Il sindaco diessino di Trento, Alberto Pacher, è sempre stato tra i più caldi sostenitori del Partito democratico e non ha perso l'entusiasmo. Anzi, ora che il progetto sta entrando nella fase costituente a livello nazionale chiede che anche in Trentino Ds e Margherita, insieme al leader, Lorenzo Dellai, si diano una mossa per dare corpo «entro la fine dell'estate» a quel soggetto con caratteristiche territoriali con cui poi confrontarsi in ottobre a Roma.
Sindaco Pacher, come sta nascendo il Pd a Roma e a Trento?
Sta nascendo male. Dobbiamo riconoscere che non è entusiasmante il modo in cui è partito a livello nazionale, però almeno è partito e penso che riuscirà a raddrizzare le cose strada facendo. L'importante era partire.
In Trentino invece non si è ancora partiti, cosa succederà?
Qui, anche sta nascendo male. Tutti gli interlocutori o quasi sono convinti che è bene che dalle nostre parti il Partito democratico abbia una connotazione che in qualche modo rispecchi una peculiarità locale. E penso che alla fine sarà così dappertutto. Il problema è che qui non si è ancora fatto nulla. Si va avanti a dichiarazioni e a interviste che rimandano ad altre interviste.
La colpa di questo ritardo di chi è? Della Margherita, dei Ds o di Lorenzo Dellai?
Io penso che tutti dobbiamo provare a mettere le carte in tavola. Mi aspetto che nelle prossime settimane si possa riuscire a fare partire questo qualcosa che sia diverso, così il 14 ottobre quando ci sarà la costituente noi possiamo arrivare dicendo: guardate che da noi stiamo facendo questo, un parente stretto del Partito democratico nazionale.
Quindi lei come il senatore Tonini vorrebbe da Dellai che prendesse un'iniziativa concreta?
Certo che condivido l'analisi di Tonini. Noi non possiamo limitarci - e non mi riferisco solo all'intervista di Dellai - ad annunciare una diversità. Se diversità deve essere e penso che possa esserlo bisogna realizzarla, deve diventare arricchimento di un processo nazionale. Sono convinto per altro che perché un nuovo partito rimetta in moto un po' di entusiasmo e riesca a coinvolgere i giovani è inevitabile che sia legato a dinamiche nazionali e internazionale. Perché se ci aspettiamo che dei giovani si appassionino alle Comunità di valle o allo statuto di autonomia mi sa che andiamo poco lontano. Non è che sono temi che muovono passioni travolgenti e se ci fosse un giovane che si fa travolgere dalle Comunità di valle sarei preoccupato per lui. E allora cosa serve? In questo contenitore ideale, il Partito democratico autonomista, dobbiamo trovare spazio per parlare dei cambiamenti climatici, della pace, della lotta alla povertà nel mondo, perché i giovani si spendono soprattutto su questi temi, e per questo dobbiamo essere agganciati a un treno nazionale.
Lei pensa come Gianni Kessler che il Partito democratico possa fare a meno di Lorenzo Dellai?
Dellai è il leader del centrosinistra in Trentino e io penso che se si chiarisce cosa mettere nel nuovo partito il problema non si porrà. Premesso che un progetto politico può fare a meno di chiunque, va detto però che Dellai è quello che ma messo in piedi il centrosinistra trentino quindi sono convinto che in questo contenitore che dovrà essere pronto entro la fine dell'estate ci sarà.
Il deputato verde, Marco Boato, ieri ha attaccato Dellai perché non coinvolge i partiti della coalizione nella ricerca di una soluzione a una realtà politica che non lo soddisfa. Condivide?
Io capisco lo smarrimento di qualche forza politica, non solo dei Verdi, per le esternazioni di Dellai, perché lui dice delle cose ma non fa il passo successivo. Mi auguravo che con la chiusura delle piste da sci fosse finita la stagione del Cermis ( il riferimento a all'intervista di Dellai a febbraio, Ndr. ) e si potesse andare oltre. Noi non possiamo dire solo no, dobbiamo dire un invece. È questo che manca ancora. Un «invece» possiamo costruirlo insieme.
Dellai però ha detto che in Trentino il Partito democratico non basta, perché non ha la forza per rappresentare la maggioranza dei trentini e la coalizione rischia grosso, serve dell'altro. È d'accordo?
Sono d'accordo. Quando Dellai ha detto che si deve affiancare altro alle elezioni del 2008 non mi sembrava una brutta idea. Quando ci sono state le elezioni a Roma, Veltroni aveva un tale ventaglio di liste che lo sostenevano che mancava la lista «fascisti per Veltroni» e c'erano tutti. Insomma, è normale cercare di coinvolgere un'area più vasta. Lui e parte della Margherita dicono che nelle valli il Pd non ha consenso a sufficienza, io dico costruiamo qualcosa d'altro a fianco in questa fase di transizione, che permetta di confermare la valenza del progetto, e poi ce la giochiamo con il tempo.
di L. P. da l'Adige del 28/05/07
Sindaco Pacher, come sta nascendo il Pd a Roma e a Trento?
