giovedì 27 settembre 2007

Famiano Crucianelli: «Con la crisi fallirebbe anche la Sinistra di governo»

«Il fallimento del governo di centrosinistra, oltre che un fallimento per il nostro Paese, rischia di cancellare l’esperienza di centrosinistra». Famiano Crucianelli, esponente della Sd e sottosegretario agli Esteri, è preoccupato. «Io sono convinto che Veltroni potrà vincere quando verrà il momento, ma sono necessarie alcune condizioni elementari. La prima è che il governo di centrosinistra abbia fatto bene, la seconda che ci sia un programma chiaro, la terza è che si conservi la coalizione di centrosinistra».

Siamo davanti ad una maggioranza in cui i partiti si stanno fondendo e frantumando...
«C’è bisogno non solo di un atto di responsabilità politica, ma anche di un nuovo compromesso politico-programmatico. Mi auguro che con il 14 ottobre, finito il passaggio delle primarie del Pd, si possa riaprire una nuova fase di solidità del centrosinistra».

Il 14 ottobre saranno passati una decina di giorni dal referendum promosso dai sindacati...
«Quello è un altro passaggio decisivo Siamo davanti a un atto di grande democrazia sindacale. Certo mi auguro che questo atto possa vedere alla fine confermato l’accordo che il sindacato ha sottoscritto perché diversamente si arriverebbe ad un problema serissimo. Ma già la scelta di chiamare milioni di lavoratori a votare è stata la prima grande risposta al clima di malessere che va sotto il titolo di antipolitica».

Sd, Verdi, Pdci e Prc hanno visioni diverse sull’accordo. Prc e Pdci saranno in piazza il 20 ottobre...
«È noto che Sd non aderisce al 20 ottobre: ritengo sia una scelta saggia. Però il problema solleva una questione più generale, ed è cosa si fa a sinistra. Perché la nascita del Pd rappresenta un grande problema. Il problema che si è posto con lo scioglimento dei Ds è l’esistenza dell’autonomia, del pensiero, della cultura di una forza di sinistra. Eccola la grande sfida. Ma perché questa sfida si possa vincere occorrono alcune condizioni...».

Quali?
«La prima è che questa sfida a sinistra sappia coniugarsi con una cultura di governo. E poi è necessario che essa non sia un’operazione burocratica, che non sia la sommatoria di organizzazioni. Ma una vera costituente aperta a chi voglia rimettere mano alla costruzione di un processo unitario. Che sappia tenere insieme una cultura riformista di governo con quelle che sono le innovazioni e le spinte provenienti dai movimenti».

Questo nuovo processo richiederebbe tempi lunghi...
«Non sono affatto d’accordo. I tempi sono dettati dalla politica, non dai bisogni fisiologici di questa o quella organizzazione. Noi siamo dentro a una grande crisi della politica. E credo che la sinistra debba porsi il problema di come dialogare con milioni di cittadini e che non possa affrontare con tempi lunghissimi quella che è una situazione politicamente esplosiva».

Eppure la divisione radicali-riformisti esiste anche in questa componente. Diliberto chiede il ritiro dall’Afghanistan.
«La ricostruzione di un forte soggetto unitario a sinistra non è un pranzo di gala. Sarà frutto di un confronto e di una lotta politica a sinistra. Ma rinviare diplomaticamente questo appuntamento è suicida. Ritengo si dovrebbe avere una grande discussione aperta dove le opzioni politiche, programmatiche, gli orientamenti strategici, siano molto chiari ed esplicitati».

di EDUARDO DI BLASI da l'Unità del 27 settembre 2007

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