domenica 13 maggio 2007

Sinistra, Partito democratico e laicita

Vorrei interloquire con Emanuele Macaluso e Massimo Salvadori sul futuro della sinistra italiana. Dico subito che condivido le loro valutazioni sul carattere che ha assunto il Partito Democratico, ma anche e soprattutto, sui compiti nuovi che attendono le diverse componenti della sinistra italiana e in particolare al movimento Sinistra Democratica per il socialismo europeo.
Con la nascita del PD tutto si è rimesso in moto. E si è aperto un grande vuoto a sinistra. Ma è anche vero che la stessa stabilità del Governo e la coesione del centro sinistra possono essere messi a repentaglio da una dissennata gestione di questa fase politica.
Mi è difficile, tuttavia, non partire da oggi, dal family day. Una giornata particolare. Destinata, temo, a segnare la stessa democrazia italiana per molto tempo. E’ in atto uno scontro tra Stato e Chiesa.
Un danno per la democrazia italiana, perché si divide la società italiana. Si divide l’Italia. Mentre la si dovrebbe unire. Quella della Cei è una iniziativa inusitata, mossa in parte da una mobilitazione mai vista nella storia d’Italia dei parroci e delle parrocchie italiane, contro i Dico, una legge dello Stato e contro il Governo. Oggi l’Italia regredisce culturalmente e politicamente rispetto alle grandi democrazie occidentali, in un aberrante conformismo di molte forze politiche compreso gran parte del PD che, sta portando a forme di populismo clericale mai visto. Se ciò avviene penso ci sia anche una nostra responsabilità, delle forze democratiche di sinistra e socialiste, nell’aver rinunciato ad un battaglia ideale e culturale in difesa della laicità dello Stato.
I laici non sono “condottieri di anime” ma neanche possono essere disposti ad accettare e subire l’invasione delle nostre coscienze che sentiamo ferite nella loro sensibilità, che sappiamo violate nella loro intimità e quasi intimidite da accese minacce che ne condizionano il libero senso di se.
C’è nell’interpretazione del dogma da parte della gerarchia ecclesiastica italiana una irrazionale decadenza che rifiuta il divenire della scienza, il nutrirsi di una società che individua e che aspira a costruirsi da se e per se la propria vita, il proprio destino, secondo forme di umanità mai uguali le une alle altre e che non possono essere imposte. E’ la ridefinizione dell’idea di libertà nelle società multiculturali contemporanee.
Mi si dirà, cosa c’entra tutto questo con il futuro della sinistra italiana? C’entra molto, secondo me. Perché tutto questo, in realtà, ci richiama ai caratteri che il rinnovamento della democrazia italiana dovrebbe assumere, ci sollecita ad una riflessione sulla libertà effettiva delle persone, ci sollecita a scavare sul significato nuovo che devono assumere le parole socialismo democratico e la parola sinistra. Parliamo del destino del nostro Paese, ma anche delle persone.
Sì, torna, come ha scritto Aldo Schiavone su Repubblica, la parola socialismo. In quella forma nuova che, insieme al liberalismo più avanzato e all’ecologismo responsabile, elaborano “figure di equità” inedite perché dettate dalla universalità dei diritti civili, sociali e di cittadinanza. Ma anche da una etica dei doveri, e della responsabilità senza i quali la democrazia non sopravviverà alle domande di libertà individuali e collettive e allo stesso rapporto tra uomo e natura e che reclama una profonda riforma della politica.
Le ragioni per cui abbiamo dato vita a Sinistra Democratica per il socialismo europeo partono anche da qui e sono ambiziose nel senso che si considerano essenziali per il futuro della sinistra italiana. Non vogliamo essere né saremo un partito. Ma un movimento, qualcosa che muove e si muove. Un’azione politica, non un fatto compiuto.
La nostra collocazione nel PSE è una scelta chiara e irreversibile, e attraverso di essa vogliamo affermare anche una scelta di campo inequivocabile nella vicenda politica nazionale.
In Italia c'è bisogno di una forza socialista, democratica, laica e riformista.
In questo senso anche la proposta di aprire una costituente socialista, proposta dallo SDI di Boselli a Fiuggi, è per noi un terreno ideale di confronto politico dal quale partire con una iniziativa capace di aprire a nuove forze e in grado di offrire nuove risposte.
Anche i socialisti italiani, come tutti noi, sono chiamati alla sfida del rinnovamento.
Del resto la forza dei grandi partiti del socialismo europeo è data anche dalla loro natura pluralista, dalla centralità del progetto quale momento reale di scelta, in grado di produrre una proposta di governo in forte sintonia con la società.
