lunedì 3 settembre 2007

Federazione a sinistra, lavori in corso

Non è facile prevedere le tappe dell’unificazione (ma sarebbe meglio dire piuttosto federazione) delle forze politiche e sociali che da qualche mese discutono animatamente per dare una risposta costruttiva al partito democratico, percepito come la nuova forza politica che dovrebbe organizzare la coalizione di centro-sinistra per le prossime elezioni amministrative e per quelle politiche ed europee previste nel periodo che va dall’anno prossimo al 2011.
Alcuni obbiettivi minimi sono stati raggiunti a livello parlamentare: 150 deputati e senatori, dell’una e dell’altra Camera presentano insieme interrogazioni e mozioni e votano quasi sempre allo stesso modo ma si tratta di un fatto positivo che scaturisce quasi automaticamente in certi settori come verifica di convinzioni maturate in questo ultimo periodo soprattutto rispetto all’opposizione del centro-destra ma anche di fronte a numerose scelte del governo attuale.
Ma non ci si può fermare a questo. Gli italiani da questo progetto di federazione aspettano due risultati di grande importanza.
Il primo è il superamento di quella frammentazione a sinistra che ha provocato, negli ultimi quindici anni, disastri notevoli sia sul piano del governo (vedi la caduta del primo Prodi) sia su quello politico con lotte intestine e a volte settarie tra forze che pure dicevano di richiamarsi agli stessi obbiettivi?
Il secondo è quello di rinnovare una cultura comune e una classe politica nuova in grado di competere in maniera vittoriosa con quella berlusconiana sconfitta, seppure di poco, alle ultime elezioni ma ancora forte e presente nella società politica come in quella civile che detiene ruoli importanti negli apparati delle comunicazioni, in quelli dello Stato e degli enti locali, nelle aziende private come in quelle pubbliche.
Uno degli aspetti più visibili di questa presenza è la battaglia che l’antipolitica sostiene in ogni sede contro il Parlamento e le istituzioni e che mette insieme a volte forze provenienti da destra e da sinistra giacchè l’obbiettivo non è tanto quello di andare alle elezioni per riproporre l’ascesa dell’uomo forte (che sia Berlusconi o il presidente della Confindustria) quanto quello di distruggere ogni fiducia nello Stato di diritto e nel protagonismo dei cittadini-elettori a vantaggio di poteri che non sono sottoposti al vaglio elettorale ma che occupano ruoli decisivi nella società italiana in via di perpetua trasformazione economica e culturale.
Una battaglia tra l’altro cui si accompagna il grande potere mediatico del Vaticano che conduce contro lo Stato laico e democratico un attacco assai duro all’interno del sogno impossibile di un ritorno teocratico. È singolare che, dopo il concilio Vaticano II e vari pontefici attenti a non scontrarsi con la società civile, Benedetto XVI si rifaccia ormai, al di là della lettera, allo spirito di crociate cattoliche tradizionaliste che hanno il sapore della Chiesa di Pio XII che era impegnata nella crociata anticomunista negli anni quaranta e cinquanta.
Di fronte agli attacchi che provengono da varie parti, sarà la sinistra federata, assai più che il costituendo partito democratico, in grado di opporre a questo pericoloso ritorno all’indietro una cultura laica e moderna che utilizzi gli errori e i ritardi del ventesimo secolo, quello dei fascismi come dello stalinismo, e disegni una democrazia sociale avanzata che sia adeguata alle sfide tecnologiche del secolo nuovo.
Si tratta di un’innovazione necessaria che superi e riassorba in sé la migliore tradizione del movimento operaio e contadino del secolo scorso sia rispetto ai contenuti di libertà, di solidarietà e di eguaglianza propri di quel movimento sia rispetto al rapporto oggi deteriorato tra i rappresentanti e i rappresentati nel mondo della sinistra.
Chiamamola questione morale o coerenza tra parole o azioni o ancora in maniera diversa, ma dobbiamo renderci conto che la battaglia per superare la crisi attuale non può essere lasciata ai conservatori o ai mediatori di centro ma deve essere assunta dalla sinistra come prioritaria. Se si vuole difendere fino in fondo la democrazia repubblicana in questa difficile crisi della transizione infinita che sta vivendo la Repubblica.
Il rischio di sottovalutare le fibrillazioni degli ultimi mesi può portare altrimenti alla vittoria delle forze e delle istanze più arretrate presenti nell’una come nell’altra coalizione e riportare il Paese alla debolezza storica mai superata del tutto di una tradizione democratica moderna.

di NICOLA TRANFAGLIA da l'Unità del 2 settembre 2007

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