione.
Alla fusione fredda tra Ds e Margherita non si può rispondere con percorsi e processi di eguale natura. Serve piuttosto intrecciare il dibattito tra i partiti con una chiamata a raccolta delle persone, delle idee e delle proposte che vengono dalle organizzazioni sindacali, dai movimenti e dall'associazionismo, dal mondo delle riviste, della cultura e delle professioni. A tutti si devono richiedere contributi e indicazioni sui temi caldi della sicurezza, dell'istruzione, del nuovo welfare, sulle differenze di genere, sull'ambiente e sulla laicità dello Stato.
I modi di questa partecipazione allargata, che conta, che sposta, che incide sugli esiti del processo in corso, che può e deve scavalcare gli equilibri già consolidati, gli unanimismi al ribasso, le convenienze d'apparato, diventano una sola cosa con la scelta delle priorità del "Programma comune della sinistra del XXI secolo". Diventano tutt'uno con il valore della scelta del governo e dell'Unione come orizzonte politico condiviso.
Valori alti e partecipazione larga sono infatti l'unica risposta possibile a quei giovani che hanno tante cose da dire e da dirci, che ci pongono tante domande attraverso canali che molto spesso ignoriamo o non facciamo abbastanza perchè arrivino fino a noi. Troppe volte i nostri calcoli e le nostre sordità non hanno aiutato né loro né noi a costruire un futuro migliore.
di GIOVANNI BERLINGUER da Liberazione del 13 luglio 2007
Nessun commento:
Posta un commento