mercoledì 30 maggio 2007

Giordano: l'azione dell'esecutivo non va, è a rischio»

Onorevole Franco Giordano, senta: lei, conversando in Transatlantico, ha detto che la sconfitta dell'Unione alle amministrative non è un campanello d'allarme...
Ma un campana. Una campana che rischia di suonare a morte.

Sembra che davvero lei abbia una percezione molto grave di quanto è accaduto.
Grave? Solo grave? Sa cos'è accaduto? Un terremoto.

Con quale epicentro?

Il Lombardo-Veneto. Ma le onde del sisma si sono propagate in tutto il Paese. Poi, se posso continuare nella metafora...

Prego.
Poi è venuta giù, e questo sarebbe onesto che tutti lo ammettessero, la costruzione su cui stavano organizzando il Partito democratico.

Non è che voi di Rifondazione siate andati tanto meglio, anzi.

Lo so, lo so... Sono il segretario del partito e non mi sottraggo ai numeri. Ma, appunto, io, almeno io, avverto l'urgenza di cominciare a riorganizzarci, esattamente come si fa dopo un forte sisma.

Ha già in mente un piano?

Guardi, io dico che occorre accelerare il processo di unità di tutte le forze della sinistra.

È un progetto affascinante, ne parlate da settimane ma poi...

Invece siamo, credo, già abbastanza operativi.

Può essere più preciso, segretario?

Domani mattina ci riuniremo a Roma. Noi, i Verdi, e poi i Comunisti italiani e, naturalmente, quelli di Sinistra democratica. Una riunione per cominciare a mettere giù un po' di punti fermi sul terreno economico- sociale...

Segretario, lei usa toni...
Glielo dico io, che toni uso: da contrattacco. Io dico alle forze di sinistra: fuori dalla trincea!

Verso quali fronti?
Verso i fronti più urgenti: pensioni, salari, precarietà. La grande questione settentrionale, divenuta urgente in queste ore, è, in realtà, la questione degli operai. Che molte forze governative, però, ignorano. Per questo, a Palazzo Chigi occorre cambiare agenda, passo...

Se no?

Io non voglio usare toni minacciosi, ma è chiaro che, a questo punto, dobbiamo cominciare a far valere gli effettivi rapporti di forza che ci sono in Parlamento.

Lei vuol dire che, in alcuni passaggi parlamentari, la sinistra potrebbe non votare...

Io dico che se noi non siamo buoni per decidere, forse potremmo non essere buoni per votare.

Messaggio chiaro. Ma perché, scusi: non vi coinvolgono nelle decisioni?

Mah... quelli del Pd, ormai è il caso di dirlo chiaramente, tendono a decidere un po' troppo per conto loro.

Leggendo queste sue parole, segretario, molti elettori del centrosinistra potrebbero trovare conferma di una spiacevole sensazione...

Quale?.

Quella che spesso la coalizione di governo ha linee molto, troppo divergenti. Per esempio: dopo la sconfitta patita in Sicilia due settimane fa, il vostro capogruppo alla Camera, Gennaro Migliore, disse che la colpa era del ministro Tommaso Padoa-Schioppa...

Guardi, oggi, risultati alla mano, è evidente che il problema è complessivo e riguarda l'intera azione del governo.

Segretario, lei forse non era mai stato così critico con Romano Prodi.

Non è questione di essere critici. Ma realisti. Perché il governo o non decide, o decide in luoghi troppo frequentati da rappresentanti del Pd, oppure, più semplicemente, sbaglia i tempi.

Per esempio?

Ha chiuso la vertenza con gli statali, l'altra notte, mentre era in corso lo spoglio. Politicamente un errore più che stupido, imbarazzante. Non potevano chiudere un mese fa?.

Qualcuno, leggendo questa intervista, crederà di sentire i tamburi di guerra rifondaroli. Il governo, segretario, è a rischio?

I rischi, il governo, li corre se non si sbriga a mantenere le promesse fatte agli elettori.

di FABRIZIO RONCONE dal Corriere della Sera del 30/05/07

Nessun commento: