lunedì 7 maggio 2007

Giordano: «Noi ci siamo. Ora subito l'unità d'azione»

Rifondazione c'è e ci sarà. Senza steccati, senza primogeniture, sgombrando il campo da qualsiasi impedimento, che sia di tipo organizzativo o ideologico. Franco Giordano è seduto in prima fila ad ascoltare Fabio Mussi al Palazzo dei congressi dell'Eur. Vede la sala piena, gli applausi, l'entusiasmo, persino i pugni alzati. E non ha dubbi: «Ora tempi rapidi. Questa partecipazione è una risorsa, non va sprecata. Dobbiamo dare subito risposte concrete. Cominciamo la prossima settimana. Cominciamo dai contenuti».

Mussi ieri ha ribadito che Sinistra democratica non sarà, per ora, un partito, ma un movimento, per lasciarsi così aperte tutte le strade. Che giudizio dai del suo intervento?
La piattaforma politico-culturale presentata da Fabio è largamente condivisibile. Ci sono tutte le condizioni per determinare in tempi rapidi il percorso di una riaggregazione delle forze di sinistra. Noi da tempo abbiamo avuto questa intuizione e vogliamo continuare a prospettarla. A maggior ragione dopo questa assise: il livello di partecipazione, il calore, la volontà di stare in campo, tutto ciò va preso come una risorsa. Anche per questo penso che dobbiamo trovare rapidamente dei punti fermi (il tempo in questo caso è decisivo), definire un patto di unità d'azione sulle questioni concrete che sono oggi sul tappeto. Le stesse che Mussi ha indicato. E mi pare che sulla proposta che ho avanzato nei giorni scorsi ci sia stata un'ampia disponibilità. Adesso si tratta di tradurla operativamente. Per parte nostra, proponiamo la platea del 16 e 17 giugno e la costruzione della Sinistra europea come luogo aperto al confronto e alla discussione tra tutti coloro che vogliono dare vita a questo soggetto unitario della sinistra. Che per me deve essere, insisto, pacifista e antiliberista.
Quando dici tempi rapidi, cosa intendi?
Intendo che la prossima settimana dovremmo incontrarci per trovare l'intesa sui punti di azione comune che diventino dirimenti sia nelle istituzioni che nella società. Vederci subito per definire appuntamenti e scadenze e incidere concretamente sul processo. E per spendere politicamente questo bisogno di unità della sinistra. Perché c'è questo bisogno, qui e ora. Perché c'è una partita aperta adesso; perché la Confindustria non vuole la redistribuzione sociale a favore dei lavoratori; perché con la nascita del Pd c'è una maggiore permeabilità del governo alle istanze confidustriali. Ora dobbiamo spendere politicamente questa forza, spenderla nel paese e nel parlamento, nelle istituzioni. E poi diffonderla a raggiera, farla nascere nelle realtà di base. Guai a permettere una logica solo verticistica.
Credi che i nodi ancora aperti, come l'appartenenza internazionale, possano costituire un ostacolo a questo percorso?
Se stiamo sui livelli identitari è finita. Rischiamo di percorrere le stesse contraddizioni e le stesse logiche, in sedicesimi, della costruzione del Partito democratico. Noi non possiamo fare gli stessi errori. Dobbiamo, invece, denifire l'orizzonte di critica alle forme attuali della globalizzazione capitalistica, definire l'impianto (che è pacifista e antiliberista) e immediatamente stare sull'utilità sociale del nuovo soggetto politico. Una cosa è un soggetto che viene costruito in maniera tale da essere percepito come utile alle lavoratrici e ai lavoratori in una vicenda come quella delle pensioni, o della lotta alla precarietà, o della qualità dello stato sociale. Altra cosa è parlare in chiave puramente identitaria. Noi non possiamo vincolarci e bloccarci sul terreno delle appartenenze ai diversi gruppi europei; dev'essere un confronto di culture. Poi nessuno deve negare le identità degli altri; io non nego la mia, che sto rifondando e che è quella comunista; Mussi non negherà la propria. Ma tutti insieme lavoriamo, confrontandoci sulla direttrice di marcia, per la critica di questa società e per un impianto pacifista e antiliberista. Questo è il punto: non lasciamoci imprigionare da contrapposizioni puramente organizzative o da collocazioni diverse sullo scenario europeo. Dobbiamo discutere e confrontarci, ma adesso facciamo immediatamente azione comune.
C'è chi pensa che nel momento in cui ci fosse una lista unitaria del Pd, a sinistra si dovrebbe fare lo stesso, magari alle europee del 2009.
Credo che questa sia la maniera più sbagliata per affrontare la questione. Ho visto che anche Liberazione insiste molto su questo punto. Io non sono d'accordo. Questo è il tempo delle azioni diffuse e unitarie; poi possiamo pensare ad una soggettività plurale, unitaria, della sinistra; ad una confederazione. Così, infatti, abbiamo definito la Sinistra europea. E credo che dovremmo via via provare ad allargare questo orizzonte. Il resto viene dopo. Guai a legare a scadenze elettorali una progettualità politica. Certo che abbiamo degli appuntamenti, ma li vedremo nel percorso concreto. Altrimenti riproponiamo gli stessi errorri del Pd. Insisto su questo punto, perché queste dinamiche rischiano di far ritardare il progetto.
Hai più volte citato la Sinistra europea. Alla luce di tutto ciò, quella proposta come si colloca?
L'intuizione della Sinistra europea da parte di Rifondazione è stata giustissima. Non può essere in alcun modo definita transitoria; al contrario, è strategica. E io sono certo che il 16 e il 17 giugno ci sarà un grandissimo evento con la costruzione della Se. E siccome questa tappa fondativa non è un punto di arrivo ma di partenza, penso che potremo avere la possibilità di fare di questo evento un'occasione straordinaria di confronto con tutti coloro che vogliono concretamente costruirla. Per essere chiari: io vedo un solo nodo che deve essere in qualche misura sciolto ed è il rapporto con i socialisti. Credo che il confronto con i socialisti sia decisivo, fondamentale e fecondo, soprattuto sul terreno della laicità. E credo che debba continuare una riflessione critica sul futuro della società italiana. Quello che non può essere accettato è una riedizione, in forme aggiornate, del processo di modellizzazione capitalistica che ha segnato la stagione craxiana e che mi pare essere rivendicata dal partito socialista. Per questo penso che bisogna dare una risposta immediata a tanto entusiasmo attraverso un agire concreto, un agire sociale; attraverso la definizione di alcuni obiettivi precisi.
Insomma: subito i contenuti, al contenitore pensiamo poi?
Subito i contenuti, subito l'unità d'azione. E dico di sì, rapidamente, alla proposta di continuare nella riorganizzazione unitaria della sinistra, nelle forme che sempre hanno caratterizzato la nostra iniziativa: i movimenti, la società, le forze politiche. Insomma, l'evento di oggi (ieri per chi legge, ndr) è di grande rilievo e importanza; per questo bisogna accelerare il processo.
L'assemblea si è aperta con le note di "Bella ciao" e "L'Internazionale"...
E' il richiamo all'antifascismo e al mondo del lavoro, dei lavoratori. Secondo me questo è un fatto di grande rilievo. Siamo nel solco giusto, anche dal punto di vista simoblico.

di ROMINA VELCHI da Liberazione del 06/05/07

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