Sta nascendo male. Dobbiamo riconoscere che non è entusiasmante il modo in cui è partito a livello nazionale, però almeno è partito e penso che riuscirà a raddrizzare le cose strada facendo. L'importante era partire.
In Trentino invece non si è ancora partiti, cosa succederà?
Qui, anche sta nascendo male. Tutti gli interlocutori o quasi sono convinti che è bene che dalle nostre parti il Partito democratico abbia una connotazione che in qualche modo rispecchi una peculiarità locale. E penso che alla fine sarà così dappertutto. Il problema è che qui non si è ancora fatto nulla. Si va avanti a dichiarazioni e a interviste che rimandano ad altre interviste.
La colpa di questo ritardo di chi è? Della Margherita, dei Ds o di Lorenzo Dellai?
Io penso che tutti dobbiamo provare a mettere le carte in tavola. Mi aspetto che nelle prossime settimane si possa riuscire a fare partire questo qualcosa che sia diverso, così il 14 ottobre quando ci sarà la costituente noi possiamo arrivare dicendo: guardate che da noi stiamo facendo questo, un parente stretto del Partito democratico nazionale.
Quindi lei come il senatore Tonini vorrebbe da Dellai che prendesse un'iniziativa concreta?
Certo che condivido l'analisi di Tonini. Noi non possiamo limitarci - e non mi riferisco solo all'intervista di Dellai - ad annunciare una diversità. Se diversità deve essere e penso che possa esserlo bisogna realizzarla, deve diventare arricchimento di un processo nazionale. Sono convinto per altro che perché un nuovo partito rimetta in moto un po' di entusiasmo e riesca a coinvolgere i giovani è inevitabile che sia legato a dinamiche nazionali e internazionale. Perché se ci aspettiamo che dei giovani si appassionino alle Comunità di valle o allo statuto di autonomia mi sa che andiamo poco lontano. Non è che sono temi che muovono passioni travolgenti e se ci fosse un giovane che si fa travolgere dalle Comunità di valle sarei preoccupato per lui. E allora cosa serve? In questo contenitore ideale, il Partito democratico autonomista, dobbiamo trovare spazio per parlare dei cambiamenti climatici, della pace, della lotta alla povertà nel mondo, perché i giovani si spendono soprattutto su questi temi, e per questo dobbiamo essere agganciati a un treno nazionale.
Lei pensa come Gianni Kessler che il Partito democratico possa fare a meno di Lorenzo Dellai?
Dellai è il leader del centrosinistra in Trentino e io penso che se si chiarisce cosa mettere nel nuovo partito il problema non si porrà. Premesso che un progetto politico può fare a meno di chiunque, va detto però che Dellai è quello che ma messo in piedi il centrosinistra trentino quindi sono convinto che in questo contenitore che dovrà essere pronto entro la fine dell'estate ci sarà.
Il deputato verde, Marco Boato, ieri ha attaccato Dellai perché non coinvolge i partiti della coalizione nella ricerca di una soluzione a una realtà politica che non lo soddisfa. Condivide?
Io capisco lo smarrimento di qualche forza politica, non solo dei Verdi, per le esternazioni di Dellai, perché lui dice delle cose ma non fa il passo successivo. Mi auguravo che con la chiusura delle piste da sci fosse finita la stagione del Cermis ( il riferimento a all'intervista di Dellai a febbraio, Ndr. ) e si potesse andare oltre. Noi non possiamo dire solo no, dobbiamo dire un invece. È questo che manca ancora. Un «invece» possiamo costruirlo insieme.
Dellai però ha detto che in Trentino il Partito democratico non basta, perché non ha la forza per rappresentare la maggioranza dei trentini e la coalizione rischia grosso, serve dell'altro. È d'accordo?
Sono d'accordo. Quando Dellai ha detto che si deve affiancare altro alle elezioni del 2008 non mi sembrava una brutta idea. Quando ci sono state le elezioni a Roma, Veltroni aveva un tale ventaglio di liste che lo sostenevano che mancava la lista «fascisti per Veltroni» e c'erano tutti. Insomma, è normale cercare di coinvolgere un'area più vasta. Lui e parte della Margherita dicono che nelle valli il Pd non ha consenso a sufficienza, io dico costruiamo qualcosa d'altro a fianco in questa fase di transizione, che permetta di confermare la valenza del progetto, e poi ce la giochiamo con il tempo.
di L. P. da l'Adige del 28/05/07
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