Forse ci sarà anche Pannella (il quale giustamente rivendica una antica vocazione e azione per il Partito democratico) alla griglia di partenza dove sono già allineati Veltroni, Bindi, Colombo e, buon ultimo, il giovane Letta in rappresentanza dei ragazzi nati attorno al fatidico 1968. Non so se altri si iscriveranno alla gara, anche se Furio Colombo, sull’Unità ci ha spiegato che non basta iscriversi per partecipare, dato che il regolamento della corsa sarebbe sostanzialmente truccato nel senso che rende difficile, quasi impossibile, partire, dato che «l’aspirante candidato dovrà schierare una squadra minima di 125 candidati: 5 per ognuno dei 25 collegi scelti tra 460 disponibili e 2.500 firme. Negli altri 435 la sua candidatura non esisterà». Insomma, un regolamento confezionato per Ds e Margherita. Questo quadro e i primi passi fatti dai candidati e dai loro sostenitori cominciano a delineare il volto vero del Pd. Il discorso di Veltroni a Torino è stato letto come un momento di chiarezza sulla linea del futuro partito. Per esempio, sarà apparso chiaro sulla giustizia a Saverio Borrelli, persona degnissima, che ha firmato la candidatura di Walter. Ma l’ex procuratore di Milano è anche l’espressione di una cultura sul tema della giustizia, anch’essa abbastanza chiara. Su questo tema il discorso di Veltroni sarà apparso ugualmente chiaro a Ottaviano Del Turco, che in più occasioni, prima, durante e dopo la sua presidenza dell’Antimafia ebbe modo di esporre posizioni del tutto diverse da quelle di Borrelli.
Il tema della giustizia e dei rapporti con la politica, come vediamo in questi giorni anche con l’iniziativa della giudice Forleo, è cruciale per la democrazia italiana. Qual è la linea non solo di Veltroni ma del Pd? A corrente alternata, secondo chi è coinvolto? Leggendo il lungo elenco dei sostenitori della candidatura di Veltroni potremmo continuare all’infinito sulla “doppiezza”. Ma qualche altro esempio è istruttivo: firmano il cattolico Romano Forleo che ha sostenuto, con tratto civile, le posizioni della Chiesa sui temi eticamente sensibili e il professore Veronesi. Il diessino Gianni Cuperlo chiede a Veltroni cosa pensa del manifesto di Rutelli sul «nuovo conio». Aspettando che risponda l’interpellato possiamo fare un’anticipazione: tra il nuovo e vecchio conio Walter sceglie il conio. E così per altre scelte essenziali.
Ma in questa confusa corsa di candidati due cose emergono con chiarezza e smentiscono i predicatori della rivoluzione politica e culturale che si sta compiendo nel Pd. Chi pensava al nuovo partito per smantellare le “oligarchie” si metta l’animo in pace, non solo perché Colombo ci ha spiegato come stanno le cose, ma perché la candidatura di Veltroni, per la persona e per come viene sostenuta, sarà letta come una vittoria del nuovo e una resistenza del vecchio. Con qualche variante: la unificazione Ds-Margherita si realizza attraverso una federazione di partiti personali che nell’insieme configurano un partito pigliatutto. Diverso rispetto alla Dc, dove c’era una destra, una sinistra e il centro doroteo. In questo caso Veltroni, Bindi e Letta, hanno sostenitori di destra, di sinistra e di centro. La competizione, quindi, non è tra idee, posizioni politico-culturali e scelte nette e diverse in contrapposizione, ma fra tre versioni dorotee dove si trova tutto e il contrario di tutto. Peccato che il vecchio Rumor non possa assistere al suo trionfo.
di EMANUELE MACALUSO da il Riformista del 24 luglio 2007
Il tema della giustizia e dei rapporti con la politica, come vediamo in questi giorni anche con l’iniziativa della giudice Forleo, è cruciale per la democrazia italiana. Qual è la linea non solo di Veltroni ma del Pd? A corrente alternata, secondo chi è coinvolto? Leggendo il lungo elenco dei sostenitori della candidatura di Veltroni potremmo continuare all’infinito sulla “doppiezza”. Ma qualche altro esempio è istruttivo: firmano il cattolico Romano Forleo che ha sostenuto, con tratto civile, le posizioni della Chiesa sui temi eticamente sensibili e il professore Veronesi. Il diessino Gianni Cuperlo chiede a Veltroni cosa pensa del manifesto di Rutelli sul «nuovo conio». Aspettando che risponda l’interpellato possiamo fare un’anticipazione: tra il nuovo e vecchio conio Walter sceglie il conio. E così per altre scelte essenziali.
Ma in questa confusa corsa di candidati due cose emergono con chiarezza e smentiscono i predicatori della rivoluzione politica e culturale che si sta compiendo nel Pd. Chi pensava al nuovo partito per smantellare le “oligarchie” si metta l’animo in pace, non solo perché Colombo ci ha spiegato come stanno le cose, ma perché la candidatura di Veltroni, per la persona e per come viene sostenuta, sarà letta come una vittoria del nuovo e una resistenza del vecchio. Con qualche variante: la unificazione Ds-Margherita si realizza attraverso una federazione di partiti personali che nell’insieme configurano un partito pigliatutto. Diverso rispetto alla Dc, dove c’era una destra, una sinistra e il centro doroteo. In questo caso Veltroni, Bindi e Letta, hanno sostenitori di destra, di sinistra e di centro. La competizione, quindi, non è tra idee, posizioni politico-culturali e scelte nette e diverse in contrapposizione, ma fra tre versioni dorotee dove si trova tutto e il contrario di tutto. Peccato che il vecchio Rumor non possa assistere al suo trionfo.
di EMANUELE MACALUSO da il Riformista del 24 luglio 2007
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