Il Pse ha definito un nuovo programma sociale. Esso riparte da alcuni principi che hanno delineato la cultura politica socialista nel corso del secolo scorso e prova a definire i contenuti di una politica moderna in grado di affrontare i problemi della piena e buona occupazione, della conoscenza e dell'innovazione, della parità tra uomini e donne, dell'inclusione sociale e coesione, dell'integrazione.
Un tentativo concreto di definire il socialismo del XXI secolo.
Una vera sfida per le classi dirigenti dei partiti socialisti europei al governo o all'opposizione nelle singole realtà nazionali.
Per la stesa ragione la legislazione di alcuni paesi europei ha ottenuto grandi risultati nel campo dei diritti civili.
Grande ritardo c'è invece nella capacità di innovazione delle politiche ambientali coniugate allo sviluppo. Se è vero che al solo mercato non può essere lasciato il futuro delle nostre società, ancor più vero è che al mercato non può essere lasciata la conservazione di un bene così raro ed esauribile come la qualità dell'ambiente in cui viviamo.
Al recente congresso di Fiuggi Boselli e lo SDI hanno lanciato il progetto della costituente socialista. E' una proposta giusta e coraggiosa per rispondere in modo positivo alla debolezza del progetto PD sul tema della laicità e alla sua rinuncia di far parte del PSE.
Turci e Caldarola hanno intrapreso un viaggio nella ricchezza politica e nel patrimonio umano della "diaspora" socialista.
I DS invece hanno deciso di sciogliere il Partito e di farlo confluire nell'indistinto contenitore democratico.
Una moderna forza socialista non sarebbe certo rimasta indifferente rispetto ad un risultato elettorale insoddisfacente, segno di una difficoltà, non contingente, di entrare in rapporto con il Paese reale per raccogliere più consensi e così contribuire al successo della coalizione con la quale competeva alle elezioni.
Il gruppo dirigente di un Partito socialiste europeo avrebbe messo in discussione se stesso, non l'esistenza del proprio partito.
Il 5 maggio scorso Mussi ed Angius e molti di coloro che avevano sostenuto le mozioni di minoranza al Congresso dei DS hanno fondato Sinistra Democratica per il Socialismo europeo. L'obiettivo che si è dato il nuovo movimento politico è ambizioso: raccogliere i numerosi consensi di chi non pensa che la sinistra abbia esaurito la propria funzione in Italia.
La sinistra radicale ha una rappresentanza vivace ed oggi responsabilmente coinvolta nel governo del Paese. Unire la sinistra è una preziosa suggestione, ma per farlo, senza replicare ciò che sta facendo il PD, occorre innanzitutto dare una rappresentanza politica unitaria a chi si riconosce nel PSE e quindi concentrare il confronto sulle soluzioni adeguate alle richieste di giustizia sociale che provengono dagli italiani attraverso un serio confronto.
Nessuno può pensare che una fase nuova in grado di generare una forza di governo socialista e della sinistra italiana, con un robusto insediamento elettorale ed una vera capacità di elaborazione, possa passare attraverso scorciatoie. I tempi devono essere brevi, perché il lavoro da fare è molto, ma le condizioni in cui effettuarlo non sono semplici né scontatamente propizie.
Ecco perché l'orgoglio di non voler smettere di definirci socialisti in Europa e di poterci finalmente affermare come tali in Italia è alla base della decisione che molti di noi hanno preso, stanno prendendo e prenderanno nei prossimi giorni di non aderire alla fase costituente del PD.
Sinistra Democratica per il socialismo europeo è nata anche per questa ragione.
di ALBERTO NIGRA da Il Riformista del 19 maggio 2007
Un tentativo concreto di definire il socialismo del XXI secolo.
Una vera sfida per le classi dirigenti dei partiti socialisti europei al governo o all'opposizione nelle singole realtà nazionali.
Per la stesa ragione la legislazione di alcuni paesi europei ha ottenuto grandi risultati nel campo dei diritti civili.
Grande ritardo c'è invece nella capacità di innovazione delle politiche ambientali coniugate allo sviluppo. Se è vero che al solo mercato non può essere lasciato il futuro delle nostre società, ancor più vero è che al mercato non può essere lasciata la conservazione di un bene così raro ed esauribile come la qualità dell'ambiente in cui viviamo.
Al recente congresso di Fiuggi Boselli e lo SDI hanno lanciato il progetto della costituente socialista. E' una proposta giusta e coraggiosa per rispondere in modo positivo alla debolezza del progetto PD sul tema della laicità e alla sua rinuncia di far parte del PSE.
Turci e Caldarola hanno intrapreso un viaggio nella ricchezza politica e nel patrimonio umano della "diaspora" socialista.
I DS invece hanno deciso di sciogliere il Partito e di farlo confluire nell'indistinto contenitore democratico.
Una moderna forza socialista non sarebbe certo rimasta indifferente rispetto ad un risultato elettorale insoddisfacente, segno di una difficoltà, non contingente, di entrare in rapporto con il Paese reale per raccogliere più consensi e così contribuire al successo della coalizione con la quale competeva alle elezioni.
Il gruppo dirigente di un Partito socialiste europeo avrebbe messo in discussione se stesso, non l'esistenza del proprio partito.
Il 5 maggio scorso Mussi ed Angius e molti di coloro che avevano sostenuto le mozioni di minoranza al Congresso dei DS hanno fondato Sinistra Democratica per il Socialismo europeo. L'obiettivo che si è dato il nuovo movimento politico è ambizioso: raccogliere i numerosi consensi di chi non pensa che la sinistra abbia esaurito la propria funzione in Italia.
La sinistra radicale ha una rappresentanza vivace ed oggi responsabilmente coinvolta nel governo del Paese. Unire la sinistra è una preziosa suggestione, ma per farlo, senza replicare ciò che sta facendo il PD, occorre innanzitutto dare una rappresentanza politica unitaria a chi si riconosce nel PSE e quindi concentrare il confronto sulle soluzioni adeguate alle richieste di giustizia sociale che provengono dagli italiani attraverso un serio confronto.
Nessuno può pensare che una fase nuova in grado di generare una forza di governo socialista e della sinistra italiana, con un robusto insediamento elettorale ed una vera capacità di elaborazione, possa passare attraverso scorciatoie. I tempi devono essere brevi, perché il lavoro da fare è molto, ma le condizioni in cui effettuarlo non sono semplici né scontatamente propizie.
Ecco perché l'orgoglio di non voler smettere di definirci socialisti in Europa e di poterci finalmente affermare come tali in Italia è alla base della decisione che molti di noi hanno preso, stanno prendendo e prenderanno nei prossimi giorni di non aderire alla fase costituente del PD.
Sinistra Democratica per il socialismo europeo è nata anche per questa ragione.
di ALBERTO NIGRA da Il Riformista del 19 maggio 2007
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