Partiamo dalla legge Finanziaria: lei chiede un “salto di qualità”: che vuol dire?
“Il primo anno avevamo il dovere di risanare i conti, bisognava riportare gli indicatori alla normalità. Chi ricorda il 1992, con il Paese sull’orlo della bancarotta, sa di cosa parlo. Siamo tornati a galla: non mi aspetto che andiamo dal purgatorio al paradiso in un passo solo, ma chiedo un intervento qualitativo. È l’ora delle scelte. Sull’ultima finanziaria ci abbiamo rimesso le penne: il governo deve riconquistare la fiducia dei nostri elettori e un più saldo rapporto con l’intero Paese”.
Rutelli ha le stesse esigenza, ma una ricetta opposta: abbassare le tasse e tagliare le spese…
“Sono d’accordo:va abbassata la pressione fiscale. Ma ci sono tante vie per farlo. Se la questione fiscale viene agitata come testa di turco e poi si tagliano gli investimenti, tu riduci le tasse, ma come nel gioco dell’oca torni alla casella zero”.
In questi giorni la distanza tra le due anime dell’Unione si è allargata, anche sulla sicurezza.
“Il problema esiste, certo: i grandi poteri mafiosi si sono rafforzati. C’è un livello di violenza e di illegalità insostenibile. Ma si è passato il Rubiconde: se si mettono in una unica zuppa i mafiosi e i lavavetri diventa una campagna di facciata. Non si risponde positivamente alla paura, ma si liscia il pelo alla paura. Siamo ai sindaci che vogliono fare i poliziotti e ho apprezzato che Vetroni abbia dato lo stop. Attenzione: su questa strada si finisce rapidamente alla richiesta di pena di morte”.
Addirittura? Cofferati è un aspirante forcaiolo? Un tempo lo sceriffo era il buono, di sinistra…
“lui legge Tex Willer, ma non bisogna confondere i fumetti con la realtà. Un quotidiano ha chiesto ad Amato se la sinistra non si stia baloccando con Cesare Beccaria. E lui ha acconsentito. Invece doveva rispondere: fermi lì, Beccarla non si tocca, è un monumento della cultura occidentale. Dopo c’è Abu Ghraib, Guantanamo”.
Il pacchetto Amato sulla sicurezza è indecoroso, dice la Pdci Manuela Palermi. Condivide?
“Temperiamo il linguaggio. Il pacchetto non lo conosco, ma, ripeto, sono contro chi mette insieme lavavetri mafia. Cito Tony Blair anche io: combattere il crimine e le cause del crimine. Questo è il punto di vista della sinistra, se lo perdi sei finito. È la cosa che mi preoccupa di più: la crisi culturale della sinistra. Lo spasmodico desiderio di adattarsi al ribasso ai pregiudizi, ai luoghi comuni, alle paure”.
Per lei il Pd è di sinistra?
“Non vorrei appiccicare etichette non gradite. Vedo che da quelle parti non ci si tiene granché:la parola sinistra è incustodita, ne parla ogni tanto solo Rosy Bindi. Fassino aveva spiegato che il Pd era l’ennesima metamorfosi della sinistra, ma non così. Il Pd è molto più spostato al centro di quanto non fossero i Ds.un aggregato incerto con personalità in contesa e una cascata di cordate, alte, medie e basse. Perfino l’ipotesi di un governo di centrosinistra è messa in ombra: si parla di autosufficienza, di alleanze di nuovo conio. Ma se si pensa nuove alleanze, l’Udc non ti basta. Devi andare più in là, molto più in là”.
Prima del congresso Ds lei disse: “Il Pd guidato da Veltroni? Sarebbe bello, ma è l’isola che non c’è”. Ha cambiato idea?
“Ora l’isola c’è, ma il presepe non mi piace lo stesso. Veltroni ha salvato il progetto dal puro naufragio cui era destinato. Più vado avanti e più sono convinto della scelta fatta al congresso:ma ho salutato il suo impegno perché se il Pd fallisce lascia un buco nero, terra bruciata, non c’è né per nessuno. Resta solo la destra e un po’ di protesta intorno. Ma non mi auguro neppure che il Pd si sposti così a destra da rendere impossibile una alleanza di centrosinistra per governare l’Italia”.
E voi, che farete?
“Noi ex Ds siamo in movimento, il lievito di una operazione politica. Qualche per cento alle elezioni lo prenderemmo anche da soli. Ma non ne vale la pena:la situazione sarebbe decisamente fragile se a sinistra del Pd ci fosse l’arcipelago delle Maldive, tanti atolli, quattro piccole formazioni, frammentate, sbriciolate, in competizione tra loro. Potrebbe rappresentare l’irrilevanza della sinistra e l’impotenza del Pd. Serve un’aggregazione: ci vorrebbe un partito”.
Con quale nome?
“Sinistra italiana è un buon nome…”
Ci sono le condizioni?
“il partito unico non è maturo. Sono mature le condizioni per una sinistra unita, plurale e federale. Che lavori e cominci a presentarsi insieme alle elezioni: a partire dalle prossime amministrative di primavera, laddove possibile. Un’operazione che potrebbe raggiungere le due cifre abbondanti”.
Tra di voi c’è una grande confusione, però. Alla manifestazione di ottobre lei e Pecoraro non andate, Giordano e Di Liberto si…sembrate il Pd
“La nascita del Pd è una scossa del settimo Richter. La tappa fondamentale è la finanziaria: o c’è il colpo d’ala oppure atterriamo bruscamente. In questi giorni abbiamo deciso di condurre in modo unitari la lotta sulla finanziaria, con un documento di proposte da offrire a Prodi. Abbiamo 150 parlamentari: è utile per tutto il centrosinistra che ci sia una nostra posizione comune. Parliamo la lingua della verità: se questi partiti non hanno più l’esigenza di scavalcarsi è più facile trovare posizioni forti, più influenti. E più meditate.
Lei, però, è contrario alla manifestazione…
“non sono contrario alle manifestazioni. Ma una sinistra ambiziosa non può trascurare il fatto che i sindacati hanno promosso un’ampia consultazione sul protocollo di luglio che voteranno milioni di lavoratori. E una sinistra che sta al governo deve agire per influire sulle decisioni della maggioranza. Si può pensare a una grande iniziativa sulle nostre proposte sul lavoro precario, benissimo. Guai se volontariamente o involontariamente venisse da qui una qualche spallata al governo”.
Il remake del 98: sente aria di crisi?
“Nessuno la vuole, non è questo il punto. Ma bisogna evitare rischi collaterali indesiderati, volontari o involontari. Guai se intorno a quella manifestazione si crea il clima sbagliato. Guai se si presenta in piazza la marcia degli incazzati, come recita la cannone di Benigni: non serve e a nessuno.
Che effetto le fa ritrovarsi con Bertinotti e Cossutta a quasi vent’anni dalla fine del Pci?
“Quando Bertinotti parla di socialismo del XXI secolo vedo un tentativo di non perdere la memoria storica, ma di fare evolvere la situazione verso un pensiero nuovo”.
E il leader della Cosa rossa? Lei o Fausto?
“Mettiamo i frati in cammino, il priore si vedrà”.
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