domenica 9 settembre 2007

L'opinione pubblica democratica è fortemente preoccupata per la ripresa delle politiche di riarmo

L'opinione pubblica democratica é fortemente preoccupata per l'inaudita ripresa delle politiche di riarmo. Dopo tanta retorica contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa assistiamo, quasi impotenti, a una vera e propria nuova corsa al riarmo.
Questa grave e colpevole attesa dello stesso movimento pacifista deve essere interrotta. Di qui l'importanza della manifestazione indetta a Vicenza da tutti i deputati europei della "costituente della sinistra" e dai movimenti e dalle associazioni locali impegnati nella lotta contro l'ampliamento della base americana.

Gli obiettivi della manifestazione sono chiari:
1) un impegno per la diminuzione delle spese militari nella finanziaria in Italia e negli altri paesi europei; 2) continuazione dell'impegno contro l'allargamento della base militare di Vicenza; 3) reazione decisa contro ogni forma di riarmo, a partire dallo scudo antimissilistico statunitense e alla sua installazione in Europa.

Il rafforzamento delle strutture militari in Europa e la costruzione dello scudo spaziale nella repubblica Ceca sono fatti gravissimi che per le modalità antidemocratiche con cui vengono realizzati e per la loro natura minacciosa, conducono ad alimentare l'insicurezza internazionale.
Non solo: ci troviamo dinnanzi al rafforzamento della strategia globale degli Stati Uniti in Europa; una strategia che colpisce alle radici la sovranità europea attraverso una lenta erosione delle pratiche decisionali democratiche.

I deputati europei della sinistra non possono non rilevare con forte preoccupazione che, dinnanzi al rilancio della corsa agli armamenti, i principali dirigenti dell'Unione europea, non si sono pronunciati con la necessaria prontezza, intervenendo attivamente contro una così pericolosa strategia di divisione dell' Europa stessa.
Tanto più che, come del resto é avvenuto nel caso della base militare di Vicenza, il 70% della popolazione ceca si é opposta all'installazione di un radar antimissile sul proprio territorio.
Non possiamo non guardare con inquietudine e fastidio la tendenza smaccata dell'amministrazione Bush a calpestare il diritto internazionale e la sovranità dei paesi europei, nel nome di una nuova corsa agli armamenti a livello mondiale, guidata dalla folle strategia della "guerra preventiva".

Ma al di là di queste considerazioni elementari, occorre che la sinistra metta in campo una condotta chiara sul tema generale del disarmo.
Non é più tollerabile da parte del pacifismo nelle sue diverse sfumature l' abbandono della battaglia per il disarmo generale. Mi spiego meglio.
Come é noto, siamo quasi tutti d'accordo che é necessario un rinnovato impegno contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Ma dobbiamo abbandonare ogni forma di ipocrisia a tal proposito, cominciando a dire con maggiore chiarezza che tale lotta deve assumere una portata più ampia.
Non basta, infatti, impedire la proliferazione ma si deve riprendere la battaglia per il disarmo generale. Una vera democrazia planetaria non si realizza fin quando alcune nazioni possono dominare il mondo perché hanno il potere di distruggerlo più volte.
I paesi del "club atomico" (in particolare Inghilterra e Francia) avranno la forza e il diritto morale di interdire la proliferazione degli altri - anche attraverso un rafforzamento dell'efficacia del "Trattato sulla non proliferazione" (TNP) - se incominceranno essi stessi a mettere all'ordine del giorno la messa al bando di tutte le armi di distruzione di massa.
Purtroppo, come abbiamo visto, non é questa la strada che si sta percorrendo.
Si assiste alla sempre più smaccata ipocrisia per cui molti paesi occidentali utilizzano il TNP come espediente per impedire agli aspiranti alla membership nucleare di accedervi. Manifestando una forte contraddizione.
Come possono le potenze atomiche chiedere alle altre di non armarsi nel momento in cui esse stesse sono impegnate in rischiosi e costosi piani di riarmo?

La politica di sicurezza dell'Unione europea si fonda sulla creazione di un'area di pace, entro la quale sono interdette azioni militari da parte dei paesi membri. Come si spiegano allora le riservatissime negoziazioni condotte dagli Stati Uniti con la Repubblica Ceca e la Polonia per l'installazione di uno scudo antimissilistico?
Oltre a ciò la discussione in campo internazionale riguarda l'effettività della minaccia, la necessità stessa di tale sistema e le alternative possibili al sistema antimissile.
Le ripercussioni che l'istallazione di tale difesa possono creare in territorio europeo richiedeva che Polonia e Repubblica Ceca si consultassero con gli altri stati membri invece di procedere bilateralmente, visto che il bilateralismo non é compatibile con lo spirito e la lettera della sicurezza collettiva. Senza poi sottovalutare il problema della Russia, che teme che lo scudo sia precursore di un sistema militare più vasto.
Ma il vero problema resta un altro. Da una prospettiva europea é importante salvaguardare l'equilibrio tra controllo delle armi, difesa e deterrenza.
La necessità di arginare le minacce del terrorismo internazionale non devono far ignorare i rischi della proliferazione della tecnologia missilistica e delle armi di distruzione di massa. Se la minaccia non é attuale, l'unica ratio di un sistema di difesa é la deterrenza. Ma la logica della deterrenza l'abbiamo ampiamente conosciuta e sperimentata durante la Guerra Fredda. E´ una logica che produce inesorabilmente delle contromisure, innescando una paurosa corsa agli armamenti.

Per questo nella manifestazione di Vicenza ricorderemo ai nostri governanti e a tutti i governi europei, che nel documento europeo "Un'Europa sicura in un mondo migliore, Strategia Europea di Sicurezza" si dichiara che la risposta ad ogni minaccia richiede una pluralità di strumenti, che vanno dai negoziati al rispetto del Codice di condotta contro la proliferazione dei missili balistici.
Per questo diremo alto e forte: no alla proliferazione, ma sì a una iniziativa europea che si muova nella direzione del disarmo generale.

di ACHILLE OCCHETTO da Liberazione del 8 settembre 2007

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