domenica 16 settembre 2007

Qualunquismo e neo-qualunquismo

La partecipazione al 'Vaffanculo Day' organizzato da Beppe Grillo ha riacceso la discussione se vari sintomi di disaffezione e sfiducia nei confronti della classe politica rivelino la rinascita del qualunquismo. Non credo che la crociata ormai decennale di Grillo contro tutti possa essere definita qualunquismo, perché caso mai si tratterebbe di una sorta di neo-savonarolismo laico. Il problema è quello della gente che partecipa con lui, e persino di quelli che lo vanno a sentire per puro divertimento, perché se si divertono è perché viene sollecitato pur sempre qualche loro rancore profondo. D'altra parte le 150 mila copie (sino a luglio, che poi se va bene diventano 300 mila lettori) di 'La casta' di Stella e Rizzo non sono noccioline: tutti quei lettori che si interessano a come vengono spesi e sprecati i soldi pubblici, non sono gente che vuole soltanto divertirsi. È gente che cerca materia alla propria indignazione o almeno alla propria insoddisfazione nei confronti della classe politica e degli amministratori degli enti pubblici.

Ma si tratta di 'qualunquismo'? Il qualunquismo storico (lo racconto ai giovanissimi) nasce quando nel dicembre 1944 (nella Roma già liberata, ma mentre i fascisti dominano ancora l'Italia del nord), Guglielmo Giannini fonda un giornale, 'L'uomo qualunque', che già nel 1945 raggiunge le 850 mila copie di tiratura (tantissimo per quei tempi) sino a che nel 1946 dà origine al movimento omonimo che manderà ben 30 deputati alla Costituente. Che poi il movimento da un lato venga strumentalizzato dalla Democrazia cristiana e infine si smembri andando a ingrossare le file del partito monarchico e del neonato Movimento sociale, ci dice soltanto che il suo richiamo catalizzava i malumori dei vecchi fascisti epurati e di chi, uscito frastornato da vent'anni di dittatura, non riusciva a capire né la dialettica tra partiti diversi, né la retorica post-resistenziale che chiamava tutti a un pronunciamento ideologico. Era insomma il movimento dei 'vaffanculo' dell'epoca, ma per ragioni del tutto diverse da quelli odierni.

Infatti quel movimento rappresentava una reazione allo choc di una vita democratica ancora ignota, mentre questo rappresenta una disaffezione verso una vita democratica a tutti nota e (pareva) accettata. Quello era una malattia infantile della democrazia italiana, e infatti non ha avuto un successo veramente significativo perché gli si opponevano i grandi partiti di massa (Democrazia cristiana, Partiti comunista e socialista) che suscitavano l'entusiasmo e l'impegno dei cittadini. Invece il neo-qualunquismo non rappresenta il rifiuto a priori di una dialettica democratica (che i settatori dell'Uomo Qualunque rifiutavano prima ancora di averla conosciuta). Esso rappresenta la sindrome di delusione nei confronti della classe politica da parte di chi in quella dialettica ci credeva. Il primo riguardava una minoranza di 'malati' che non potevano inquinare il corpo sociale più di tanto, il secondo rappresenta o annuncia una malattia (incipiente) del corpo sociale nella sua totalità.

Non posso (e non so) analizzare tutti i motivi di questa disaffezione, ma vorrei dire quello che ho letto sui quotidiani o visto al telegiornale nelle ultime settimane, quando siamo stati avvisati ogni giorno che il governo intendeva diminuire le tasse. Ora un governo che dice a più riprese che diminuirà (al futuro) le tasse, certamente non le ha diminuite, e pazienza, perché potrebbe (come in parte ha fatto) spiegare perché ancora non può farlo. Ma ripetere ogni giorno che le tasse saranno diminuite induce in chi legge o ascolta due (e solo due) interpretazioni possibili: una, che il governo 'non' ha diminuito le tasse (altrimenti non userebbe il futuro), due, che ha aumentato le tasse, e proprio per questo si affanna a ripetere che poi le diminuirà.

Perché un governo scelga questo modo di comunicare ai suoi elettori, mi rimane dolorosamente oscuro, ma ammetto che la colpa non sia del governo bensì dei mass media che (anche quelli di sinistra) esageravano questi annunci letali per le sorti del governo, pur di vendere qualche copia in più. Dal canto proprio l'opposizione berlusconiana, a cui si può rimproverare tutto meno che di avere un senso preciso di come vendere frigoriferi in Groenlandia, è stata presente in ogni telegiornale concludendo ogni suo intervento con "e intanto il governo ha aumentato le tasse". Il che era falso, ma si sa che il falso vende meglio del vero.

Naturalmente se all'opposizione, che ripeteva che le tasse sono aumentate, le fonti governative avessero risposto che non è vero, forse la gente avrebbe capito che si opponevano due tesi, e avrebbe cercato di ragionare con la propria testa. Ma le fonti governative erano troppo occupate a parlare della diminuzione futura. Naturalmente non tutti i cittadini sono degli sciocchi e capiscono benissimo quello che ho appena detto. Ma è proprio questo, sentirsi avvolti da una rete di bugie e di goffaggini, che fa diventare se non qualunquisti storici almeno neo-qualunquisti.

di UMBERTO ECO da L'Espresso del 14 settembre 2007

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