Se è vero, come è vero, che il PD ha scelto una collocazione neocentrista e moderata, altrettanto vero è che lo spazio nel quale deve riorganizzarsi la sinistra italiana è molto ampio. Ma la riflessione critica da fare deve essere seria e profonda.
Non convincono quindi né scorciatoie organizzative, che rischiano di avere gli stessi limiti del PD, né le preclusioni aprioristiche e tendenti all'autosufficienza.
Insomma non si tratta solo di riorganizzare la sinistra che c'è, con l’aggiunta di Sinistra Democratica, come qualcuno ha proposto in questi giorni, ma di costruire una nuova forza in grado di moltiplicare i consensi di cui oggi dispongono le forze socialiste e democratiche.
Rivendicare e riaffermare la nostra collocazione nel campo del socialismo italiano ed europeo e promuovere processi di aggregazione ed unità delle forze che in Italia appartengono a quella tradizione e cultura politica, aprendo anche ad altre culture come quella ecologista, significa dare un contributo determinante alla riuscita del compito storico che abbiamo di fronte a noi. La sinistra nel nostro paese deve essere autonoma, caratterizzata dalla proposta programmatica, in grado di esercitare in modo forte i compiti di governo.
Il neoliberismo di questi anni è stato l'anima della globalizzazione. Si è prodotta più ricchezza. Ma anche più disuguaglianza. E si è offerta una visione del mondo che è l'opposto di qualsiasi idea di progresso. Per non parlare del diffondersi delle guerre e della fame.
L’antisolidarismo, l'egoismo sociale, l'antistatalismo sono stati i punti forti della campagna ideologica della destra anche in Italia. Anche la nostra democrazia è apparsa sempre più svuotata nelle sua funzione di rappresentanza e di garanzia delle sue istituzioni di fronte all'invadenza pervasiva dell'economia e della finanza, di fronte alla privatizzazione della politica, di fronte ad una società che non offre ripari, di fronte alla invadenza delle fedi nella sfera pubblica. Una società attraversata da mali oscuri che producono separazioni, muri, steccati. Ma il travaglio della democrazia italiana è segnato dall’antipolitica, dal populismo, dal clericalismo che diventano forme e contenuto attraverso le quali nuove corporazioni tendono ad arrestare l'evoluzione della nostra democrazia verso l'estendersi dei diritti sociali e l'affermarsi di diritti civili. E’ necessaria dunque un’analisi più precisa delle contraddizioni della società italiana. E delle forze che in essa agiscono. Dei poteri che in essa operano. E’ questo uno dei compiti che attendono i “nuovi socialisti”. Anche quello di scavare nei tratti dell’economia italiana che soffre di forme di capitalismo parassitario non basate sul normale sviluppo dell'impresa ma su forme di speculazione frequentemente sostenute da un intervento statale che non sempre promuove sviluppo e benessere. La domanda che ci siamo posti è se in questo contesto che viviamo la sinistra democratica di ispirazione socialista abbia esaurito il suo ruolo, la sua funzione. E abbiamo detto di no.
Ecco perché riaffermiamo la necessità storica della presenza in Italia di una autonoma forza democratica socialista laica riformista parte integrante del partito del socialismo europeo, che è ben distinto da altre forze di sinistra, come Rifondazione Comunista e i Comunisti Italiani, e vogliamo anche contribuire dopo decenni di divisioni e di rotture a far si che maturi in tutte le diverse componenti della sinistra italiana l'esigenza di una netta inversione di rotta offrendo alla società italiana una sinistra plurale e unitaria che nelle sue diverse componenti, nelle sue distinte peculiarità, ritrovi la sua missione di rappresentanza e di governo.
Tutto facile? Tutto semplice? No, non lo è. Non faremo lo stesso errore di quelli che hanno annunciato, facendo il partito democratico, è già tutto fatto. Credo sia giusto seguire con attenzione e interesse il rinnovamento avviato da Rifondazione.
E’ difficile chiedere a Rifondazione di entrare a far parte del PSE.
Ma non lo è da meno chiedere a me e ad altri di uscirne.
Di ciò bisogna prendere atto.
Questo significa non fare niente, stare fermi e bloccati? No, penso che l’unità della sinistra sia da perseguire ma come ha scritto Massimo Salvadori stabilendo da quale sponda la si persegue e su quali basi culturali e politiche essa possa compiersi.
Per me la risposta a questi interrogativi è molto chiara, e penso che ciò sia utile alla democrazia italiana, all’Unione, e al Governo che guida l’Italia.

di GAVINO ANGIUS da il Riformista del 12/05/07

Nessun commento: