Cosa deve fare la sinistra per definirsi tale?
Il bisogno di una sinistra nuova che sappia riconoscere e attivare la ricchezza e la varietà di culture e storie politiche individuali e collettive, di donne e uomini, di realtà organizzate partiti e movimenti, non nasce certo adesso ma è almeno l'eredità degli ultimi trent'anni del Novecento. Oggi però con maggiore urgenza moltissimi cittadine e cittadini sentono il bisogno di innescare un processo che, ricomponendo e rifondando l'attuale sinistra frantumata e divisa, inizi a proporre quelle risposte alle grandi questioni aperte del nostro tempo, in base alle quali si possa identificare una sinistra del ventunesimo secolo.
Quasi un anno fa - il 5 giugno 2006 con l'assemblea del Fuligno - in un gruppo di persone a Firenze, provenienti da esperienze e lotte molto diverse: nei partiti (DS, Rifondazione, Verdi, Comunisti italiani), nel sindacato, nella società civile, nei comitati per la difesa del territorio, abbiamo dato vita al percorso "X la sinistra dell'Unione". Nello sviluppo dell'attività e della coesione a sinistra, così da caratterizzare l'Unione tutta e sostenere la realizzazione del programma, vedevamo la strada giusta per sconfiggere il berlusconismo nel paese. Ci siamo impegnati su contenuti precisi, come la legge regionale sulla partecipazione, e i risultati sono stati sorprendenti: invece di constatare tristemente quello che ci divide (vecchia prassi della sinistra italiana), abbiamo trovato molti punti in comune, un rispetto reciproco, la voglia e l'entusiasmo di lavorare insieme.
Di fronte alle difficoltà del Governo nazionale dell'Unione registrate nelle ultime settimane, al profondo modificarsi del quadro politico in direzione del nascente Partito Democratico e di una nuova stagione di confronto fra le forze politiche della sinistra in una prospettiva di unità, ci sembra confermata e ancora più urgente la necessità di estendere e intensificare il lavoro comune, valorizzando la nostra attività di laboratorio territoriale sperimentale della sinistra, contribuendo in prima persona a innescare un processo di collaborazione in rete e di coordinamento orizzontale e verticale, di ricerca e di elaborazione collettiva.
Sentiamo fortemente, e cerchiamo di praticare, il bisogno di una nuova visione della politica, più vicina ai cittadini, meno auto-referenziale, animata da uno spirito di collaborazione e di servizio, rivolta ad affermare la democrazia di genere e a rendere inclusivi e non competitivi i microprocessi della vita politica, con grandi aperture ai mondi del lavoro, ai giovani, ai drammatici problemi della disuguaglianza nel mondo attuale. Siamo convinti che la sinistra abbia moltissimo da offrire, in termini sia di valori sia di pratica politica, in tutti e tre gli "spazi" della politica attuale: territoriale, nazionale e globale, senza ridurne alcuno all'altro con scelte laceranti e frustranti ma di ciascuno cogliendo potenzialità, nel percorrerne e nel trasformarne i canali di comunicazione e d'interrelazione.
Non coltiviamo illusioni di scorciatoie organizzativistiche: un processo costituente della sinistra italiana non può che partire dal pieno riconoscimento della crisi della politica e della rappresentanza e da un grande lavoro collettivo che ne "elabori il lutto" creativamente, riferendosi al molto che in questi anni è cresciuto in Italia e nel mondo sul versante della democrazia partecipata e sui contenuti di un'alternativa possibile e costruita giorno per giorno.
Un così delicato e decisivo compito non può essere determinato dai soli stati maggiori di sigle, col rischio di cedere presto al ritorno di logiche identitarie e autoconservative, ma non possiamo nemmeno illuderci che anche sul fronte della società civile tutto rimanga com'è: pensiamo a un effettivo cammino partecipativo, in cui tutti e ciascuno possano uscire diversi da come sono entrati. Molteplici sono gli attori dell'impresa: i partiti, i gruppi e le associazioni variamente organizzati nei quali si è solidificato il portato dei movimenti di questi ultimi anni, ma anche le migliaia di individui consapevoli e dissenzienti, portatori di domande sensibilità culture ed esperienze che molto avrebbero da dare, se attivamente coinvolte e mobilitate. Solo così si potrà costruire quella "massa critica" in quantità e qualità che possa davvero portare a una sinistra nuova unita e plurale.
Il bisogno di una sinistra nuova che sappia riconoscere e attivare la ricchezza e la varietà di culture e storie politiche individuali e collettive, di donne e uomini, di realtà organizzate partiti e movimenti, non nasce certo adesso ma è almeno l'eredità degli ultimi trent'anni del Novecento. Oggi però con maggiore urgenza moltissimi cittadine e cittadini sentono il bisogno di innescare un processo che, ricomponendo e rifondando l'attuale sinistra frantumata e divisa, inizi a proporre quelle risposte alle grandi questioni aperte del nostro tempo, in base alle quali si possa identificare una sinistra del ventunesimo secolo.
Quasi un anno fa - il 5 giugno 2006 con l'assemblea del Fuligno - in un gruppo di persone a Firenze, provenienti da esperienze e lotte molto diverse: nei partiti (DS, Rifondazione, Verdi, Comunisti italiani), nel sindacato, nella società civile, nei comitati per la difesa del territorio, abbiamo dato vita al percorso "X la sinistra dell'Unione". Nello sviluppo dell'attività e della coesione a sinistra, così da caratterizzare l'Unione tutta e sostenere la realizzazione del programma, vedevamo la strada giusta per sconfiggere il berlusconismo nel paese. Ci siamo impegnati su contenuti precisi, come la legge regionale sulla partecipazione, e i risultati sono stati sorprendenti: invece di constatare tristemente quello che ci divide (vecchia prassi della sinistra italiana), abbiamo trovato molti punti in comune, un rispetto reciproco, la voglia e l'entusiasmo di lavorare insieme.
Di fronte alle difficoltà del Governo nazionale dell'Unione registrate nelle ultime settimane, al profondo modificarsi del quadro politico in direzione del nascente Partito Democratico e di una nuova stagione di confronto fra le forze politiche della sinistra in una prospettiva di unità, ci sembra confermata e ancora più urgente la necessità di estendere e intensificare il lavoro comune, valorizzando la nostra attività di laboratorio territoriale sperimentale della sinistra, contribuendo in prima persona a innescare un processo di collaborazione in rete e di coordinamento orizzontale e verticale, di ricerca e di elaborazione collettiva.
Sentiamo fortemente, e cerchiamo di praticare, il bisogno di una nuova visione della politica, più vicina ai cittadini, meno auto-referenziale, animata da uno spirito di collaborazione e di servizio, rivolta ad affermare la democrazia di genere e a rendere inclusivi e non competitivi i microprocessi della vita politica, con grandi aperture ai mondi del lavoro, ai giovani, ai drammatici problemi della disuguaglianza nel mondo attuale. Siamo convinti che la sinistra abbia moltissimo da offrire, in termini sia di valori sia di pratica politica, in tutti e tre gli "spazi" della politica attuale: territoriale, nazionale e globale, senza ridurne alcuno all'altro con scelte laceranti e frustranti ma di ciascuno cogliendo potenzialità, nel percorrerne e nel trasformarne i canali di comunicazione e d'interrelazione.
Non coltiviamo illusioni di scorciatoie organizzativistiche: un processo costituente della sinistra italiana non può che partire dal pieno riconoscimento della crisi della politica e della rappresentanza e da un grande lavoro collettivo che ne "elabori il lutto" creativamente, riferendosi al molto che in questi anni è cresciuto in Italia e nel mondo sul versante della democrazia partecipata e sui contenuti di un'alternativa possibile e costruita giorno per giorno.
Un così delicato e decisivo compito non può essere determinato dai soli stati maggiori di sigle, col rischio di cedere presto al ritorno di logiche identitarie e autoconservative, ma non possiamo nemmeno illuderci che anche sul fronte della società civile tutto rimanga com'è: pensiamo a un effettivo cammino partecipativo, in cui tutti e ciascuno possano uscire diversi da come sono entrati. Molteplici sono gli attori dell'impresa: i partiti, i gruppi e le associazioni variamente organizzati nei quali si è solidificato il portato dei movimenti di questi ultimi anni, ma anche le migliaia di individui consapevoli e dissenzienti, portatori di domande sensibilità culture ed esperienze che molto avrebbero da dare, se attivamente coinvolte e mobilitate. Solo così si potrà costruire quella "massa critica" in quantità e qualità che possa davvero portare a una sinistra nuova unita e plurale.
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