I socialisti nel cantiere della Cosa rossa?
«No. Le costituenti sono due. Quella nostra, e quella della sinistra estrema. Non si può aprire un unico cantiere». Enrico Boselli, alla vigilia del parlamentino dello Sdi che oggi scioglie gli ultimi dubbi, anticipa il no alle avances di Diliberto e Bertinotti, e tende la mano a Mussi e Angius: «Hanno abbandonato la nave del Pd in nome del socialismo europeo, che è esattamente la nostra ragione sociale».
Onorevole Boselli, sta chiedendo a Mussi di scegliere, o voi o Bertinotti?
«L´avevo già detto al nostro congresso di Fiuggi: non è che si può stare tutti insieme solo in quanto anti-Partito democratico. I progetti in campo restano due».
La Cosa rossa aspira a riunificarsi in una sinistra senza aggettivi, né comunista né socialista. Non è un passo avanti?
«Intendiamoci. Guardo con grande rispetto al processo che si è aperto, Bertinotti ha avviato una riflessione seria. Ma il suo orizzonte si chiama Sinistra Europea. Il nostro è una forza politica profondamente radicata nel socialismo europeo, laica e riformista».
Però avete già indicato il nome della costituente: Psi.
«Il glorioso nome del 1893, non quello del 1993. Del grande partito nato a Reggio Emilia, non di quello di cento anni dopo. Nessuna nostalgia».
Ma a Fiuggi sono tornati anche De Michelis e Formica, oltre a Bobo Craxi.
«Finalmente abbiamo chiuso la diaspora, ed è positivo, ma il nostro cantiere sarà largo, non riguarda solo chi ha militato nel Psi e nel Psdi. Penso per esempio ad alcune personalità che hanno rotto con i Ds, come Caldarola, Turci, Macaluso. Ai laici della Margherita. Ai radicali. E al movimento di Mussi e Angius».
Che però sembrano intenzionati ad un coordinamento dei gruppi parlamentari con Prc e Pdci.
«Vedremo. Con Mussi e Angius ci siamo ritrovati sulla stessa lunghezza d´onda, che sta alla base del loro addio al Pd: senza il socialismo europeo, hanno detto, in questa operazione non ci stiamo. Ecco il punto che ci unisce, che ci fa incontrare».
Basterà la bandiera del Pse per mettere su politicamente casa insieme?
«Ci sono altri punti importanti di sintonia, come la difesa della laicità, della scuola pubblica. La prima occasione di confronto sarà per il 12 maggio prossimo, in piazza Navona, alla manifestazione che insieme ai radicali promuoviamo per ricordare la grande vittoria del divorzio nel ‘74».
Una contro-manifestazione rispetto al Family-day dei cattolici.
«Ma io spero che anche in piazza Navona vi siano molti cattolici, è una manifestazione di tutti. A San Giovanni, come ha sinceramente ammesso Pezzotta, andrà in scena invece un raduno contro un progetto di legge del governo, i Dico. Il clima della vigilia è sconcertante. Con l´attacco a Rivera, l´Osservatore romano vuole esasperare lo scontro o far censura preventiva».
Tornando ai cantieri, tanti "lavori in corso" non rischiano di far ballare il governo?
«Il rischio per il governo ha un solo nome: legge elettorale. Ds e Margherita credono di scaricare i problemi interni di concorrenza sui piccoli partiti, cancellandoli con un tratto di penna».
Si illudono?
«Lo voglio ricordare al senatore Latorre, che avverte i piccoli spiegando che "100 mila voti non possono condizionarne 10 milioni". Socialisti e radicali, al centrosinistra, hanno portato un milione di voti. Che diventano molti milioni insieme agli altri "cespugli". Li dobbiamo buttar via?».
di UMBERTO ROSSO da La Repubblica del 04-05-07
«No. Le costituenti sono due. Quella nostra, e quella della sinistra estrema. Non si può aprire un unico cantiere». Enrico Boselli, alla vigilia del parlamentino dello Sdi che oggi scioglie gli ultimi dubbi, anticipa il no alle avances di Diliberto e Bertinotti, e tende la mano a Mussi e Angius: «Hanno abbandonato la nave del Pd in nome del socialismo europeo, che è esattamente la nostra ragione sociale».
Onorevole Boselli, sta chiedendo a Mussi di scegliere, o voi o Bertinotti?
«L´avevo già detto al nostro congresso di Fiuggi: non è che si può stare tutti insieme solo in quanto anti-Partito democratico. I progetti in campo restano due».
La Cosa rossa aspira a riunificarsi in una sinistra senza aggettivi, né comunista né socialista. Non è un passo avanti?
«Intendiamoci. Guardo con grande rispetto al processo che si è aperto, Bertinotti ha avviato una riflessione seria. Ma il suo orizzonte si chiama Sinistra Europea. Il nostro è una forza politica profondamente radicata nel socialismo europeo, laica e riformista».
Però avete già indicato il nome della costituente: Psi.
«Il glorioso nome del 1893, non quello del 1993. Del grande partito nato a Reggio Emilia, non di quello di cento anni dopo. Nessuna nostalgia».
Ma a Fiuggi sono tornati anche De Michelis e Formica, oltre a Bobo Craxi.
«Finalmente abbiamo chiuso la diaspora, ed è positivo, ma il nostro cantiere sarà largo, non riguarda solo chi ha militato nel Psi e nel Psdi. Penso per esempio ad alcune personalità che hanno rotto con i Ds, come Caldarola, Turci, Macaluso. Ai laici della Margherita. Ai radicali. E al movimento di Mussi e Angius».
Che però sembrano intenzionati ad un coordinamento dei gruppi parlamentari con Prc e Pdci.
«Vedremo. Con Mussi e Angius ci siamo ritrovati sulla stessa lunghezza d´onda, che sta alla base del loro addio al Pd: senza il socialismo europeo, hanno detto, in questa operazione non ci stiamo. Ecco il punto che ci unisce, che ci fa incontrare».
Basterà la bandiera del Pse per mettere su politicamente casa insieme?
«Ci sono altri punti importanti di sintonia, come la difesa della laicità, della scuola pubblica. La prima occasione di confronto sarà per il 12 maggio prossimo, in piazza Navona, alla manifestazione che insieme ai radicali promuoviamo per ricordare la grande vittoria del divorzio nel ‘74».
Una contro-manifestazione rispetto al Family-day dei cattolici.
«Ma io spero che anche in piazza Navona vi siano molti cattolici, è una manifestazione di tutti. A San Giovanni, come ha sinceramente ammesso Pezzotta, andrà in scena invece un raduno contro un progetto di legge del governo, i Dico. Il clima della vigilia è sconcertante. Con l´attacco a Rivera, l´Osservatore romano vuole esasperare lo scontro o far censura preventiva».
Tornando ai cantieri, tanti "lavori in corso" non rischiano di far ballare il governo?
«Il rischio per il governo ha un solo nome: legge elettorale. Ds e Margherita credono di scaricare i problemi interni di concorrenza sui piccoli partiti, cancellandoli con un tratto di penna».
Si illudono?
«Lo voglio ricordare al senatore Latorre, che avverte i piccoli spiegando che "100 mila voti non possono condizionarne 10 milioni". Socialisti e radicali, al centrosinistra, hanno portato un milione di voti. Che diventano molti milioni insieme agli altri "cespugli". Li dobbiamo buttar via?».
di UMBERTO ROSSO da La Repubblica del 04-05-07
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